Fields straordinario, ma a Chicago passano i 49ers (San Francisco 49ers vs Chicago Bears 33-22)

Ricordate Bobby Douglass?

No? Poco male, perchè non ce lo ricordavamo nemmeno noi.

Domenica 4 novembre 1973, Lambeau Field, 2 PM.

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I Green Bay Packers di Dan Devine e i Chicago Bears di Abe Gibron si affrontano in Week 8. Le due rivali non sono esattamente nel loro periodo migliore e la partita termina con la vittoria dei Bears per 31-17: Bobby Douglass era il quarterback titolare dei Bears di quegli anni e nella sfida di Green Bay segnò 4 rushing touchdown e corse per 100 yard. Tre marcature avvennero da 1 yard, la quarta dalle 2 yard. Il QB dei Bears riuscì anche a prendere una corsa da 42 yard spaccando il campo in due.

Douglass era noto per la sua mobilità, considerata eccezionale al tempo. Difatti, nella stagione precedente, quella del 1972, Douglass stabilì il record NFL di yard su corsa in una singola stagione per un quarterback con 968. Record che sarebbe rimasto intatto per 34 anni e superato quando la stagione NFL si era ormai allungata a 16 partite (quella del 1972 ne aveva solo 14).

Dal novembre ’73 al 31 ottobre 2021 ci passano quasi cinquant’anni. Tanto ci è voluto a Chicago per vedere nuovamente un quarterback correre per almeno 100 yard. Da queste parti, prendiamo l’avvenimento come un segno divino.

Nella giornata di ieri, Justin Fields ha compiuto una piccola impresa. Di quelle che non cambiano la storia, ma che come semplici gocce d’acqua aiutano a riempire il bicchiere. Anche in questa occasione, come nel 1973, la partita non mette di fronte due avversarie in particolare stato di grazia perchè tra record, infortuni, Covid e chi più ne ha più ne metta, Bears e 49ers non se la passano affatto bene.

Fields registra una prestazione da 19/27 con 175 yard lanciate e 1 touchdown al quale se ne aggiunge un altro su corsa spettacolare e 103 rushing yard.

A sporcare la sua bella prova di Fields, ci pensano come sempre gli uomini di linea offensiva che tra penalità e incapacità di proteggere il QB servono 4 sack ai 49ers e arretrano la catena in diverse occasioni. Purtroppo una OLine non adatta alla NFL e, a tratti, vergognosa si presenta puntualmente in campo.

Justin è un fulmine nel cielo, quando prende terreno la sua falcata brucia l’erba del campo. Il giovane QB capisce una regola essenziale: si nasce da soli, si muore da soli.

Fare affidamento sugli altri ci sta, ma a furia di prendere botte capisci che l’ora di affidarsi ai propri mezzi è giunta. Così il giovane atleta ubriaca la difesa di San Francisco e sopperisce alle mancanze di linea e ricevitori. Soprattutto in occasione della seconda marcatura, Fields mostra qualcosa di disumano; cambio di direzione evitando tre placcaggi in una frazione di secondo, si sbarazza dei difensori uno dopo l’altro ed entra in end-zone tagliando nuovamente e sfruttando un paio di blocchi. Corsa da 22 yard e Soldier Field in visibilio!

Come ribadito in qualche occasione, le arti di Justin sono quelle del vero atleta ancor quale è ancor prima di vestire i panni del quarteback e queste vanno sfruttate appieno. 

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Domenica in panchina non c’è Matt Nagy, assente causa Covid. Lo sostituisce coach Chris Tabor, allenatore dello spacial team e vecchia conoscenza di Huddle Magazine e Bears Italia che fa il suo esordio ufficiale come capo allenatore. Tabor prova in qualche maniera ad aiutare Fields affiancandogli spesso un extra tight end in copertura, mascherando parzialmente i limiti della linea offensiva e la mossa giova al ragazzo.

L’incontro è divertente e vivo quanto basta per intrattenere i tifosi. Fields e Garoppolo mandano in scena un bel duello ma alla fine l’esperienza rosso-oro prevale in modo piuttosto chiaro. La chiave della partita è nelle tasche della difesa di Chicago, orfana di Khalil Mack e abbandonata da Eddie Jackson che lascia il campo alle prime battute per un infortunio. La difesa di Chicago si sgretola in modo alquanto imbarazzante al cospetto di un reparto offensivo buono, ma non così spaventoso come quello di San Francisco: Deebo Samuel riceve per 171 yard, molte delle quali totalmente regalate dalla generosa difesa Bears, e si concede il lusso di raggiungere 648 yard in stagione, in sole 8 partite. Numeri che nemmeno la leggenda di Jerry Rice era riuscita a vantare in un lasso di tempo così breve!

La difesa di Sean Desai, il discepolo di Vic Fangio, fin qui non del tutto pervenuto, non mette mai pressioni al playmaker avversario e fa sembrare Garoppolo un potenziale Hall of Famer…

Jimmy si porta a casa la bellezza di 322 yard e di 2 touchdown su corsa che smontano gli entusiasmi degli orsi. Inoltre, zero sack e zero intercetti. Gioca bene, gioca pulito, e ha tutto il tempo per farlo perchè, a differenza di quella dei Bears, la sua linea lo protegge decisamente bene.

La partita prende una chiara svolta nella seconda fase di gioco, quando il defensive coordinator DeMeco Ryans comprende come limitare il running game di Khalil Herbert frenando le avanzate dei Bears e forzando allo stesso tempo Fields nel cercare lanci improbabili sotto pressione. Il front seven dei 49ers impatta su Herbert e Fields viene di conseguenza ingabbiato.

Da quel punto in avanti, i 49ers prendono il campo e si allargano con mestiere. La prova di Elijah Mitchell è altisonante: 18 portate, 137 yard e 1 TD. La media di 7.6 yard per corsa effettuata, con anche una bella falcata da 39 yard, spiega meglio anche le difficoltà di Chicago nel fermare gli avversari e il mago (quello vero, non Nagy…) Shanahan riesce a trovare varchi e ritmo per mandare i rivali alle corde.

I San Francisco 49ers respirano. Vince, dopo quattro sconfitte consecutive e si rimette in bolla per affrontare il mese di novembre con quel briciolo di entusiasmo in più che non guasta mai! Prossime due uscite divisionali contro Arizona Cardinals e Los Angeles Rams, avversarie con ogni probabilità fuori portata ma da incontrare mostrando il grande orgoglio che i 49ers hanno nel loro DNA.

Per Chicago la sconfitta di domenica rappresenta un passo indietro verso la post-season, ma un importante passo avanti verso il cambio di gestione. Queste sono le classiche partite che i Bears, per il rotto della cuffia, hanno spesso portato a casa in qualche maniera salvando la pellaccia al capo allenatore. Perderle significa poter intravedere la luce del cambiamento che possa rilanciare le qualità di questa organizzazione.

Per chi non ci segue e non è abituato al nostro giudizio (di parte), nessuna remora con Matt Nagy; semplicemente la sua figura non è quella idonea per superare questa fase di mediocrità che si ripropone da tre stagioni. Nagy ha fatto tornare Chicago sulla mappa ma la sua idea di gioco equivale all’inseguire una chimera. Da tifosi soffriamo nel vedere che la nostra squadra perde, ma siamo ottimisti e possibilisti in ottica futura, solo che per farlo serve record negativo e cambio di gestione. Senza troppi giri di parole.

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Chicago perde ma esce dal suo campo con la consapevolezza che Justin Fields ha le qualità ed il potenziale per permetterci di sognare, forse anche in grande.

alex cavatton firma area 54

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