All’arrembaggio (Las Vegas Raiders vs Denver Broncos 34-24)

E’ Raiders week per i Broncos, quale migliore occasione per celebrare l’ex head Coach Mike Shanahan, aggiunto al Ring of Fame della squadra di Denver? Mike Shanahan era stato nominato head coach dei Raiders nel 1988 ma si era da subito scontrato con Al Davis tanto da venire licenziato dopo quattro partite nella stagione successiva. L’odio tra Shanahan e Davis ha ravvivato la rivalità tra le due squadre della AFC West. Oltre a Shanahan i Broncos hanno festeggiato anche Steve Atwater, che ha ricevuto l’anello della Hall of Fame da David Baker.

I Raiders sono arrivati a questa partita dopo una settimana terribile, con la sconfitta contro i Bears e le dimissioni dell’head coach Jon Gruden a seguito della diffusione di vecchie email dal contenuto discutibile. La squadra è stata messa in mano allo Special Teams Coordinator Rich Bisaccia, che sotto Gruden aveva anche il titolo di assistant head coach. Senza Gruden sulla sideline, i nero-argento hanno dovuto cambiare play caller offensivo, ed hanno messo le chiavi della macchina (peccato, in inglese sarebbe uscito un abusato gioco di parole) in mano a Greg Olson.

Nonostante le distrazioni la squadra di Mark Davis ha dimostrato di essere in grado di compartimentare le emozioni e di preparare a puntino l’importante sfida divisionale. La convincente vittoria è tanto merito dei Raiders quanto frutto delle indubbie difficoltà della sconclusionata, e sfortunata, squadra del Colorado. I Broncos hanno subito durante la partita l’infortunio dell’ILB titolare Alexander Johnson, che salterà il resto della stagione per la rottura del muscolo pettorale, un infortunio simile a quello che aveva costretto il compagno di reparto Josey Jewell nella Reserve/Injured list dopo due partite.

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Per la prima volta in stagione i Raiders hanno iniziato forte, segnando un TD nel drive di apertura. I nero-argento lo hanno fatto mostrandosi aggressivi e lanciando lungo su una situazione di terzo e 2. Derek Carr sta trovando il giusto affiatamento con il velocissimo WR Henry Ruggs III e l’ex Alabama sta cercando di far cambiare idea ai tanti critici che avevano visto la sua scelta come primo ricevitore del Draft 2020 come l’ennesimo reach dei Raiders.

La difesa nero-argento, a cui non si possono che fare i complimenti per la prestazione, ha inizialmente faticato ad assestarsi. Con il CB titolare Trayvon Mullen momentaneamente in Reserve/Injured list è stato il piccolo Amik Robertson a partire titolare all’esterno dal lato opposto a quello del veterano Casey Hayward Jr. ed i Broncos lo hanno preso di mira, esponendo i limiti del numero 21 tanto da costringere il coaching staff a toglierlo dal campo in favore del recente acquisto Brandon Facyson.

Teddy Bridgewater, efficiente nelle uscite precedenti, è stato messo costantemente sotto pressione dalla linea difensiva dei Raiders. Il QB di Denver ha subito ben 5 sack, ha lanciato 3 intercetti ed ha perso un fumble. La pressione è stata frutto di una collaborazione di tutti i giocatori della DLine, ma la parte da protagonista è spettata al condor Maxx Crosby, che ha chiuso con 3 sack e 5 QB hit e si è probabilmente portato a casa anche parte della pelle del povero Teddy. In stagione il numero 98 di Las Vegas ha raggiunto quota 5 sack, a tre lunghezze dal leader della lega Myles Garrett.

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I Raiders hanno iniziato forte il primo tempo e forte lo hanno finito, allungando sui Broncos grazie ad un perfetto lancio di Carr per Kenyan Drake. Drake ha giocato la migliore partita della stagione, chiudendo con 2 ricezioni per 39 yard e 1 TD e con 4 corse per 34 yard e 1 TD.

