Tutto sotto controllo (Buffalo Bills vs Miami Dolphins 37-20)
Una delle rivalry classiche della AFC East si presentava quest’anno in maniera decisamente anomala rispetto al passato più recente (non parliamo degli anni Ottanta e Novanta per evitare attacchi di nostalgia). Le due squadre quest’anno sono su due piani diversi. Buffalo in crescita, con un nucleo giovane che McDermott sta consolidando e facendo crescere in maniera sostenibile. Miami, come più volte evidenziato, ha iniziato un processo traumatico quanto si vuole ma sta seguendo con forza un piano.
Buffalo arriva rinfrancata dal bye e ne aveva bisogno, poichè il motore stava iniziando a perdere giri. Miami è reduce da due successi, il primo visto come l’acqua nel deserto (parliamo chiaro, uno 0-16 può essere funzionale per le scelte ma è sempre un brutto risultato che rimane, quindi “rompere l’uovo” non è mai un errore), il secondo quasi insperato. Ma le ultime due partite hanno fatto passare un messaggio molto chiaro da South Beach. Non potete convincere un giocatore a giocare per perdere e se Flores al primo anno deve costruire lo spirito di squadra come fondamenta dell’edificio lo sta facendo eccome.
La partita quindi segue un copione abbastanza prevedibile. Buffalo prende il controllo da subito in attacco, stabilisce le corse subito con Singletary e va sul tabellone con Hauschka. Miami inizialmente cozza contro un muro, perchè la difesa dei Bills ha fisicità e tecnica in linea con ambizioni da playoff. Come evidenziano in cronaca Dedes e Archuleta, i numerosi late stunt dei vari Edmunds e Milano mandano in confusione la linea offensiva dei Dolphins, la pressione su Fitzpatrick è sempre pesante, Ballage non guadagna nemmeno le briciole. A parti inverse la difesa di Miami soffre anche le assenze di Charlton e McMillan (oltre a quelle di lungo termine, Xavien Howard per dirne uno).
Buffalo chiude il primo quarto su un comodo 13-0 e non si volterà più. Il TD arriva da un lancio di Allen per John Brown, che mette costantemente in difficoltà il volenteroso Needham, fino a bruciarlo per un guadagno di 40 yard per la segnatura. A questo punto bisogna cominciare anche a parlare di Josh Allen. Il talento è ancora molto grezzo perchè a volte legge in modo non ottimale, a volte ha un tocco discutibile, a volte forza troppo. Ma questo ragazzo sta accumulando tempo ed esperienza e se McDermott lavora sui suoi difetti, i pregi che può mettere sul piatto della bilancia sono terrificanti. Allen è un Roethlisberger 2.0, ha un cannone al posto del braccio e dal punto di vista dell’atletismo fa decisamente un altro lavoro rispetto a qualsiasi altro QB che non si chiami Lamar Jackson.
Miami nel frattempo comincia a fare i suoi aggiustamenti, la protezione della OL migliora e Fitz comincia a trovare Parker (7-135 per lui, decisamente in linea con una bella stagione) e Hurns con buona continuità. Alla fine si resta quasi perplessi quando la prima segnatura dei padroni di casa arriva su una corsa di Kalen Ballage (diciamolo, il backfield di Miami ha avuto gente migliore anche nel recente passato, senza scomodare Ricky Williams…). Sulla classicissima up-the-middle va sottolineato il blocco decisivo su Edmunds del fullback rookie Chandler Cox (poichè vediamo i fullback come una razza a rischio estinzione, ci fa piacere notarlo).
La partita qui ha un sussulto, perchè lo special team aquaorange gioca il primo jolly. Jason Sanders inganna magistralmente il receiving team con un calcettino appena sufficiente a superare le 10 yard regolamentari e riesce a ricoprirlo lui stesso, festeggiando al meglio il premio di special team player of the week della scorsa settimana. Purtroppo poco dopo Hurns tratta malissimo una bella palla di Fitz e i Bills (decisamente attenti ai turnover) si riprendono palla sulle loro 25. Allen passeggia senza troppi patimenti per il campo fino a trovare il TE Knox con un passaggio di 23 yard che porta gli ospiti su un comodo 23-7.
La sensazione di comodità dura veramente poco, perchè sul kickoff di Hauschka Grant riceve il prolato forse un passo entro la propria endzone. E da qui in poi mette in chiaro per quale motivo lui è uno dei sopravvissuti del roster dei Fins. Un cambio di direzione verso le 10 sbilancia metà del receiving team, passa poi in mezzo alle linee e sulle 50 ha bisogno di una semplicissima finta per salutare anche Hauschka (che non è che si sia dannato per placcarlo, va detto). Un ritorno elettrizzante di 101 yard che porta le squadre a riposo sul 23-14, con Miami che riavrà la palla.
Già, ma qui nessuno si fa troppe illusioni perchè le statistiche dei Dolphins nel secondo tempo sono abbastanza chiare. E imbarazzanti. Allen trova con continuità i suoi bersagli. Arriveranno il secondo TD di Brown e un TD di corsa di Allen stesso. Miami segna con una corsa di Grant dalla Wildcat.
Buffalo da qui in poi gestisce, ha davvero una difesa molto forte (il corner Tre’davious White sta viaggiando verso i quartieri alti del suo ruolo) e la partita ha detto quello che ci si aspettava. Il tempo di dare la possibilità al grande vecchio Frank Gore di avvicinarsi ancora alle yard totali di Barry Sanders (n.3 all-time) e la partita è archiviata.
I Dolphins andranno a Cleveland e per buona sorte di Fitz e della sua artigianalissima OL non troveranno ad aspettarli Myles Garrett (a cui una pausa di riflessione non potrà che giovare). Il resto del loro cammino è abbastanza segnato. Quest’anno è un sacrificio continuo in attesa di poter prendere Tagovailoa un franchise QB al prossimo draft stimolando al contempo i propri giocatori a dare il proprio meglio per rimanere a bordo di una nave che può arrivare in lidi migliori.
I Bills cominciano a valutare e a pesare il resto del calendario, perchè parlare di Wild Card in questo momento è tutt’altro che un azzardo, sia chiaro. Allen e i suoi riceveranno in casa i Broncos, avversario in difficoltà ma mai da sottovalutare.