Senza un calzino (Tennessee Titans vs Minnesota Vikings 31-30)

Benedetti quei calzini riposti nel cassetto. Tennessee batte Minnesota per una calza appena: 30-31. Quella calza che Stephen Gostkowski ha deciso di non indossare prima della terza settimana di gioco. “Ho fatto come i battitori nel baseball. Quando restano a secco per parecchio tempo cambiano qualcosa. E io del resto mi sono allenato tutta estate senza calze”. Risultato: sei field goal su sei segnati, tre dei quali da oltre 50 yard. Statistica quest’ultima che in Nfl non si verificava dalla dodicesima settimana del 2016, quando a riuscirci fu Justin Tucker. Sei su sei per cancellare le difficoltà dell’esordio contro Denver: 1 solo field goal su 4 (quello decisivo però); e pure i due extra point falliti nelle prime due gare.

Maledetto ultimo quarto. Quando i Vikings con due drive sciagurati a dir poco, vanificano la miglior prestazione statistica della carriera di Dalvin Cook, 181 yard corse a 8,2 di media per portata e un touchdown, e la prima stratosferica prova del rookie Justin Jefferson, che riceve per 175 yard e un touchdown. Mai nella Nfl una squadra aveva avuto un running back con oltre 175 yard corse e un ricevitore con oltre 175 yard ricevute nella stessa partita. “In attacco abbiamo voluto molti giocatori veterani per poter gestire il tipo di situazioni che ci si sono presentate nel finale. Invece ho visto solo caos”. Le parole dell’head coach di Minnesota Mike Zimmer sono schiette e preoccupanti, perché che quando fosse possibile vincere la partita l’attacco sia andato nel pallone è stato evidente a tutti, ma se l’allenatore lo mette a nudo in quel modo dopo la gara significa che i nervi in casa vichinga cominciano a scoprirsi.

Dicevamo dei field goal di Gostkowski. Non c’è voluto molto per vederlo all’opera. Il primo lancio di Ryan Tannehill per Kalif Raymond vale 44 yard e gli ospiti, prima visita per loro allo Us Bank Stadium, sono già a portata di pedata. I presagi per i gialloviola non sono dei migliori, al contrario. La difesa però tiene quando il campo si restringe, nota lieta che va segnata sul taccuino perché sarà così per tutti i sessanta minuti.

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Minnesota entra ed esce, Tennessee restituisce il punt. Ma Cook nella seconda portata del drive seguente cade su CJ Ham e perde la palla. Ai Titans resta poco terreno di fronte da percorrere. Sono le condizioni migliori per i Vikes. Segnatene un altro per il kicker senza calze.

Sul finire del periodo i Vikings trovano ritmo, cominciano a coinvolgere Justin Jefferson e segnano con una galoppata di Cook da 39 yard. Primo sorpasso. I Titans non si scompongono. Macinano e macinano finché il campo si accorcia e lì spunta Harrison Smith. In end zone pizzica l’ovale lanciato un po’ corto da Tannehill. Il “macina yard” passa nelle mani dei vichinghi. 88 yard, 5 minuti e 52 di possesso. Un big play di Justin Jefferson. Alternanza godibile di lanci e corse. Touchdown di Thielen.

Il secondo periodo non ha niente a che vedere con le due settimane precedenti per la formazione di coach Zimmer. Contro Green Bay e Indianapolis ha rappresentato il collasso. Tennessee, al contrario, è ancora limitata a un field goal, cui replica Dan Bailey dopo un altro grande guadagno di Jefferson e due tentativi a vuoto sul profondo. All’intervallo è 17-9 con schiarite. Il rookie ex LSU ha già guadagnato più di 100 yard. Ai Vikings non succedeva che ci riuscisse una matricola dal giorno del Ringraziamento del 1998, quando un tale Randy Moss irruppe nei soggiorni di tutta America sgretolando con tre ricezioni i Dallas Cowboys.

Si torna in campo e il primo passaggio di Cousins è intercettato e riportato in end zone da Jonathan Joseph. Una sciocca penalità di Clowney cancella tutto. Un sack con palla strippata di Yannick Ngakoue obbliga addirittura al punt i Titans. E se invece di fermarsi a festeggiare il defensive end avesse inseguito il pallone, per la squadra allenata da Mike Vrabel la serie offensiva avrebbe potuto finire persino peggio.

