La pagella dei Divisional Playoff

Messe alle spalle le quattro partite dei Divisional Playoff è tempo di pagella.

10

Derrick Henry e la difesa dei Tennessee Titans. Henry è un gigante tra i bambini, non ricordo un running back dominare così i play-off dai tempi di Terrell Davis. La scalata al Championship è stata possibile poi grazie a una difesa poco pubblicizzata ma estremamente efficace. Capolavoro nel contenere Lamar Jackson ed esporre i punti deboli dei Baltimore Ravens.

9

Patrick Mahomes e Travis Kelce. I Kansas City Chiefs le hanno provate tutte per complicarsi la vita nel primo quarto. Quello che hanno messo in pieni dal secondo in avanti però è già nella storia delle rimonte più incredibili dei play-off. Si è rivisto finalmente il fenomenale Mahomes che ha incantato nel 2018 e che con Lamar Jackson rivoluzionerà la Nfl negli anni a venire

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8

Il coaching staff dei San Francisco 49ers. L’attacco di Minnesota presentava parecchie possibili insidie. Contro le corse in regular season i Niners avevano patito. I rientri di Dee Ford e Kwon Alexander sono stati combustibile perfetto per un motore assemblato al meglio. Cook annullato. Cousins cancellato. Altrettanto ottima la prova sul lato opposto della palla. I Vikings avevano zittito a domicilio Drew Brees, Michael Thomas e Alvin Kamara. San Francisco ha sorpreso i gialloviola correndo più del previsto, lasciando George Kittle come specchietto per le allodole e scivolando via fin dal primo drive senza troppi problemi.

7

Aaron Rodgers e Davante Adams. Non saranno ancora i cari bei vecchi tempi, ma al Lambeau Fields Rodgers sfodera una buonissima prestazione, grazie soprattutto al suo bersaglio preferito.

6

Russell Wilson. Ci prova a tenere vive le speranze dei Seattle Seahawks. E quasi ci riesce. Senza nessuno dei primi tre running back della stagione regolare però è una missione realmente impossibile. Soprattutto considerando che i Seahawks degli ultimi due anni sono costruiti per correre. Nemmeno la linea gli ha dato una mano.

5

Gli arbitri di Seattle-Green Bay. Quello spot concesso ai Packers lascia qualche dubbio, che non toglie nulla al risultato ma forse avremmo potuto assistere a un finale più avvincente.

4

I ricevitori dei Baltimore Ravens. Jackson aveva bisogno di una mano dai suoi compagni in una partita architettata alla perfezione dagli allenatori della difesa di Tennessee. Invece. Troppi errori che hanno messo ancora più in difficoltà il loro compagno.

3

Coaching staff dei Minnesota Vikings. L’altra faccia della medaglia rispetto alla partita di New Orleans preparata alla perfezione. Non si è visto nemmeno il fuoco nei Vikings, sembrati appagati dal successo di sette giorni prima. Una sensazione emersa anche due anni fa dopo il Minneapolis Miracle, sempre contro i Saints. Chiaro che lo staff finisca nel mirino. Male anche il ritornatore Marcus Sherels.

2

Pete Carroll, head coach Seattle Seahawks. Perché? Per non aver dato la palla a Marshawn Lynch a una yard dalla end zone nel Super Bowl XLIX perso contro i New England Patriots. Lynch cinque anni dopo, senza aver giocato in regular season, e con pochi allenamenti sotto i paraspalle, è riuscito a trasformare in touchdown la stessa situazione per due volte contro i Packers domenica scorsa. Seattle avrebbe un anello in più. Nessuno voleva rigirare il coltello nella piaga, ma dopo quello che abbiamo visto…

1

Bill O’Brien, head coach Houston Texans. Peccato mortale scialacquare i regali gentilmente offerti dai Chiefs a inizio partita. Quella finta di punt assolutamente non necessaria nel secondo periodo è un harakiri. La rimonta probabilmente sarebbe arrivata lo stesso, ma perché propiziarne il principio personalmente così?

0

A tutti quelli che dopo la sconfitta di Baltimore hanno scaricato fiumi di scemenze su Lamar Jackson. Ho rivisto la stupidità di chi attaccava Peyton Manning. Quello che ha fatto in regular season il numero 8 gialloviola è stato incredibile, non sarà una sconfitta ai playoff a cancellarlo. Ah, ricordo ai signori critici (o forse sarebbe meglio dire haters) che ha appena compiuto 23 anni.

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Un Commento

  1. Mi trovo d’accordo, specie sullo zero. Jackson non ha giocato male, il primo intercetto non è casuale, poi alla fine con la disperazione ha sbagliato, ma ormai era fatta. I ricevitori avevano le mani fredde, e Ingram non stava bene, la difesa ha fatto pena, mentre gli avversari hanno giocato alla grande. C

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