[NFL] Week 9: Prater prende a calci i Vikings (Detroit Lions vs Minnesota Vikings 19-16)

Una pessima settimana per i Minnesota Vikings si chiude nel peggiore dei modi, sportivamente parlando, con il k.o. casalingo contro i Detroit Lions in una partita letteralmente buttata via dai padroni di casa.

Il successo dei Lions lascia aperto ogni discorso per la supremazia nella NFC North; gli uomini di Zimmer sono ancora in vetta, ma il loro vantaggio su Detroit è ora solo più di mezza partita, e non lontano si trova anche una Green Bay che sta pesantemente deludendo, ma è team dal grande talento che alla fine potrebbe trarre giovamento dalle occasioni perse dalle sue coinquiline.

I sette giorni terribili per Minnesota erano iniziati nel Monday Night, con l’inatteso stop sul campo dei Bears che fino a quel momento avevano vinto una sola gara su sette. Poi mercoledì sono arrivate le dimissioni del quotato offensive coordinator Norv Turner, motivate da una insanabile differenza di opinioni su come gestire l’attacco con il capo allenatore Zimmer.

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Infine appunto lo stop di domenica contro un’altra rivale di division, i Detroit Lions, che sono al quarto successo nelle ultime cinque gare ed hanno sconfitto in casa una delle loro bestie nere (su 110 match giocati contro i Vikings nella storia della NFL, Detroit ha vinto solo 37 volte con due pareggi).

Normalmente quello del kicker è un mestiere scomodo e con pochi riconoscimenti, ma credo che stavolta il premio come MVP del match spetti a Matt Prater, appunto il kicker dei Lions, capace di infilare prima un field goal da 53 yard in avvio di ultimo quarto, poi di centrare i pali addirittura da 58 yard allo scadere, dando un insperato pareggio agli ospiti prima che Stafford e Tate dessero il colpo di grazia ai Vikings in overtime.

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E tutto questo mentre il collega di reparto Walsh si vedeva bloccare un calcio da 46 yard e sbagliava la trasformazione di un touchdown, errore che si sarebbe rivelato poi decisivo. A onor del vero però Prater non è nuovo a tali imprese visto che detiene tutt’ora il record per il field goal più lungo nella storia della NFL con 64 yard

Poi naturalmente dietro al successo di Detroit c’è molto altro: uno Stafford statisticamente meno brillante di altre partite (23 su 36 per 219 yard con due mete ed un intercetto per lui a fine gara) ha però giocato alla grande nei momenti decisivi, aiutato in questo dal progressivo ritorno alla piena efficienza del tight end Ebron che contro Minnesota ha contribuito con 7 ricezioni per 92 yard.

In fatto di ricezioni la parte del leone l’ha però fatta Tate che ha terminato la gara con 11 palle catturate per 79 yard più la meta che ha chiuso la gara, un mix di forza fisica ed agilità assolutamente spettacolare. Il rushing game è stato invece annullato dalla difesa dei Vikings: se togliamo infatti l’ottima galoppata da 42 yard di Riddick nel primo quarto, restano le 38 yard corse in tredici tentativi dallo stesso Riddick e le 26 yard in dieci portate di Washington.

Se da un lato la linea offensiva ha faticato, come detto, ad aprire buchi per i running back, dall’altro però un po’ tutto il reparto, dal tackle Decker, il migliore del gruppo, a Glasgow, a Robinson ha contribuito a tenere lontana da Stafford la temibile pass rush dei Vichinghi.

La difesa dei Lions ha quasi annullato il rushing game dei Vikings, soprattutto Asiata e McKinnon, con quest’ultimo che ha corso ad una media di 1,1 yard a portata. Il linebacker Whitehead è stato autore di ben 12 placcaggi, ma anche le safety Wilson e Quin hanno offerto un importante apporto contro le corse. Il secondario ha vissuto una giornata piuttosto tranquilla, complice anche la lunga serie di passaggi corti dei Vikings, ma in ogni caso il cornerback Lawson è stato il migliore fra i defensive backs limitando Diggs ad appena 15 yard nelle tre occasioni in cui ha marcato il receiver numero 1 del team di casa.   

