Delusione a Dallas (Washington Redskins vs Dallas Cowboys 16-47)

E’ finita come doveva finire, con gli Eagles ai playoff e i Dallas Cowboys a casa a leccarsi le ferite in attesa dell’esonero molto probabile di coach Garrett (che pare abbia già detto ai suoi collaboratori di cercarsi una nuova sistemazione). In realtà l’ultimo impegno di regular season dei Cowboys è stata una schiacciante vittoria contro i Washington Redskins, letteralmente decimati dagli infortuni, ma la contemporanea vittoria di Philadelphia ha determinato l’esclusione dei texani dai playoff con un record finale di 8-8.

Alla fine sarà naturalmente il coaching staff a pagare, ma la realtà è che Dallas si porta dietro problemi soprattutto psicologici non indifferenti. Prendete Amari Cooper, pagato molto (una prima scelta) lo scorso anno per prelevarlo dagli Oakland Raiders. Dopo essere arrivato a metà stagione 2018, il numero 19 visse una seconda metà di campionato in terra texana assolutamente super, con 66 ricezioni per 896 yard e 7 touchdown in 11 gare fra regular season e playoff. In questo 2019 però il rendimento di Cooper è stato all’altezza in casa, ma assolutamente deficitario fuori, oltre a qualche problema di troppo a livello fisico.

In generale credo che l’istantanea migliore l’abbia data Troy Aikman, ex grandissimo quarterback degli stessi Cowboys, che commentava domenica sera la sfida dell’AT&T Stadium per la Fox, il quale ha detto: “Quando Dallas gioca al massimo, può battere chiunque, ma quando gioca male, gioca davvero male”. La cosa sorprendente è che a livello di statistiche generali sembra impossibile che Dallas non sia approdata ai playoff, potendo vantare il miglior attacco della NFL e la nona miglior difesa. Tra l’altro, con 6904 yard guadagnate, l’offense edizione 2019 è diventata la più prolifica nella storia dei Cowboys, polverizzando il precedente record di 6390 yard che resisteva dal 2009. 

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In più tutto sommato i Cowboys sono stati abbastanza risparmiati dagli infortuni, cosa che non è avvenuta per esempio per Philadelphia che, anche per questo, merita in pieno l’accesso alla post season. E’ chiaro che se Garrett dovesse essere sollevato dall’incarico, il posto vacante presso la One Cowboys Way a Frisco sarebbe il più appetibile fra quelli disponibili, perché onestamente il talento in casa Cowboys non manca di certo.

I Redskins sono invece reduci dall’ennesima stagione assolutamente negativa e infatti poche ore dopo il k.o. contro Dallas il presidente e general manager Bruce Allen è stato messo alla porta senza troppi complimenti dal proprietario Daniel Snyder, che già aveva licenziato l’head coach Jay Gruden dopo 5 giornate di campionato. E due giorni dopo la fine della stagione Snyder ha già ingaggiato il futuro head coach, quel Ron Rivera che a sua volta è stato licenziato dai Carolina Panthers a dicembre, ma che è considerato un ottimo capo allenatore.

Il record finale di 3-13 in questo 2019 eguaglia la peggior prestazione dei Redskins dal “merger”, da quando cioè la NFL ha inglobato la AFL, e per trovare una prestazione peggiore bisogna risalire addirittura al 1961. L’allontanamento di Allen e l’arrivo di Rivera segnano un punto di svolta per una delle franchigie storiche della NFL, ma i punti interrogativi non mancano, a partire dal comportamento che terrà Snyder, un presidente decisamente ingombrante che spesso ha preso o ha interferito in decisioni tecniche non di sua competenza.  Il nuovo coach avrà probabilmente più potere decisionale di Gruden, ed il primo commento di alcuni ex giocatori di Rivera è che il suo arrivo cambia decisamente le prospettive dei Redskins, anche se alla luce di questo 2019 non gli mancherà di certo il lavoro.

Il primo problema da risolvere sarà naturalmente la maturazione del quarterback Dwayne Haskins, prima scelta del 2019, che ha dimostrato di non essere pronto mentalmente per guidare un team NFL, anche se durante la stagione ha fatto qualche deciso passo avanti. Poi naturalmente ci sarà da valutare il runner Derrius Guice, seconda scelta del 2018, che in due stagioni ha saltato 27 partite su 32; ma nel complesso ci sarà da risollevare un team il cui attacco è stato il trentunesimo per yard guadagnate e la cui difesa ha terminato al ventisettesimo posto per yard concesse.         

Tornando al match di domenica, Dallas ha faticato all’inizio poi si è scatenato Gallup che nel solo secondo tempo ha messo a segno 4 ricezioni per 90 yard e ben tre touchdown. Contro un secondario messo assieme alla bell’e meglio hanno fatto un figurone anche un Cobb che comunque si è rivelato prezioso durante tutto l’anno e lo stesso Cooper che, sentendo aria di casa, ha aggiunto altre 4 palle catturate per 92 yard, mentre Prescott è andato oltre le 300 yard lanciate per la settima volta in stagione. Il rushing game non è stato da meno con Elliott che ha terminato con 18 portate per 122 yard e una meta, seguito da Pollard (14-60), e in totale l’attacco dei Cowboys ha guadagnato via terra 223 yard contro una difesa che la settima precedente ne aveva lasciate 206 ai Giants.

La difesa di Dallas ha invece concesso qualcosa all’attacco dei Redskins per due quarti e mezzo, poi la pressione dei vari Hyder, Collins e Quinn e le buone giocate in copertura del linebacker Jaylon Smith e del cornerback Awuzie, che però ha vissuto un anno piuttosto deludente, hanno annullato l’attacco ospite che non ha più chiuso un down.

