La Strada verso il Draft: Kyle Pitts

Età: 20 – Ruolo: Tight End – College: University of Florida
Classe: Junior – Altezza: 6’6″ (2.00 m) – Peso: 239 lbs (108 kg)

Molti dicono che è un tight end, alcuni lo considerano un big wide receiver, ma su una cosa Kyle Pitts mette tutti d’accordo: è un talento generazionale.

Nativo di Warminster, Pennsylvania, appena fuori da Philadelphia, Pitts si qualifica come prospetto 4-star (ovvero di alto livello) per la classe del 2018 in uscita dalla Archbishop Wood Catholic High School. Come si deve ad uno dei migliori giocatori dello Stato le offerte di borsa di studio non mancano: Alabama, Georgia, Miami, Ohio State, Oklahoma tra le tante (circa 20) fanno la corsa per ottenere le sue prestazioni sportive. La spunta Florida, fin dall’inizio la preferita di Pitts.

Gioca poco, pochissimo, il primo anno come freshman (solo 119 snap, 3 ricezioni per 73 yard ed un touchdown) e bisognerà attendere la stagione successiva per osservare i progressi tecnici e fisici di questo ragazzo: 708 snap, 54 ricezioni per 649 yard e 5 touchdown che lo rendono uno dei tight end più forti in tutto il college football. Le attese sono enormi nel suo anno da Junior, il secondo in coppia con Kyle Trask (subentrato all’infortunato Franks la stagione precedente) nel sistema offensivo di Dan Mullen , e Kyle Pitts non ne delude nemmeno una. Da subito è palese quanto sia dominante contro i malcapitati DB avversari, ogni partita è una conta delle ricezioni, delle giocate e dei touchdown di questo ragazzo che concluderà l’annata con cifre roboanti: 43 ricezioni per 770 yard e ben 12 touchdown ottenendo una ricognizione a livello nazionale rara per un tight end. Vince il Mackey Award (premio al miglior TE) per distacco, è finalista per il  Biletnikoff Award (premio al miglior ricevitore), conclude nella Top 10 dell’Heisman Trophy ed è, all’unanimità, selezionato per il First Team All-American.

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Mullen si diverte con il suo giocattolo, schierandolo nei modi più fantasiosi possibili: sulla linea, come H-back e nello slot, ma è come ricevitore in un 3 x 1 set dove Pitts fa più danni grazie all’esteso route tree che lo schema del suo allenatore gli concede. All’Head Coach dei Gators piace mettere Pitts in motion e vedere la reazione della difesa che, catalizzata dalla sua pericolosità, si sposta a seconda dei suoi movimenti. Trask è bravissimo a trovarlo, ma lo è di più a cercarlo: c’è tanto Pitts nella stagione joeburrowiana del suo compagno di squadra.

Nella clip di seguito è possibile vederlo scherzare contro tre dei migliori cornerback in uscita dal college: Patrick Surtain, Jaycee Horn e Tyson Campbell.

Kyle Pitts è un’atleta assurdo. A quasi due metri di altezza si muove con la grazia e l’imprevedibilità di un wide receiver (anche da qui nasce il “fraintendimento” del suo ruolo). Ha un’eccellente cambio di  direzione grazie alla sua esplosività che, inoltre, lo rende immarcabile già dai primi secondi dell’azione e lo aiuta a creare separazione contro la pressione dei difensori avversari. Pitts unisce alle innate abilità  atletiche anche doti balistiche non indifferenti: riesce a tracciare molto bene la palla quando è in aria e a mettere il corpo, anche con torsioni o movimenti inusuali, in equilibrio e nella posizione migliore per finire con la ricezione. E’ decisamente uno di quei giocatori che trasformano un passaggio sbagliato, troppo lungo o troppo corto, in un guadagno di yard per la sua squadra ed anche per il suo quarterback (come accennato in precedenza).

In NFL non sarà il TE più veloce e quindi non riuscirà a creare separazione con la sola rapidità, ma ha una naturale propensione a trovare sempre il modo di liberarsi manipolando la pressione dei defensive back avversari. Capisce sempre come sfruttare i buchi delle difese a zona e quasi mai rimane imbrigliato dalla marcatura stretta, a uomo. In poche parole: è difficilissimo, quasi impossibile, toglierlo completamente dalla partita. Eccellente nelle quick slants e praticamente immarcabile nei back shoulder throws, situazioni in cui ricorda più un cestista che  un giocatore di football per come taglia fuori il difensore che nulla può di fronte alle sue lunghe leve.

Si osservino alcuni dei contested catch di Pitts e la sua eleganza nei movimenti post ricezione.

Si è parlato di lui come di un bloccatore insufficiente, sfatiamo il mito: non è vero. Ovvio, non è la parte migliore del suo gioco ma difficilmente questo andrà ad inficiare la posizione in cui verrà scelto al prossimo Draft. Curiosamente è più efficace come run blocker, ove riesce a tenere la posizione rispetto alle situazioni in cui è chiamato a bloccare nello spazio per facilitare la corsa del suo running back. Non ci sono problemi di pigrizia o disinteresse verso questo fondamentale a dimostrazione del fatto che, con un po’ di lavoro tecnico e fisico, potrà migliorare anche come bloccatore. A parte questo non ci sono red flag rilevanti in questo profilo che trovo tra i più “sicuri” di questo Draft (e non solo).

Per riassumere, è facile prevedere il successo di Pitts a livello NFL: i tight end “ricevitori” puri come lui sono uno dei mismatch preferiti tra gli attacchi della lega. Potenzialmente è uno di quei giocatori che tengono svegli la notte i defensive coordinator avversari e per arginare i quali si spendono molti soldi in FA. Sarà decisivo, come per ogni prospetto, finire nel contesto più adatto alle sue enormi abilità: un coaching staff poco creativo potrebbe rallentarne lo sviluppo o, peggio, non sfruttare al 100% le sue caratteristiche. Il che sarebbe ovviamente un peccato capitale.

Quali sarebbero dunque le situazioni ideali per Pitts? Atlanta sceglie con la numero 4 e probabilmente avranno altri need impellenti, ma sarei troppo curioso di vederlo impiegato in un attacco già pieno zeppo di armi offensive. Julio Jones, Calvin Ridley e Kyle Pitts faciliterebbero non poco la fase finale della carriera di Matt Ryan e metterebbero le difese avversarie nel più classico dei pick your poison  scenario. Stessa situazione, anche se in scala decisamente minore, per i Cincinnati Bengals che hanno già buone soluzioni tra i ricevitori e con Pitts potrebbero fare un ulteriore salto di qualità (anche se Joe Burrow forse preferirebbe un po’ di protezione in più, meglio se di origini samoane). I Philadelphia Eagles scelgono alla 6 e potrebbero perdere Ertz in free agency, Pitts rappresenterebbe per loro l’occasione per dare una mano a Jalen Hurts ed una vera minaccia aerea all’attacco di Sirianni. A questo punto credo sia molto difficile che Pitts esca dalle prime 10 scelte al prossimo Draft, se mai dovesse accadere sarebbe interessante vederlo a San Francisco.

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Guido Semplici

College Football - Co-Host di Scusate il CFB, mi trovate anche su Podcast Verso il Draft e su Twitter.

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