I Vikings invece hanno confermato di non essere più quelli di inizio stagione anche se la difesa, pur priva del forte linebacker Kendricks, ha fatto decisamente meglio rispetto alla debacle contro Chicago. La nose tackle Joseph ha “soggiornato” spesso e volentieri nel backfield avversario creando non pochi problemi al rushing game mentre le migliori prestazioni fra linebacker e secondario sono arrivare da due super veterani come Greenway e Newman.

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Prove sotto tono invece per l’altro outside linebacker Barr, decisamente peggiorato rispetto alla passata stagione, e soprattutto per la safety Smith che ha sbagliato la bellezza di quattro placcaggi, uno dei quali nell’azione del touchdown decisivo di Tate.

In attacco i Vikings hanno dovuto fare i conti con una linea pesantemente rimaneggiata ed il gioco sulla terra è stato praticamente inesistente, dato che naturalmente è ancora assente anche Adrian Peterson, che sta continuando la riabilitazione ma è ancora distante dal ritorno in campo. Il migliore fra i runner di casa è stato così Ronnie Hillman, firmato dai Vikings a fine settembre dopo il k.o. di AP, che in 7 portate ha guadagnato 30 yard.

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La differenza più marcata fra il vecchio attacco di Turner ed il nuovo a guida Pat Shurmur, è stata la maggior enfasi sul passing game corto, anche per alleggerire i compiti della linea offensiva, e in effetti Bradford, saccato un totale di 11 volte nelle due gare precedenti, ha avuto un po’ più di tranquillità nei lanci, ma la cosa non è bastata per ridare un po’ di ossigeno al reparto.

Se il receiver più prolifico è stato Diggs, con tredici ricezioni per 80 yard, il migliore in fatto di rendimento è stato l’undrafted free agent Thielen  che ha guadagnato 68 yard in quattro ricezioni. E comunque c’è anche da segnalare la buona prestazione di Patterson che ha ricevuto 6 palloni per 45 yard facendo un notevole lavoro “sporco” nel cuore della difesa di Detroit, nota di merito per un giocatore arrivato nella NFL come un fenomeno del gioco verticale.             

Venendo alla cronaca del match, Detroit vinceva il sorteggio ma preferiva lasciare la scelta ai Vikings che decidevano naturalmente di ricevere e di avere il primo possesso. Il drive dei locali però durava appena sei giochi con Bradford che su un terzo e cinque mancava largamente il suo bersaglio Thielen.

Detroit invece faceva meglio: dopo un primo down chiuso su un passaggio di Stafford a Tate, Riddick si incuneava in mezzo alla difesa dei Vikings e guadagnava ben 42 yard prima di essere fermato da Munnerlyn.

Per il runner da Notre Dame era la corsa più lunga della carriera e in generale la portata più lunga per i Lions in questo 2016. Sulle 29 dei Vikings però la serie di Detroit andava in stallo, complice anche una mancata ricezione di Boldin, e Prater iniziava la sua super giornata infilando un field goal da 47 yard.

Il secondo drive di Minnesota iniziava in modo singolare, con un passaggio di Bradford a… Bradford… si perché il lancio del regista dei Vikings veniva deviato da Walker ma la palla ritornava in mano allo stesso Bradford che alla fine guadagnava 5 yard.

Poi un gran blocco del fullback Line favoriva la corsa di Hillman per 14 yard, ma una penalità contro Cordarrelle Patterson bloccava nuovamente il drive dei Vichinghi. Detroit si produceva in un fulmineo “tre e fuori” e l’attacco di Minnesota finalmente dava segni di vita. La prima ricezione della sua carriera NFL del rookie Treadwell regalava il primo down agli uomini di Zimmer, poi Patterson si faceva perdonare la penalità precedente e con due belle ricezioni faceva approdare gli uomini in viola sulle 27 di Detroit.

