[NFL] Super Bowl LI: Atlanta Falcons Preview

In questa stagione gli Atlanta Falcons non erano tra le squadre indiziate a raggiungere il Super Bowl. Un coaching staff non troppo esperto, un 2015 da dimenticare e una difesa da inventare erano le principali ragioni per questa sfiducia. Come vedremo in questa preview, di quella cenerentola è rimasto poco e crescendo in tutti gli aspetti del gioco i rossoneri si ritrovano con pieno merito a giocarsi il Vince Lombardi.

Stagione

Gli Atlanta Falcons sono i campioni della NFC. Dopo essere arrivati ai Playoff dominando per larghi tratti la NFC South, hanno ottenuto in week 16 la testa di serie numero 2 della loro conference. Ai Playoff hanno battuto Seattle e Green Bay, due squadre più abituate a questi palcoscenici rispetto a loro.

Il loro è, statisticamente, il terzo attacco degli ultimi dieci anni. Questo se consideriamo i punti realizzati per possesso offensivo (3.09), categoria nella quale hanno fatto meglio solo i Patriots del 2010 (leggasi Randy Moss) e i Saints 2011 (Drew Brees scatenato). Nessuno si sarebbe aspettato di vederli al Super Bowl, un po’ per la vicinanza ai vice-campioni Panthers e un po’ perché il progetto di Dan Quinn, head coach al secondo anno, non sembrava avere solide basi.

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Dopo una prima parte di stagione vittoriosa ma fallata in difesa, nella seconda parte anche la retroguardia ha alzato il tiro, fino al Championship in cui ha costretto Aaron Rodgers a soli tre punti nel primo tempo.
Vediamo punti forti e deboli di questa formazione, che giunge a Houston da leggera sfavorita, ma più per la reputazione degli avversari che non per il proprio rendimento.

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Punti forti

Abbiamo già introdotto l’arma principale dei Falcons, cioè l’attacco.

Secondo per yard guadagnate, terzo sui lanci, quinto sulle corse. Ma ovviamente c’è molto che bolle in pentola, oltre ai numeri macroscopici che abbiamo citato.
La linea offensiva, a esempio, è la sesta della nazione. L’arrivo di Alex Mack, centro, è bastata per dare una nuova dimensione, soprattutto nel running game in cui è il migliore centro della NFL. Jake Matthews, l’astro nascente di questa linea, non è migliorato rispetto a un anno fa, ma il suo rendimento rimane alto. Anche se soffre contro un certo tipo di DT, anche Andy Levitre si è fatto rispettare, 12esimo nella lega in pass blocking.

I playmaker non bastano. Julio Jones è di gran lunga il miglior ricevitore per yard guadagnate a traccia corsa, con più di una yard di vantaggio su tutti gli altri. Ha fatto impazzire anche Richard Sherman quest’anno, quindi non teme confronto. Taylor Gabriel, arrivato come Mack dai Browns, è l’arma in più: nessuno in NFL contribuisce al rating del suo quarterback quanto il piccolo slot receiver (144.0 quando la palla è diretta a lui).

Altri numeri importanti: Atlanta ha il migliore attacco NFL per yard guadagnato dopo le prime 10 dalla linea di scrimmage. In pratica, ha il miglior attacco sui lanci profondi della lega. Ma non finisce qui: Devonta Freeman e Tevin Coleman formano una rara coppia di runningback. Entrambi possono ricevere, entrambi possono rompere placcaggi ed entrambi bloccano, qualora ce ne sia bisogno.

Tutte queste armi garantiscono una play action spaventosa. Nelle foto di seguito lo vedete in modo evidente: i Falcons giocano la play action sul 26% delle loro giocate offensive, il numero più alto nella lega. Conseguenza diretta del gioco di corsa rispettabile e della temibilità sul lungo.

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La tesi di laurea del coordinatore offensivo Kyle Shanahan è stato il Championship: in pratica tutti i riceventi hanno avuto media a ricezione superiore alle 10 yard.

Punti deboli

In attacco uno dei pochi difetti è Chris Cester, fedelissimo di Shanahan, una guardia che non è nemmeno tra le prime 50 della lega per rendimento. Lui l’anello debole; d’altra parte il fatto che i cinque giocatori della O-line abbiano giocato il 98% degli snap in stagione rassicura sulla solidità del gruppo in sé.
Austin Hooper e Levin Toilolo non sono certo Graham e Gronkowski, ma anche se dal punto di vista del puro talento il parco tight end è migliorabile, non ha un grosso impatto sul flusso di un attacco che rimane stellare.

Passiamo alla difesa. Reparto che nel progetto iniziale della dirigenza doveva essere il fiore all’occhiello (e la firma di Dan Quinn era in questo senso una garanzia) stava diventando un incubo. Nelle prime gare di campionato la copertura sui passaggi nella parte centrale del campo era fallata come poche in NFL, e anche se le prestazioni sono migliorate come vedremo nei prossimi paragrafi, alcuni difetti rimangono.

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Anzitutto il gruppo è formato in parti uguali da giovanissimi e da veterani. In linea difensiva troviamo Jonathan Babineaux, Brooks Reed e Tyson Jackson, tutti veterani, coadiuvati dal giovane Grady Jarrett (23 anni). Statisticamente i tre esperti sono tutti nella fase calante della carriera.
A iniettare dinamismo dovrebbe essere Vic Beasley, pass-rusher puro al secondo anno. Pur essendo leader per sack in NFL, Beasley non è una presenza costante nel backfield avversario. Ha l’agilità dei migliori ma manca di continuità e della varietà per adattarsi a tutti i tackle avversari.

