[NFL] Week 3: Miami Dolphins vs Atlanta Falcons 27-23
43 secondi alla fine. Ryan Tannehill, che 4 minuti prima e 74 yards più indietro aveva dato inizio al drive decisivo della partita con i suoi Dolphins sotto di soli tre punti, prende lo snap sulla linea dell’ultima yard, si gira, finta l’handoff sul suo tight end Charles Clay schierato come half back, arretra di due passi e lancia un lob morbidissimo per l’altro tight end Dion Sims che, nel fondo dell’end zone, riceve con una mano sola il touchdown del 27-23.
Lo stadio, i giocatori, gli allenatori, i tifosi davanti alla tv, tutti quanti esplodono di gioia. Mancano ancora 38 secondi ma ci penserà la difesa a fermare l’ultimo disperato tentativo di Matt Ryan. Miami è 3-0; Ryan Tannehill sta davvero diventando un vero quarterback. Ed è difficile dire quale delle due notizie sia più dolce per i tifosi dei Dolphins.
La partita è stata, per certi versi, strana, con i Falcons quasi sempre in controllo del pallone ma quasi mai capaci di dare l’impressione di poter uccidere la gara. Perfino nel primo tempo, nel quale Atlanta ha avuto la palla per quasi 23 minuti contro poco più di 7 di Miami, il divario nel punteggio non è mai stato incolmabile e quando i Falcons si sono trovati sopra di 10 punti (10-0, dopo il touchdown di Jason Snelling a chiudere il primo lunghissimo – 8:48 minuti – drive della gara ed un calcio di Bryant) i Dolphins hanno reagito subito, segnando dopo solo 6 giochi e 3 minuti scarsi il touchdown del 10-7 con il running back Daniel Thomas.
E nel terzo quarto succederà più o meno la stessa cosa, con Atlanta che segna il touchdown del momentaneo 20-10 e Miami che nel drive successivo risponde subito con un calcio del rookie Caleb Sturgis, riportandosi a contatto.
Le cifre, quindi, raccontano una partita diversa da quella che si è vista. 24 primi down per Atlanta contro 16. 377 yards totali d’attacco per Atlanta contro 285. 5 sacks per Atlanta contro zero. Più di 37 minuti di possesso totale per Atlanta contro poco meno di 23. E, ciononostante, non solo i Falcons non hanno stravinto ma, alla fine, hanno perso.
Si potrebbe pensare ad una prestazione monstre della difesa di Miami, capace di fermare l’attacco avversario anche dopo avergli concesso molte yards. Invece non è proprio così; Matt Ryan (23/38, 231 yards, 2 touchdown, 1 intercetto – ma nell’ultimo passaggio della gara – ed un rating finale di 84.4) ha fatto più o meno quello che ha voluto per praticamente tutta la partita.
I blitz che la difesa di Miami gli ha spesso e volentieri scatenato contro non hanno sortito alcun effetto, anzi più i Dolphins blizzavano più lui continuava imperterrito a completare passaggi: il solo Julio Jones – immarcabile – chiuderà ad esempio con 9 ricezioni per 115 yards. Solo che ieri Miami era intenzionata a ribattere colpo su colpo e, nonostante tutto, ce l’ha fatta.
I Dolphins hanno battuto una squadra forte – davvero forte – senza pezzi importanti in difesa (il nose tackle Paul Soliai e il cornerback Dimitri Patterson fuori dall’inizio e Cameron Wake fuori per tre quarti di partita per un infortunio al ginocchio (e questa potrebbe essere una brutta notizia).
Hanno prevalso anche se hanno concesso ai Falcons quasi 5 yards per ogni corsa (146 yards in totale) e hanno tenuto palla per un quarto d’ora complessivo in meno dei loro avversari. Hanno vinto anche se Ryan Tannehill (24/35, 236 yards, 2 touchdown, 1 intercetto e un rating finale di 94.5) ha spesso avuto molto poco tempo per lanciare e si è preso cinque sack, mentre Matt Ryan a volte riusciva a farsi un panino prima dei lanci e la sua divisa non ha mai visto l’erba da vicino; ma proprio sotto i blitz Tannehill ha completato 15 passaggi su 18, una percentuale dell’83%, la seconda miglior prestazione in tal senso della sua carriera.
Di più: ha completato 9 passaggi su 10 in situazioni di terzo down, chiudendo per sette volte il down; e il fatto che nell’ultimo vittorioso e splendido drive di 13 giochi e 75 yards l’offensive coordinator di Miami Mike Sherman abbia chiamato 12 passaggi ed una sola corsa dimostra quanto il giovane quarterback goda della fiducia di tutto il coaching staff.
Insomma, secondo le cifre questa era una partita che i Dolphins avrebbero dovuto perdere, e invece l’hanno vinta. E, se riesce a vincere giocando male, cosa potrà fare questa squadra quando imparerà a giocare bene? Tanto per cominciare, sta già facendo sognare i tifosi, dopo tanti anni di delusioni. In questo, va già bene così.
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