Super Bowl LV: Dalla panchina dei Kansas City Chiefs

11 minuti e 13 secondi sul cronometro del terzo quarto, 21-6 il punteggio in favore di Tampa Bay e Chiefs in situazione di 3rd & 7. Kelce, dopo un passaggio incompleto a lui indirizzato, rimane a terra con lo sguardo a dir poco sconsolato: l’immagine della partita di Kansas City nella notte del Raymond James Stadium di Tampa. Ma andiamo con ordine, analizzando la prestazione della squadra perdente reparto per reparto.

ATTACCO

Nella preview di qualche giorno fa avevamo parlato di come l’attacco dei Chiefs – il migliore di questa stagione e tra i migliori di sempre – avrebbe probabilmente sofferto la pressione avversaria per le tante assenze della o-line. Solo uno dei cinque partenti di domenica sera era titolare anche ad inizio stagione, e la debolezza della linea è stato uno dei punti chiave della partita che ha permesso ai Bucs di portare a casa la vittoria.

Le stats a fine serata (3 sacks per 27 yard) non danno certo l’idea di quanto abbia sofferto Patrick Mahomes nella notte del Super Bowl. È un altro il numero particolarmente interessante, anche se non per il numero 15 in maglia Chiefs: Mahomes ha dovuto correre per 497 yard solo per sfuggire dalle grinfie della pass rush avversaria. Si tratta del record di questa stagione per un QB, e in una situazione del genere era francamente impossibile fare di più, anzi. Per come ha giocato nonostante le avversità l’MVP del 2018 si meriterebbe un riconoscimento da parte degli addetti ai lavori, e non le critiche (per fortuna poche) che qualcuno ha voluto fargli.

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Se la linea offensiva non ha aiutato il suo QB, lo stesso si può certamente dire dei suoi ricevitori, colpevoli di aver commesso troppi drop nella partita più importante dell’anno. Tyreek Hill, dopo che nel primo matchup con Tampa Bay in Week 12 aveva punito gli avversari con 269 yard in 13 ricezioni e tre TD, è stato praticamente escluso dal gioco grazie a un raddoppio quasi sistematico e una cover 2 preparata per evitare ogni passaggio sulla lunga distanza diretto a lui. Cheetah ha finito la serata con numeri abbastanza modesti per un giocatore del suo livello (7 ricezioni in 10 targets per 73 yard). Vista l’attenzione riservata a Hill, Kelce ha potuto guidare i suoi per ricezioni e yard (10 per 133), ma la marcatura strettissima di un eroico Lavonte David ha fermato sul nascere ogni possibilità di big play.

Non pervenuti gli “altri”: Mecole Hardman dopo aver giocato molto bene contro i Browns e contro i Bills (grazie anche a una corsa di 50 yds) ha ricevuto solo due dei sei passaggi lanciati verso di lui mentre Darrel Williams con un drop abbastanza clamoroso ha rovinato quello che poteva essere uno dei più begli highlights di sempre della storia del Super Bowl.

Come ci si poteva aspettare vista, ancora una volta, la situazione della linea offensiva oltre alla capacità della difesa avversaria contro il running game, il gioco di corse dei Chiefs si è sviluppato poco domenica sera, con Edwards-Helaire che ha guidato i suoi con 64 yard in 9 corse. Ad inizio secondo tempo CEH era anche riuscito a farsi spazio tra gli avversari grazie a due corse consecutive da 36 yard, ma poi non ha continuato a brillare così nel resto della serata.

DIFESA

Se vuoi vincere il Super Bowl nonostante le tante assenze e i tanti problemi del tuo attacco non puoi concedere agli avversari 145 yard su corsa e, soprattutto, non puoi permetterti di essere così indisciplinato. I Chiefs hanno commesso otto penalità nel solo primo tempo. Gli errori arbitrali ci possono sempre stare ma non devono essere una scusa per giustificare una prestazione negativa. Chris Jones, stella della difesa e giocatore di grande esperienza e grande saggezza, a fine serata ha detto: “Puoi fare la parte dell’arbitro se vuoi, ma è stata una vittoria giusta e onesta quella di Tampa Bay”.

Nel primo tempo, ad esempio, Mathieu era riuscito a intercettare Brady in un’azione che avrebbe potuto ribaltare le sorti della partita, ma l’holding fischiato al cornerback Ward ha vanificato quell’importante opportunità. Proprio Honey Badger è stato il simbolo della difesa dei Chiefs poiché, per colpa del nervosismo dettato dalle chiamate degli arbitri, ha perso la concentrazione commettendo errori che non sono certo da lui. La discussione animata con Brady poi è stato il culmine di una serata molto negativa per Mathieu, ma i due sembrano aver chiarito già a fine partita.

SPECIAL TEAM

Partita positiva per Harrison Butker, che segna tutti i 9 punti della serata per i Chiefs grazie a tre field goal, dalle 49, le 34 e le 52 yard di distanza. Lo stesso giudizio non si può però dare al punter Tommy Townsend, che contro i Bucs è costretto a tre punt, di cui l’ultimo, pessimo, lascia l’attacco avversario in una posizione comoda per segnare il touchdown del +11. Nello stesso drive ha pesato anche la penalità rimediata da Mecole Hardman per offside in un tentativo di FG avversario, che ha così permesso all’attacco dei Bucs di tornare in campo per segnare con Gronk.

COACHING STAFF

Per impedire il passaggio su lungo per Hill, Todd Bowles (DC dei Bucs) aveva preparato una Cover 2 abbastanza profonda. Reid e Bienemy avrebbero dovuto sfruttare questa paura degli avversari per punirli sulla breve distanza, e al contempo per provare a nascondere i grandi limiti della linea offensiva. Ma così non è andata, e l’attacco dei Chiefs non è mai riuscito a costruire un buon drive in attacco per provare a dare un minimo di continuità.
Anche Steve Spagnuolo è stato inconsistente, e nonostante i diversi tentativi di blitz la difesa dei Chiefs è riuscita a portare pressione solo in quattro dei trenta dropbacks di Tom Brady, che ha avuto vita facile – grazie anche all’ottimo gioco di corsa sul quale ha potuto contare – nel trovare i compagni liberi per segnare i quattro TD di serata.

CONCLUSIONI FINALI

I Chiefs domenica sera avevano l’opportunità di rompere un tabù che dura ormai da quindici anni vincendo due Super Bowl consecutivi e consolidare così lo status di dinastia del decennio. Questa possibilità è sfumata, e i Chiefs sembrano avere un po’ perso quell’aurea di imbattibilità che li aveva accompagnati nelle ultime due stagioni, ma per il Super Bowl LVI rimangono i favoriti, e chiunque vorrà vincere sa che dovrà prima passare su di loro.

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Carlo Giustozzi

Nato nelle Marche nel 2003, nel tempo libero cerco di unire la passione per lo sport e quella per la scrittura, con la speranza di farlo per vivere, un giorno. Parlo di parecchie cose, soprattutto pallacanestro, football americano e ciclismo.

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