Un fatto curioso della partita di domenica è che per i Raiders, se escludiamo i punti su calcio fatti da Daniel Carlson, tutte le segnature sono arrivate grazie a degli ex di Alabama. Oltre a Ruggs e Drake, anche Josh Jacobs si è unito al banchetto nero-argento.

I Broncos hanno avuto il merito di non arrendersi e continuare a giocare fino all’ultimo. Il 34-24 finale, sigillato con un intercetto dallo SS Johnathan Abram dopo un onside kick ricoperto con successo dai padroni di casa, modera una sconfitta altrimenti bruciante. I Raiders hanno dominato tutte le fasi del gioco, e sono usciti dalla sfida con il morale alle stelle e pronti ad affrontare i prossimi avversari, i Philadelphia Eagles, dall’alto del loro 4-2. I Raiders hanno raggiunto i Chargers in testa alla Division, vista la sconfitta di Los Angeles a casa dei Baltimore Ravens.

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I tifosi non sapevano cosa aspettarsi da Greg Olson, etichettato come un offensive coordinator conservativo per via dei ricordi della sua prima esperienza ai Raiders chiusa nel 2014, anno da rookie di Derek Carr. Se la sfida con i Broncos, che certamente non sono materiale di prim’ordine, sarà indicatore del nuovo corso, la Raider Nation può guardare al futuro con maggiore tranquillità. Olson ha guidato l’attacco senza stravolgere il playbook di Gruden ma senza quella tendenza dell’ex head coach di intestardirsi su giocate che non stavano funzionando. La squadra ha chiuso con una media di 8.2 yard ad azione offensiva e Carr ha completato sette lanci da 20 o più yard. Le corse non hanno funzionato particolarmente bene – solo 4.1 yard per tentativo dai tre RB – ma è stato sufficiente per tenere sull’attenti la difesa e colpirla per via aerea. Olson, rispetto a quanto faceva Gruden, ha utilizzato maggiormente le play action.

“Credo che la sconfitta si possa riassumere con l’impatto dei lanci lunghi sia in attacco che in difesa”, ha detto a fine partita l’head coach dei Broncos Vic Fangio. “Abbiamo avuto le nostre occasioni di fare delle grandi giocate, specialmente nel primo tempo, ma non ci siamo riusciti. Ci siamo andati vicini. Poi quando hanno avuto loro l’occasione di colpire lungo lo hanno fatto. Lavoreremo duro per correggere ciò che non sta funzionando”.

Una delle cose che non hanno funzionato, in una partita dove il coaching staff di Denver è stato surclassato da quello avversario, è stata la chiamata dei challenge; Fangio ne ha sprecato due domenica. I Broncos non hanno tempo di piangersi addosso visto che giovedì notte li aspettano i Browns a Cleveland. La squadra di Kevin Stefanski certamente dovrà fare i conti con i tanti infortuni e dovrà trovare 48 uomini da mandare in campo, ma sulla carta Bridgewater e compagni partono decisamente sfavoriti.

“Non c’è scelta. La scelta è una illusione”, ha detto il pass rusher Von Miller – che non è riuscito a mettere a segno nessun sack nonostante si trovasse di fronte una OL non certo di altissimo livello. “Sappiamo cosa dobbiamo fare per arrivare al risultato”.Il futuro Hall of Famer ha aggiunto che tutto parte da lui, e che deve trovare il modo di fare di più. “Devo trovare il modo di fare qualche giocata. Devo trovare il modo di mettere pressione al QB avversario. Devo fare quello che so fare meglio”.

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Mako Mameli

Appassionato di football americano fin dall'infanzia, gioisce e soprattutto soffre con i suoi Raiders e aspetta pazientemente che la squadra torni a regalargli qualche soddisfazione, convinto che sarà ancora in vita quando Mark Davis solleverà il quarto Lombardi Trophy. Nel tempo libero gioca a flag football e mette in pratica gli insegnamenti di Al Davis lanciando lungo ad ogni down... peccato che abbia una percentuale di completi peggiore di quella di JaMarcus Russell.

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