Cook, riavuta la palla, corre con il vento in poppa. Non basta per sfondare, però. E il tentativo di field goal di Bailey va fuori, dopo un tira e molla di penalità con tanto di calcio bloccato annullato per evidente partenza anticipata. Errore dolorosissimo, si scoprirà poi. Anche perché mister senza calze ne piazza un altro, costruito da un lancio lungo su Jonnu Smith che coach Zimmer prova misteriosamente e inutilmente a contestare con un challenge. A differenza dei buoni risultati in red zone, quando c’è molto campo da coprire la difesa dei Vikings è vulnerabile.

I danni sembrano comunque ridotti, con tutti questi calci. Minnesota con Justin Jefferson piazza una delle zampate che ci si aspettava dal giorno del draft. La scelta numero 22 del draft 2020 stavolta non fa rimpiangere Stefon Diggs, anzi, entra ballando in end zone dopo una fuga da 71 yard. Ospiti doppiati 24-12 e una stella in rampa di lancio.

Ma gli entusiasmi dei tifosi presenti allo stadio (250 componenti dello staff vichingo con le loro famiglie) sono subito sopiti, perché la difesa gialloviola un big play a drive lo concede quasi sempre. E arrivato nei pressi della meta stavolta Derrick Henry al secondo tentativo decolla, sorvola le linee che si scontrano sulla goal line e plana in end zone. A seguire: tre e fuori di Cousins e soci. I Titans mettono la freccia. Gladney si fa uccellare da una finta di Raymond per l’ormai usuale gioco lungo. Henry bussa di nuovo. Niente conversione da due. 25-24.

Per chi non è coinvolto sentimentalmente la sfida è più che godibile e DAZN che ha scelto di proporla in Italia può ritenersi soddisfatta. Con la palla in mano e la terza frazione sul finire Minnesota si affida a Cook e Mattison. Gambe in spalle e via verso la end zone. Lì però serve un miracolo di Kyle “se non è impossibile da prendere non mi disturbo nemmeno” Rudolph. La sua ricezione sul fondo dell’area di meta è a dir poco stellare. E redime un passaggio abbondante di Cousins. Una mano. Punta dei piedi appoggiate al millimetro. La rivedremo tra le prese più belle dell’anno. Altra conversione da 2 a vuoto. 30-25 Minnesota.

Comincia l’ultimo quarto d’ora e finisce la magia dell’attacco dei Vikings. Tennessee piazza un altro field goal e accorcia. Minnesota è gambizzata da due improvvide penalità di Irv Smith e Chad Beebe, oltreché da un sack, e ridà l’ovale a Henry, Tannehill e il solito Gostkowski: altri tre punti scalzi e Vikings scalzati dal comando. Tempo ce ne sarebbe, per Cousins. Invece, dopo una penalità per violenza non necessaria subita proprio dal numero 8, i Vikings piazzano un drive da non far vedere ai bambini nelle scuole. La linea d’attacco si scioglie, Cousins non completa più. Perde persino la palla su uno snap pessimo. Il quarto tentativo e 24 finisce nelle mani dei Titans, come la vittoria.

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Vrabel intasca la terza W consecutiva pur senza brillare. La stampa di Tennessee ha pochi dubbi: in questo momento una vittoria è una vittoria. E ha ragione. Intanto mettiamo da parte il fieno, per aggiustarsi c’è tempo. Anche perché, l’abbiamo scritto e detto in ogni lingua, l’annata sarà strana fino alla fine e queste sono le prime partite che le squadre giocano dal gennaio scorso. I Vikings, dal canto loro, incartano la terza sconfitta filata. Non partivano così male dal 2013, quando si risollevarono a Londra contro gli Steelers. 

A differenza delle due uscite precedenti però, stavolta i gialloviola se la sono giocata. E non è poco. Contro i Titans si è vista la squadra che gli addetti ai lavori immaginavano a inizio anno: con una difesa tendente al colabrodo, e in questo senso confortano i miglioramenti in red zone, e un attacco che ha le potenzialità per tenere Minnesota in partita, e in questo senso sconforta lo scioglimento registrato nell’ultimo quarto. Il calendario è impietoso, però. Se con gli Houston Texans, anche loro 0-3 ma con un quarterback eccellente come Deshaun Watson, sarà da dentro o fuori, successivamente ci sono i Seattle Seahawks, gli Atlanta Falcons e di nuovo i Green Bay Packers. E ad oggi è difficile immaginare la difesa vichinga capace di fermare Russell Wilson, Matt Ryan e Aaron Rodgers. Al netto di harakiri altrui, e dai Falcons non si può mai escludere.

Anche per i Titans ora arrivano gli esami tosti: Steelers e Bills testeranno le ambizioni di Henry e compagnia. L’impressione è che serva un passo in avanti ulteriore per restare agganciati al treno delle migliori. Calze o non calze.

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