I Bears sono ancora vivi! (Chicago Bears vs Minnesota Vikings 33-27)

U.S. Bank Stadium, Minneapolis.

La stagione, come si dice da quelle parti, è “on the line” sia per i Bears, sia per i Vikings. Le due grandi deluse della NFC North si litigano gli avanzi con ferocia mentre Green Bay passeggia indisturbata verso la post-season.

Succede però, che come nel 2018 i Vikings si fanno sorprendere sul loro terreno subendo una spallata che li butta fuori dalla corsa playoffs per mano dei Chicago Bears di Trubisky. Per essere corretti, l’eliminazione non è ufficiale perchè al team di Mike Zimmer rimane ancora un risicatissimo 16.7% di possibilità, ma la sfida di Natale di venerdì prossimo contro i Saints potrebbe realmente scrivere la parola fine.

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Dall’altra parte c’è Chicago, rinsavita offensivamente e mentalmente. Una Chicago che fa solo rabbia ai propri tifosi perchè l’essersi fatti sfuggire la vittoria contro i Lions in quel modo osceno, e allo stesso tempo aver subito una sconfitta con i Vikings in una partita tutt’altro che proibitiva dove l’attacco non ha praticamente mai giocato, obbliga i Bears non solo a vincere, ma a sperare nella contemporanea sconfitta dei Cardinals. Che però non arriva, e bisogna rimandare tutto al prossimo weekend o a quello dopo…

Il fattore positivo è quello di avere ancora una stagione da portare a termine, quando solo pochi giorni fa sembrava tutto tristemente finito nel solito nulla. Tuttavia, se le chance playoffs dei Vikings sono minime, quelle dei Bears non vanno molto meglio: Chicago infatti ha il 21.4% di possibilità di qualificarsi alle fasi eliminatorie. Insomma, poche. Le stesse possibilità che hanno i New York Giants, e questo la dice lunga. Men che meno se si valuta che in week 17, al Soldier Field arriveranno i Packers di Rodgers che contro Chicago hanno già abbondantemente banchettato. Qualsiasi risultato al di fuori del Super Bowl costerà la panchina di Nagy, non importa se alla fine i Bears arriveranno ai playoffs scavalcando i Cardinals che invece affronteranno due divisional game contro 49ers e Rams (a parità di record, passa Chicago).

La situazione è contorta, il livello di frustrazione della fanbase ha spinto la proprietà della Halas Hall ad iniziare le ricerche per trovare i sostituti per i vertici, e non solo. Intanto, l’acqua tocca la gola e Chicago sembra aver imparato a nuotare: Trubisky ha la parvenza di un vero QB NFL, la linea non concede penalità, il capo allenatore trova le risposte agli enigmi grazie alla fiducia riposta in modo obbligato nel suo Offensive Coordinator. Troppo tardi signori. Troppo tardi. Tutti i vostri sforzi sono figli della paura di perdere il posto e non delle potenzialità reali. There won’t be any 2021 Bears for y’all (non ci sarà nessun 2021 in maglia Bears per voi).

Persino il triste running game di David Montgomery ha trovato la sua strada in attacco, ieri esploso per il suo career high con 146 yard e 2 touchdown (+ 16 in ricezione). Addirittura meglio del potente Dalvin Cook, incontenibile anche per la difesa Bears con 132 yard e 1 TD.

Cook andava tenuto lontano dalla cucina, perchè se il ragazzo di FSU si siede a tavola mangia tutto quello che trova. E difatti, Dalvin forza la porta e si riempie la pancia a sfinimento. Le sue corse sono perfettamente funzionali al gioco sui lanci di Cousins e impediscono alla difesa di Chicago di prendere le misure. Proprio attraverso i lanci, Minnesota ha la possibilità di colpire la difesa di Pagano che non dispone di ben tre defensive back importanti, Jaylon Johnson su tutti. Così Adam Thielen, WR1  e principale minaccia vikinga, viene dimenticato solo in end-zone e lasciato libero di segnare invece di soffrire la marcatura in raddoppio nella red-zone come manuale del gioco vorrebbe; mentre il rookie, che tutto sembra tranne che un rookie, Justin Jefferson super ogni record e fa brillare gli occhi di chi lo guarda. Per Jefferson ieri 104 yard, 1.182 in stagione, 16.2 di media a ricezione nelle 73 effettuate, 7 touchdown. Un fenomeno degno della chiamata All Pro.

Viene strano pensare che i Vikings abbiano potuto perdere a fronte di quanto scritto nei numeri dei loro attaccanti, ma la difesa ha concesso qualcosa di troppo e anche Allenn Robinson II ha fatto vedere le streghe a qualcuno nelle retrovie. Trubisky, con le sue corse, ha mandato spesso fuori giri la difesa viola colpendola con astuzia. Tutto l’incontro però, si riassume in due occasioni dove l’attacco di Mike Zimmer sfida la difesa di Chuck Pagano per la conversione (azzardata) di un 4th and 1. Roquan Smith e soci sbattono la porta in faccia a Kirk Cousins entrambe le volte e la difesa dei Bears vince la partita. 

Zimmer, nella prima di queste azioni, aveva mandato in campo lo special team per calciare un punt, ma il timeout chiamato dalla sideline Bears lo ha stimolato a cambiare idea cascando nel tranello psicologico. Strategia azzeccata di Nagy, per una volta, che beffa il tecnico avversario e strappa una vittoria tanto importante, quanto potenzialmente inutile. Purtroppo per i Vikings, un’altra stagione passa ai registri in negativo, rimango del parere che Zimmer e Cousins non siano adatti a questo contesto di football. Che cerca di stabilirsi nello scenario con successo seminando il campo molto bene, ma che quando deve fare i conti con il salto di qualità si perde completamente via. Qualcosa, per certi versi, di molto simile a quello che si vive a Chicago da anni.

Dunque la situazione in casa Bears non finisce di convincere gli spettatori. Questi sono ormai feriti nei sentimenti, come se il partner li avesse ripetutamente traditi tornando poi in ginocchio con scuse e promesse elusorie, volutamente ingannevoli. Ma qui nessuno è fesso! cit.

Ci divertiremo a guardare le ultime partite, sempre senza perdere la speranza perchè infondo, a questo giochino evasivo, ci siamo abituati. Come ci siamo abituati, nonostante le delusioni, a recarne altre a nostra volta vedi i danni inflitti negli ultimi anni ai Minnesota Vikings ad esempio.

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Per il momento la delusione rimane la candidata principale per il ruolo di miglior attrice protagonista, chissà che magari verso il finale del film possa esserci un inaspettato colpo di scena. 

alex cavatton firma area 54

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