Analisi del XLI Italian Bowl

I Guelfi Firenze hanno battuto i Seamen Milano per 21 a 17 e si sono aggiudicati il loro primo Italian Bowl della storia. La partita disputata al Dall’Ara di Bologna non è stata spumeggiante come quella di regular season, ma non possiamo neanche definirla brutta, le due difese hanno dimostrato di aver preparato molto bene la partita studiando a fondo gli avversari.

Vi proponiamo un’analisi dell’Italian Bowl divisa per argomenti.

Lorenzo Delle Piagge
Come si può dominare una partita in difesa senza alla fine avere statistiche strabilianti. 2 tackle in tutta la partita che sono stati 2 sack, sembrano pochi o niente per essere premiato come MVP, ma il dominio che ha avuto sugli avversari è stato incredibile. Da quella parte non si passa e le occasioni nelle quali ha messo pressioni al quarterback avversario sono state molteplici.

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La redenzione della secondaria Guelfa
A fine primo tempo la safety dei Guelfi Andrea Costanzi ha detto «sapevamo di essere la miglior difesa del campionato e stasera lo stiamo dimostrando». Si può discutere su quest’affermazione in assoluto, ma è fuor di dubbio che per una sera Firenze abbia dominato il miglior attacco del campionato. Recuperati elementi chiave come Deijon Lynch e lo stesso Costanzi, Firenze ha saputo mettere la museruola al braccio di Zahradka. Certo, il contributo della pressione in linea è tutt’altro che trascurabile, ma la tanto vituperata secondaria fiorentina ha espresso il suo miglior football nel momento della verità, e tra passaggi difesi, placcaggi e intercetti ha dato un contributo vitale per il raggiungimento del primo Italian Bowl nella storia della franchigia. 

Il ritorno di kickoff di Casati
«He’s got that dog in him» si dice spesso, Cosimo Casati sembra aver preso letteralmente questa espressione sia fuori dal campo dato che all’ingresso in campo mima un cane da guardia, che sul terreno di gioco, dove ha ringhiato sugli avversari in tutte le fasi del gioco. In difesa, in attacco e soprattutto negli special team. Dopo 5 minuti e 30 secondi di drive, il primo della partita, la difesa Guelfi riesce a fermare l’attacco Seamen subendo solo tre punti. A quel punto arriva la giocata che decide la partita: Casati riceve il kickoff e parte all’attacco con una corsa che si conclude nella endzone avversaria dopo ben 96 yard. È il record ex aequo di un ritorno in una finale, che da sabato Casati condivide con Holland dei Catania Elephants. 

L’assenza di Markell Castle
Il forte ricevitore dei Seamen gioca il primo drive, esce per un problema con i legamenti della spalla e rientra nell’ultimo drive dell’incontro. La sua assenza ha pesato, anche solo per non dover costringere i Guelfi a doppie marcature o a dover “sacrificare” il loro miglior marcatore.

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Luke Zahradka tra il chiaro e lo scuro
Nel primo tempo il quarterback dei Seamen ritorna a correre come non vedevamo da anni andando a prendersi tutti gli spazi che si creavano grazie alla grande pressione di DL e LB e arretramento dei DB. La partita su passaggio non è però stata al livello al quale eravamo abituati, tanti incompleti con palloni poco precisi. 

Il capolavoro trascurato di Coach Pokorny
Si sa, la storia la scrivono i vincitori, ma sarebbe terribilmente ingiusto non dare credito al capolavoro difensivo della difesa di Milano. Nonostante il risultato finale abbia dato ragione ai Guelfi, Coach Stephan Pokorny ha avuto la meglio nel testa a testa con il maestro Art Briles. Per rendersene conto basta guardare il tabellino statistico della partita: i Guelfi hanno segnato 14 punti in attacco, (contro una media di 38 in regular season), e il loro famigerato running game ha portato solamente 3.8 yard a portata, la metà delle 7.9 accumulate in regular season nelle portate affidate a Tanner, Gerbino e Fimiani. 

Errori ininfluenti, ma errori
Sul campo si sono visti molti errori dei protagonisti, i giocatori. Ma anche molti degli arbitri. Fortunatamente non ci sono state ripercussioni sul risultato e sulla vittoria dei Guelfi. Emblematico quanto successo nel primo quarto, quando un evidente fumble di Tanner non è stato ravvisato dalla crew arbitrale che lo categorizzava con un improbabile down by contact. Poco male però: il possesso termina con l’intercetto di Piccinni per un nulla di fatto. Gli arbitri hanno comunque avuto il merito di mantenere la partita scorrevole nelle fasi più concitate.

Campo e crampi
I 35 gradi sul termometro sono per forza di cose un fattore nella pratica sportiva. Il 41° Italian Bowl non è stato un’eccezione. Nonostante l’architettura del Dall’Ara consentisse una piacevole serata a causa della sua particolare apertura strutturale per il pubblico, sul campo la storia è stata diversa.
Da una parte e dall’altra i crampi hanno costretto alcuni giocatori a saltare interi drive e ricorrere alle cure dei massaggiatori. Cure estensive, con pistole massaggianti al lavoro per diversi minuti sulle gambe affaticate degli atleti.

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Drop decisivi

Tra le chiavi della sconfitta Seamen c’è sicuramente l’imperfetta gestione del pallone. Per quanto riguarda i ricevitori di Milano, almeno tre drop insospettabili hanno seriamente compromesso le possibilità di vittoria. Non si è salvato nessuno, nemmeno Markell Castle. Nel momento in cui Zahradka lo trova nel centro del campo nel quarto parziale, l’americano non riceve su un corto slant chiamato per sfruttare il blitz dei linebacker avversari. Chiamata corretta, palla tra i numeri, nulla di fatto. In una partita così tirata disattenzioni del genere si pagano, talvolta con un trofeo.

Foto di Monica Audoglio

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Redazione

Abbiamo iniziato nel 1999 a scrivere di football americano: NFL, NCAA, campionati italiani, coppe europee, tornei continentali, interviste, foto, disegni e chi più ne ha più ne metta.

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