[NFL] Week 13: Turning tables (New York Giants vs Pittsburgh Steelers 14-24)

Importantissima partita ad Heinz Field. I Pittsburgh Steelers, un po’ per infortuni e un po’ per alcune partite prese sottogamba, si ritrovano infatti invischiati in una situazione di classifica tutt’altro che esaltante. La testa della AFC North è dei buoni Ravens, che nel pomeriggio avevano sotterrato Miami e le sue speranze di Post Season.

All’urgenza di vittoria degli Steelers si contrappone la verve dei New York Giants, stabili in un 8-3 figlio di molte partite vinte per il rotto della cuffia e di una difesa che alza le prestazioni al passare del tempo. Di fronte un vero e proprio test, perché gli Steelers a dicembre ad Heinz Field sono una specie di garanzia, e il loro record di molto inferiore non sta a significare un rendimento dei singoli al di sotto di quanto ipotizzato dai più prima della stagione.

New York inizia male, Pittsburgh malino. I primi drive sono caratterizzati da errori tecnici da una parte (due drop sanguinosi a down già chiuso per Jesse James e Antonio Brown) e penalità dall’altra. Gli Steelers almeno riescono a convertire un paio di down a possesso, guadagnando il campo utile a mettere Eli Manning nella sua End Zone. Su una di queste occasioni Ereck Flowers, mai benissimo quest’anno, compie l’holding del 2-0. Una safety che ritorna la palla a Pittsburgh, che da lì a poco vivrà l’unica bella giocata del primo quarto.

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La linea protegge Ben Roethlisberger che, una volta abbandonata la tasca trova Ladarius Green per un guadagno cospicuo. L’ex Chargers sta diventando una pedina importante: il suo corpo particolare, longilineo, gli consente di correre le tracce seam con velocità e la sua statura gli fa avere un bel vantaggio sui marcatori meno alti. Giocherà solo il 46% degli snap in questa gara, ma sarà il ricevitore con più yard negli Steelers, ben 110.

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Alla partita si iscrive anche Brown qualche minuto dopo, quando fa letteralmente impazzire Janoris Jenkins e gli salta in testa per l’11-0. È una Pittsburgh concentrata, totalmente conscia di dipendere solo da sé stessa e che l’avversario di giornata è arginabile.

Lo aveva capito pochi minuti prima quando il figlio minore di Archie aveva lanciato malamente, in doppia copertura, un passaggio molle in End Zone che era finito tra le mani capaci di Lawrence Timmons, immarcescibile.
Giocata decisiva quanto rappresentativa di ciò che era successo fin lì: entrambe le squadre fintano il blitz, ma non lo portano mai, anzi arretrano con i linebacker. Folle (o forse è stata brava la difesa dei gialloneri) Eli a pensare che non sarebbe successa la stessa cosa in Red Zone.

Il tempo si chiude con il field goal di Randy Bullock (che iniziò la stagione a New York per poi essere riesumato dagli Steelers) che fissa sul 14-0 un primo tempo non dominato in senso stretto ma che ha sicuramente stabilito quale delle due squadre possa sbagliare e quale assolutamente no.

Il terzo periodo vede il ritorno di una comparsa ottimamente pagata ma da cui ci si aspettava miglior coinvolgimento: Odell Beckham. Nel primo tempo riceve solo 1 pallone per 10 yard, ma in questo terzo quarto si rifà con 39 yard e altri due target mancati. Questo possesso viene identificato come il più importante, a ragione, della partita da Ben McAdoo, che dalle 3 di Pittsburgh chiama un disperato quarto tentativo. L’incompleto che ne segue sembra chiudere la contesa, ma Le’Veon Bell perde un fumble sanguinoso poco dopo.
Rashad Jennings, finalmente, segna su ricezione per dimezzare le distanze.

Ma gli Steelers di dicembre non possono, in casa, lasciarsi scappare una partita del genere.
Roethlisberger-Bell-Brown-Green: la nuova gang gestisce in esclusiva il possesso del 21-7, con il tight end protagonista con 52 yard tra cui le 20 dell’ultimo passaggio.

Jason Pierre-Paul era uscito dalla contesa poco prima per un problema, parso grave, all’inguine. Lui e Olivier Vernon giocano circa il 92% degli snap difensivi dei Giants, e nonostante l’ex Dolphins sia egregio con due sack registrati, lo spezzarsi del duo ha strascichi pesanti sulla difesa dei G-men.

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Eli lancia un altro intercetto, Big Ben lo imita senza spargimenti di sangue, un altro quarto down finisce male per New York. È la fine di una giornata di dicembre in cui gli Steelers hanno giocato un football a loro congeniale davanti al loro pubblico e i tronfi Giants, ora a 8-4, si rendono conto di quanto il loro record sia vacuo.

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Una volatilità che nelle ultime quattro (Dallas, Detroit, Washington, Philadelphia) prevede risultati tutt’altro che scontati, anzi, nessuno si stupirebbe se questi Giants si trovassero con un 9-7 da mezza classifica alla fine della stagione. Intendiamoci, la partita di Heinz Field ha richiesto un dazio davvero altissimo ai quattro o cinque errori di New York. Ma è dicembre, e se vuoi rimanere nella corsa per il Playoff non ci sono troppe scuse.

Bell, preso in giro per poco inficianti difficoltà nel trattamento del pallone, è il simbolo di questi Steelers. Insomma, quando la difesa va, Roethlisberger è in versione decisiva e si gioca in casa, è chiaro che le attenzioni di tutti siano su dei non-problemi. Per la prima volta in stagione Pittsburgh è sembrata quella macchina da football che molti consideravano in Pre Season come principale favorita in AFC.

Una piccola rivalsa, in un giorno di turning tables in Pennsylvania.
Giants da potenza a squadra ridimensionata, Steelers da disperati per una vittoria a di nuovo in controllo sotto il profilo del gioco. Come avrebbe sempre dovuto essere.

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Dario Michielini

Segue il football dagli anni 90, da quando era alle elementari. Poi ne ha scritto e parlato su molti mezzi. Non lo direste mai! "La vita è la brutta copia di una bella partita di football"

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