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Due completi sull’asse Bradford-Diggs non erano però sufficienti ai Vikings per chiudere il down, così “temerariamente” i Vikings si affidavano al piede di Walsh che non sbagliava da 33 yard.

Due azioni dopo Minnesota sembrava poter dare una prima svolta al match: Griffin superava facilmente il pessimo blocco di Riddick, e costringeva Stafford ad un lancio disperato, ma la decisione del regista ospite era pessima con la palla che finiva tranquillamente fra le mani del linebacker veterano Greenway che regalava la palla ai suoi sulle 18 di Detroit. Per Stafford tra l’altro era il primo intercetto nelle ultime 5 gare.

Ma a questo punto i Vikings inscenavano il primo suicidio con una serie di giocate che sfiorava il ridicolo: dopo una corsa da 4 yard di McKinnon arrivavano in serie due penalità, una corsa di Hillman da -4 ed un sack ad opera di Hyder, col risultato che Minnesota era addirittura costretta al punt.

Detroit Lions v Minnesota Vikings

Detroit metteva poi in piedi un drive eterno, fatto soprattutto di corse e passaggi medio-corti, con il clou che arrivava con i due passaggi da Stafford al tight end Ebron che fruttavano 34 yard. Sulla linea della 1 dei Vikings, il rookie Alexander si allineava davanti all’espertissimo Boldin che bruciava con facilità il giovane avversario per il 10-3 dopo un drive da quasi 10 minuti.

Le prime due serie di Detroit del secondo tempo terminavano in modo rapidissimo, ma anche Minnesota non era da meno con un primo drive bloccato da un nuovo sack di Hyder. Poi, dopo 35 minuti di assenza quasi totale, l’attacco dei padroni muoveva finalmente la palla con continuità: un buon passaggio di Bradford a Thielen per 16 yard veniva seguito da quattro corse consecutive di Asiata che portava a casa ben 21 yard. Poi sulla 1 di Detroit, Bradford trovava in meta Rudolph per il 10-9, perché Walsh sbagliava il terzo PAT di questa sua disgraziata stagione.

Ma il momentaccio per il kicker dei Vikings non era finito: in avvio di ultimo quarto Minnesota arrivava fin sulle 28 di Detroit e Walsh era chiamato nuovamente in causa. Il calcio del prodotto da Georgia veniva bloccato da Walker ma certamente la traiettoria bassa dell’ovale favoriva il giocatore dei Lions. Detroit recuperava così palla già nella metà campo avversaria ma in tre tentativi metteva insieme appena tre yard. Il field goal era da 53 yard ma Prater lo metteva tranquillamente in mezzo ai pali per il 13-9.

Con poco più di 4 minuti da giocare Minnesota costruiva di nuovo un buon drive soprattutto grazie ai passaggi di Bradford che trovava due volte Thielen per 46 yard, poi Diggs per 7 quindi ancora Thielen per 8 su un decisivo quarto down e 4. I Vikings si ritrovavano così nuovamente sulla 1 di Detroit e stavolta era Ellison, di corsa, a varcare la linea di meta, aiutato in qualità di bloccatore addirittura da Linval Joseph, cioè la nose tackle titolare.

A questo punto mancavano 23 secondi alla fine e probabilmente i Vikings hanno pensato di aver la gara in pugno anche perché Detroit aveva terminato i time out. E invece Stafford trovava Roberts con un gran lancio da 27 yard, poi Prater si produceva nel suo capolavoro, un field goal buono a tempo scaduto da 58 yard.

Si arrivava così all’overtime in cui Bradford si ergeva nuovamente a protagonista: per tre volte Detroit era costretta a giocare un terzo down e il regista completava due passaggi a Ebron da 23 e a Tate da 12 yard mentre il terzo “terzo down” veniva chiuso da una penalità contro Rhodes. Sulle 20 di Minnesota, Detroit giocava in modo conservativo per permettere a Prater di chiude al contesa, ma su un terzo e 8, l’ennesimo terzo down, Stafford pescava Tate che seminava Rhodes e Smith siglando un prezioso quanto insperato successo. 

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