Mike Leach: il Pirata che ha cambiato la storia

Mike Leach, head coach di Mississippi State, ci ha lasciato prematuramente all’età di 61 anni in una giornata nera per tutto il mondo dello sport, non solo collegiale.

Ricordare il Pirata è un compito tanto facile, per la mole di materiale disponibile (libri*, articoli, interviste, documentari) quanto difficile perché il personaggio, unico, è difficilmente separabile dall’allenatore di football.

Il rischio quando ci troviamo di fronte a questo tipo di persone è quello di sottovalutare l’impatto tecnico che hanno avuto per l’intero sport. Dalla NFL alle High School ogni squadra prende in prestito o basa l’intero attacco sui concetti offensivi sviluppati da Leach nella sua carriera: non esiste allenatore che non abbia nel suo playbook una versione di Stick o Mesh. L’ Air Raid è pane quotidiano per chi mastica e parla di football ad ogni livello, un tipo di approccio (più che schema) che prima di Leach veniva considerato gimmicky, ovvero “ingannevole”. Qualcosa di poco concreto con il quale si potevano segnare punti ma non vincere titoli.

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A BYU, dove Leach era iscritto come studente semplice, rimane folgorato da LaVell Edwards ma soprattutto dal suo stile offensivo innovativo tanto da rifiutare una carriera nel mondo della legge (diploma alla School of Law della Pepperdine University) per cominciare quella, sottopagata, di allenatore. Dopo un giro del mondo che lo porta ad allenare anche in Finlandia (!!) all’inizio degli anni ’80 viene scelto da Hal Mumme, l’altro padrino dell’Air Raid, ed entra a far parte dello staff di Iowa Wesleyan, un piccolo college situato a Mount Pleasant che contava, all’epoca, circa 500 studenti. Mumme sceglie Leach perché vuole proporre una sua versione dell’attacco di LaVell Edwards a BYU ma, soprattutto, per la sua personalità completamente fuori dal coro. Servono uomini brillanti e coraggiosi per cambiare totalmente il paradigma di una cosa consumata avidamente dalla maggioranza delle persone come uno sport. Il connubio tra i due cresce e prosegue a Valdosta State in Georgia (dal 1992 al 1997) e finalmente approda nei grandi palcoscenici della SEC quando Mumme diventa head coach di Kentucky e Leach offensive coordinator.

mumme leach
Coach Mumme e Coach Leach a Kentucky.

L’attacco concepito da Mumme-Leach opera su un piano completamente diverso rispetto a quanto visto ad alto livello fino a quel momento. Il playbook di Leach viene descritto non più grande di un fazzoletto, pochi schemi e pochi concetti (Stick, Mesh, Corner, Shallow Cross e Four Verticals principalmente) ma efficaci e soprattutto ripetuti con precisione fino alla noia. La grande libertà che Leach da ai suoi quarterback e wide receiver è il motivo principale per cui tanti di loro sono poi diventati allenatori di successo, il QB (quasi sempre veterano) in particolare è responsabile di una grande percentuale delle chiamate offensive ed è libero di modificare le stesse quando si rende conto di determinati aggiustamenti della difesa. Mike Leach che, dalla sideline, propone lo schema chiude spesso con l’esclamazione “Think about it”: pensa a quello che ti dico, ma se non ti piace segui il tuo istinto.

Il disagio che l’attacco di Kentucky provoca alle difese avversarie colpisce il defensive coordinator di Florida Bob Stoops che, una volta ottenuto il ruolo di head coach ad Oklahoma nel 1998, vuole Leach nel suo staff. I semi della rivoluzione sono ormai piantati. Leach convince Stoops a scommettere su un QB proveniente dai ranghi del Junior College di nome Josh Heupel. L’attuale allenatore di Tennessee porta i Sooners al titolo nazionale del 2000 ma senza il suo mentore che, nel frattempo, è diventato capo allenatore di Texas Tech.

A Lubbock comincia la scalata solitaria di Leach e del suo attacco, da Texas Tech infatti nasce il suo coaching tree che è ad oggi impressionante e di sicuro non smetterà di crescere. Kliff Kingsbury è il suo primo quarterback e grazie a Leach passa da essere un modesto passatore a direttore di una splendida orchestra che mette a ferro e fuoco la Big 12 e cambia per sempre la storia della conference che, ancora oggi, è famosa per la sfacciataggine offensiva delle squadre che ne fanno parte.

Mike Leach Texas

Nel 2008 i Red Raiders sono 11-1 e perdono solamente al tie-break la possibilità di giocarsi il titolo di conference. Considerata uno dei cardini della storia del college football, niente restituirà al mondo la magia di Mike Leach come la sfida tra Texas Tech e Texas passata alla storia come la partita del The Crabtree catch.