I Redskins schieravano in cabina di regia Case Keenum, dopo il k.o. alla caviglia che aveva appiedato il rookie Haskins, e viste le circostanze l’ex Vikings e Broncos non ha demeritato, chiudendo 18 su 37 per 206 yard con un touchdown e un intercetto. Parlavo di circostanze, si perché fra tight end e receiver i Redskins schieravano due rookie, Steven Sims e Kelvin Harmon, Jeremy Sprinkle, che in tutto il 2019 aveva ricevuto appena 26 palloni, e due atleti, Cam Sims e Hale Hentges, che in stagione avevano totalizzato 2 ricezioni a testa. E contro Dallas non sono assolutamente spiaciuti né Steven Sims, autore di 5 ricezioni per 81 yard, né il tight end Hentges (4-62) e neppure Harmon (3-33). Il rushing game ha visto come assoluto protagonista l’inossidabile Adrian Peterson che alla bella età di 34 anni ha dimostrato di avere ancora benzina nel motore ed ha chiuso con 13 corse per 78 yard alla notevolissima media di 6 yard a portata.

La difesa ha messo in mostra ancora una volta una linea assolutamente promettente, con il rookie seconda scelta Sweat, un ibrido defensive end-linebacker, che ha giocato un match strepitoso con due sack, un hit un fumble forzato e numerose giocate importanti.  Sweat insieme all’ottimo end Ioannidis e ai tackle Allen e Payne ha tenuto in partita i Redskins per quasi tre quarti e sicuramente il nuovo coach Rivera potrà costruire la nuova difesa attorno a questo quartetto.

A livello di copertura hanno faticato un po’ tutti, dai cornerback Webster e Colvin ai linebacker Bostic e Anderson, ma c’è da notare che nei giorni precedenti la gara con Dallas, i Redskins avevano messo in IR anche il cornerback Moreau e la safety Nicholson, il che aveva portato a 8 il numero di giocatori del secondario nella injury reserve, un dato che se non è un record nella storia della NFL poco ci manca. E tanto per darvi un’idea, nessuno dei cinque defensive backs partenti, oltre ai citati Colvin e Webster anche Maurice Smith, Jeremy Reaves e Coty Sensabaugh aveva messo piede in campo con la divisa Redskins prima di metà ottobre.

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Eppure in avvio di match la difesa di Washington riusciva a contenere Prescott e compagni nonostante l’attacco facesse l’impossibile per metterla in difficoltà. Dopo un three and out di Dallas infatti, i Redskins perdevano due volte il pallone nella propria metà campo. Prima Jaylon Smith intercettava Keenum, poi Peterson perdeva l’ovale sul placcaggio del linebacker Malcolm Smith. In entrambi i casi però i Cowboys dovevano accontentarsi di un field goal grazie alle ottime giocate di Sweat, ad una sanguinosa perdita di 8 yard su un passaggio a Elliott ottimamente bloccato dal linebacker Hamilton e ad un costoso drop di Gallup. In avvio di secondo quarto Dallas restituiva però il favore, con Sweat che “saccava” Prescott con relativo fumble recuperato da Hamilton. I Redskins erano a questo punto sulle 16 di Dallas, ma in tre tentativi percorrevano appena tre yard e Hopkins metteva fra i pali la palla del 3-6. Sul rovesciamento di fronte Dallas riusciva però ad allungare: Cooper con un gran salto eludeva la guardia non certo irreprensibile di Ladler (free agent firmato il venerdì prima del match) e arrivavano 48 yard. Poi due azioni dopo Prescott riusciva a sfuggire alla pressione dei Redskins e pescava in end zone Elliott per il 13-3 che diventava 20-3 pochi minuti dopo, grazie ad una gran galoppata da 33 yard di Elliott che seguiva i blocchi devastanti delle guardie Looney e Martin.

Washington però non si perdeva d’animo e prima dell’intervallo accorciava le distanze: due belle corse di Peterson ed un personal foul di Jaylon Smith facevano approdare gli ospiti nella metà campo di Dallas. Poi Keenum pescava bene Harmon per un guadagno di 25 yard e alla fine era Steven Sims a ricevere in meta dopo un bel movimento la palla del 10-20. In avvio di terzo quarto i Redskins si avvicinavano ulteriormente: una gran accelerazione di Peterson fruttava 32 yard, poi su una pessima copertura a zona dei linebacker di Dallas, Keenum trovava Hentges per altre 24 yard. Sulle 24 di Dallas il drive andava in stallo ma Hopkins centrava i pali per il 13-20.

La risposta di Dallas era però immediata: sull’asse Prescott-Cooper arrivavano 21 yard, poi Prescott di incaricava di portare il pallone e di forza guadagnava altre 23 yard. Quindi sulle 4 dei Redskins Gallup faceva un mezzo miracolo agguantando un pallone alto di Prescott nonostante la buona copertura di Colvin, e si era sul 13-27. L’ultimo sussulto dell’attacco dei Redskins arrivava su una gran giocata ancora di Steven Sims che correva una traiettoria ad attraversare il campo bruciando il cornerback Lewis, riceveva il pallone di Keenum poi si involava nel cuore della difesa Cowboys per un guadagno di 65 yard. Alla fine i Redskins dovevano nuovamente accontentarsi di un calcio di Hopkins ma da questo momento la partita diveniva un monologo dei Cowboys con un altro field goal dell’ottimo Forbath che precedeva le due segnature di Gallup. A questo punto però i 90.000 dell’AT&T Stadium non avevano molto di cui gioire perché gli Eagles avevano praticamente messo in ghiaccio la gara a New York e l’ultimo calcio di Forbath faceva calare il sipario su un 2019 tutto da dimenticare per i texani.

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