Il corpo linebacker è completato da due rookie: De’Vondre Campbell e soprattutto il centrale Deion Jones. Si tratta di due speranze autentiche, e anche loro stanno migliorando evidentemente, ma rimangono punti di domanda anche solo perché sono alla loro 19esima partita in carriera.
Nemmeno la secondaria eccelle. Alford, Allen, Collins e Poole hanno tutti le loro lacune. Per fortuna l’inserimento graduale di Keanu Neal, rookie, ha portato una fisicità e rapidità di cui si sentiva il bisogno.

Il 25esimo posto per yard concesse a partita in regular season rappresenta bene il potenziale di questa difesa. Allo stato attuale è un reparto futuribile ma poco affidabile. Come tutte le squadre che raggiungono il Super Bowl, la difesa dei Falcons è di molto migliorata nei Playoff, ma questo non basta a definirlo un punto di forza.
Per forza di cose i difensori di Atlanta hanno poca disciplina (noni per penalità accumulate) e problemi sia sui lanci che sulle corse.
Della loro grande prospettiva non se ne faranno nulla nel Super Bowl, e per cavarsela dovranno replicare la prestazione quasi perfetta del Championship.

Coaching staff

Eravamo stati lapidari in fase di preview stagionale per i Falcons: Kyle Shanahan doveva realizzare di aver a che fare con una squadra molto più forte di qualsiasi versione dei suoi vecchi Browns. Come visto, non ha solo fatto quello, ma ha modificato al secondo anno da coordinatore l’approccio dell’attacco e reso i Falcons temibili al punto da consentire paragoni ambiziosi con formazioni passate.

Dan Quinn Falcons

Del lavoro di Shanahan ne ha giovato Dan Quinn. L’head coach, anch’egli al secondo anno e al terzo Super Bowl in quattro anni, è riuscito a far crescere i ragazzi della difesa fino a portare la squadra a Houston, pronostico che non avremmo mai osato fare.

Il suo defensive coordinator, Richard Smith, merita un plauso per la gestione dei due linebacker rookie. Ha imparato ottimamente ai Broncos, e anche lui al secondo anno in Georgia, si è ritrovato a rimediare a una situazione pessima.
Atlanta ha seguito i suoi allenatori: loro sono migliorati, lei è migliorata. Vedremo di che pasta sono veramente fatti quando i Patriots metteranno a durissima prova la compagine rossonera, anche e soprattutto da un punto di vista tattico e situazionale a partita in corso.

Quarterback

Troppo magro e inconcludente: questi i difetti di Matt Ryan in uscita da Boston College nel 2007. L’Heisman Trophy gli sfuggì quando i suoi Eagles persero tre delle ultime cinque partite di stagione regolare quell’anno, l’ultimo per lui all’università.
Da quando i Falcons lo scelsero, però, il nativo della Pennsylvania è migliorato notevolmente, soprattutto sui passaggi lunghi. La sua naturale evoluzione e maturità è arrivata al momento giusto in questo 2016, anno in cui aspira alla corona di MVP con tutto il diritto di farlo.

La stagione che per lui si concluderà a Houston lo vede annoverare record personali per touchdown, yard lanciate, rating, intercetti, percentuale di completi, oltre a rendere (con la collaborazione dei suoi ricevitori) l’attacco dei Falcons il migliore per distacco nei guadagni di più di 10 yard.

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Come detto in “Scusate il disturbo”, non sapremo mai se Matty “Ice” abbia smesso di sciogliersi nei Playoff, e non lo sapremo nemmeno se sarà lui ad alzare per primo il Vince Lombardi Trophy. Lo sapremo solo quando Shanahan sarà a San Francisco e al prodotto di Boston College non resterà che raccogliere la sua, stessa, iperbolica, eredità del 2016.
Sul fatto che sia un top ten nel ruolo non ci sono dubbi e nemmeno che il suo livello di gioco possa essere considerato “elite”.

Momento

In week 10, a Philadelphia, i Falcons hanno segnato solo 15 punti. È stata l’unica partita in cui ne hanno segnati meno di 23 in stagione. Nessuno aveva mai segnato 60 punti in due partite stagionali contro Seattle. Loro ce l’hanno fatta, ma per descrivervi il momento dei Falcons è utile passare dal lato difensivo del pallone.
È innegabile che questa difesa sparisca se confrontata con l’attacco, ma questo succede unicamente da un punto di vista statistico. Per la strada di Atlanta in questa stagione è probabilmente il contrario.

Dopo quella partita di Philadelphia contro gli Eagles, il runningback che ha guadagnato più yard contro Atlanta è stato Mark Ingram, unico a superare le 100 in quel lasso di tempo. Ai Playoff i Seahawks (migliore attacco sulle corse in NFL) sono riusciti a correre più con Russell Wilson che non con Thomas Rawls (45 yard su 11 tentativi).
Capitolo passaggi: cronicamente debole all’interno degli hashmark, la difesa è migliorata anche in quel riguardo, riuscendo a raddoppiare con la safety in tali situazioni.

Se fino a metà stagione eravamo convinti che Atlanta si sarebbe sciolta non riuscendo a supportare con la propria difesa un attacco stellare, come detto più volte all’interno di “Scusate il disturbo”, ora non ne siamo più così sicuri. Il Super Bowl servirà a sciogliere questo nodo, e stabilire se la crescita dei giovani difensori di Dan Quinn sarà sufficiente per fermare la settima carica di Tom Brady al Vince Lombardi Trophy.

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Dario Michielini

Segue il football dagli anni 90, da quando era alle elementari. Poi ne ha scritto e parlato su molti mezzi. Non lo direste mai! "La vita è la brutta copia di una bella partita di football"

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