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Nel frattempo, gli assistenti di Leach sono richiesti da tutte le squadre del paese in cerca di una scossa offensiva e tutti gli allenatori curiosi cominciano a prendere in prestito i concetti offensivi di Leach. L’esperienza a Lubbock si conclude nel 2009 in seguito alle accuse di maltrattamento imputate a Leach nei confronti del figlio di un uomo influente ad alti livelli dello sport, Craig James ex giocatore e commentatore di ESPN. Tali maltrattamenti, pur costandogli il posto di lavoro, non saranno mai dimostrati fino in fondo e la carovana, dopo un paio di anni di “purgatorio”, si sposta a Pullman nello Stato di Washington.

Leach porta i Cougars di Washington State, così come i Red Raiders, dal 2012 al 2019 a vette mai raggiunte prima di lui continuando a sfornare quarterback e personaggi al limite del grottesco ma più che altro punti e vittorie in posti considerati spesso come i gulag del college football. La stagione più interessante è quella del 2018 in cui Leach recluta, non diversamente da quanto avvenuto con Heupel, un passatore veterano baffuto di nome Gardner Minshew e pareggia il record di vittorie in regular season dei Cougars (10) poi superandolo grazie alla W ottenuta contro Iowa State in occasione dell’Alamo Bowl. Le difficoltà a battere i rivali di Washington (sei sconfitte negli ultimi sei anni) e la convinzione che il suo ciclo sia terminato lo portano a cercare di cambiare, nuovamente, strada. Sfiora la grande occasione, la cui assenza è il vero rammarico di una carriera eccezionale, con Tennessee nel 2017 e accetta l’offerta di Mississippi State nel 2020. L’ultima tappa della Leach Experience.

Come detto in apertura quantificare l’impatto che Mike Leach ha avuto su questo sport ci costringe ad andare oltre al personaggio ed ai concetti di vittorie e trofei. Se oggi le high school in Texas sono una continua fucina di quarterback e allenatori innovativi tanto lo dobbiamo a Leach che con il suo passaggio nello Stato della Stella Solitaria ha cambiato il modo di giocare a football. Se oggi la fanno da padrone i circuiti del 7vs7 dai quali salgono alla ribalta i migliori prospetti della nazione tanto lo dobbiamo a Mike Leach. Se oggi in NFL si gioca un football diverso rispetto a qualche anno fa tanto lo dobbiamo a Mike Leach. Se oggi i migliori allenatori a livello collegiale sono una emanazione dell’ Air Raid coaching tree tanto lo dobbiamo a Mike Leach. Il suo grande pregio è quello di non essersi mai conformato all’idea di massa portando avanti le sue convinzioni ma restando fermo all’interno di esse fino al momento in cui sono state le masse a spostarsi verso di lui. Non il contrario.

Ritroveremo sempre il personaggio nelle sue numerose interviste surreali (da quella in cui vengono minuziosamente descritti pro e contro di famose caramelle a quella in cui elargisce consigli sulla vita di coppia ad un giornalista in odore di matrimonio) oppure nelle sue passioni parallele, da Geronimo (sul quale ha scritto un libro) ai Pirati diventati il suo marchio di fabbrica, ma è l’allenatore Mike Leach che ha cambiato per sempre la storia di questo sport.

Ed è osservando il prossimo lancio di Mahomes, uno degli ultimi eredi dell’Air Raid, o l’ennesima genialata di Lincoln Riley che dovremmo tutti esclamare: LEACH! Perché è da lui che tutto è nato.

Un suo ex-giocatore ha detto “Raramente sapevano dove andavano a finire i suoi interminabili discorsi pre-partita, ma eravamo certi che avremmo sempre avuto almeno 3 wide receiver liberi ad ogni azione”.

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Buon viaggio, Pirata.

Alcuni nomi dal coaching tree “esteso” di Leach. Accanto a qualcuno leggerete il nome del quarterback che hanno allenato in questa stagione, ci sono 4 (su 10) dei finalisti per l’Heisman Trophy 2022.

  • Sonny Dykes (HC, TCU) – Max Duggan (2° classificato Heisman Trophy)
  • Dana Holgorsen (HC, Houston)
  • Lincoln Riley (HC, USC) – Caleb Williams (1° classificato Heisman Trophy)
  • Kliff Kingsbury (HC, Arizona Cardinals)
  • Josh Heupel (HC, Tennessee) – Hendon Hooker (5° classificato Heisman Trophy)
  • Sonny Cumbie (HC, Louisiana Tech)
  • Neal Brown (HC, West Virginia)
  • Dave Aranda (HC, Baylor)
  • Graham Harrell (OC, West Virginia)
  • Rober Anae (OC, North Carolina State)
  • Wes Welker (WR coach, Miami Dolphins)
  • Art Briles (ex HC, Baylor)
  • Eric Morris (HC, North Texas)
  • Jake Spavital (OC, California)
  • Phil Longo (OC, Wisconsin) – Drake Maye (10° classificato Heisman Trophy)

*Vi consiglio di leggere Swing your sword, autobiografia di Mike Leach e The Perfect Pass di S.C. Gwinne in cui si parla tantissimo di Air Raid.

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Guido Semplici

College Football - Co-Host di Scusate il CFB, mi trovate anche su Podcast Verso il Draft e su Twitter.

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