Il riassunto di Week 1 NCAA

Finalmente ci siamo!!

Dopo aver incoronato Alabama come regina del College Football nella finale contro Georgia, riprende finalmente la nuova stagione NCAA, che inizia esattamente come l’avevamo lasciata e cioè con la squadra di Saban che infila l’ennesima vittoria, quella che gli consente di trascorrere la 105esima settimana (a pari merito con Ohio State) in testa al ranking. Confermate anche la seconda e terza posizione con Clemson e Georgia a valanga rispettivamente contro Furman e Austin Peay mentre sale al 4 posto la banda di Urban Meyer che stravince il confronto contro Oregon State.

Vittorie senza patemi anche per Wisconsin su Western Kentucky, Oklahoma che demolisce FAU, West Virginia che batte Tennessee, TCU su Southern e Mississippi State contro Stephen F. Austin.
Chi invece ha fatto più fatica del previsto ed anzi ha rischiato l’upset è Penn State che risolve la pratica Appalacchian State solo all’overtime e Michigan State che riesce ad avere ragione di Utah State solo negli ultimi minuti di partita.

week 1 ncaa penn state

Pubblicità

Nei match clou della week 1 vittoria a fatica di Auburn che batte Washington grazie ad una grande difesa ed approfittando degli errori degli avversari, Notre Dame che nonostante il punteggio racconti un’altra storia si è dimostrata nettamente superiore a Michigan, LSU che ha vinto facile contro una Miami irriconoscibile ed infine la vittoria di Virginia Tech contro una Florida State allo bando e senza alcuna identità offensiva.

In fondo al ranking vincono anche Boise State che batte Troy, Oregon che infligge 58 punti a Bowling Green, South Carolina facile su Coastal Carolina e continua anche il percorso netto di UCF che si conferma squadra ultra offensiva grazie alla vittoria contro UConn e ad uno scatenato McKenzie Milton.

ncaa week 1 ucf uconn

Washington vs Auburn 16-21

La partita più importante della week 1, che vedeva di fronte due squadre dal grande potenziale offensivo è stata invece risolta dalle difese. Auburn e Washington infatti hanno giocato una partita strana, con tanti errori da una parte e dall’altra ma alla fine la squadra di Malzhan è stata più cinica ed è riuscita ad approfittare degli errori degli avversari. Gli Huskies infatti dopo aver recuperato 9 punti di svantaggio a suon di FG, sono entrati in un vortice di errori che li hanno portati prima a sbagliare il calcio del sorpasso e nel drive successivo sulle 3 yard di Auburn, Browning ha perso il pallone del potenziale +5. Il sorpasso del team di Petersen è arrivato lo stesso qualche drive più tardi con il FG di Peyton Henry ad inizio del quarto quarto ma è stato l’ultimo squillo di tromba di una squadra confusa e senza una identità offensiva chiaramente definita.

Le War Eagle invece hanno fatto di necessità virtù e pur non disputando una partita stilisticamente perfetta hanno fatto il minimo indispensabile per portare a casa la vittoria. Stidham, se parliamo di statistiche, non ha certo giocato una delle sue migliori partite ma ha dimostrato freddezza e senza un vero playmaker offensivo (com’era l’anno scorso Kerryon Johnson) ha comunque condotto la sua squadra ad una vittoria importante e che da morale per il resto della stagione.

Michigan vs Notre Dame 17-24

Chi aveva grandi aspettative sulla squadra di Jim Harbaugh è uscito da South Bend con una sequela di dubbi senza fine. I Wolverines, che per l’esordio schieravano dietro il centro il nuovo “acquisto” Shea Patterson, hanno giocato una partita povera a livello offensivo e per 58 minuti non sono stati in grado di segnare neanche un TD. Per carità: non andiamo subito a crocifiggere un grande talento come Patterson che arriva dall’esperienza con Ole Miss e quindi da una conference diversa, in un contesto diverso e da un game plan agli antipodi rispetto a quello cui era abituato. Tuttavia la assoluta pochezza della offense di Harbaugh, unita ad un game plan troppo conservativo e la mancanza totale di un playmaker, hanno reso una squadra con mire di PO ad un team che a malapena può aspirare ad una stagione con record positivo.

Il punteggio non dice tutta la verità rispetto all’andamento della sfida perché un solo possesso tra i due team potrebbe raccontare una storia diversa; gli Irish hanno invece dominato grazie ad un primo quarto giocato con il turbo (ed un Wimbush ispiratissimo) e nonostante la difesa di Michigan abbia preso le misure, si sono limitati a gestire senza rischiare praticamente nulla. Notre Dame potrebbe essere la sorpresa di questa stagione ed il fatto di aver ottenuto la vittoria contro un avversario comunque di prestigio con il minimo sforzo, la dice lunga sul potenziale inespresso e a disposizione del team di coach Brian Kelly.

Miami vs LSU 17-33

Anche nella sfida giocata all’AT&T Stadium di Arlington TX, c’è stata una sorpresa. O meglio, una mezza sorpresa. E’ vero che Miami godeva dei favori del pronostico, e del fatto che fosse all’ottavo posto del ranking ma LSU non voleva certo vestire i panni della vittima sacrificale. La squadra di Orgeron, in barba a bookmakers e allibratori, ha invece dominato la partita per 3/4 di gara, annullando completamente l’attacco di Miami e mettendo in mostra i nuovi gioielli della Death Valley, Nick Brossette e Joe Burrow. Il transfer da Ohio State non ha messo in fila numeri esaltanti ma ha dimostrato lucidità, gestendo al meglio una partita che i Tigers hanno vinto grazie al gioco su corsa; anno dopo anno infatti LSU riesce sempre a trovare un’alternativa nel running game e dopo le scorribande di Fournette e Guice sembra essere il turno di Brossette che ha corso per 125 yard e mettendo a segno 2 TD.

Pubblicità

Miami invece è stata in partita per i primi 10 minuti, dove stava anche controllando bene la offense avversaria, poi è calata in un sonno profondo, in un blackout che neanche coach Richt è riuscito a spiegarsi. Rosier è entrato letteralmente nel pallone, completando solo il 40% dei tentativi e lanciando 2 intercetti di cui uno riportato in endzone. LSU poi ha chiuso la sfida nei primi 15 minuti dove è andata al riposo con 24 punti di vantaggio, margine impossibile da colmare per gli Hurricanes visti in campo. A coach Richt spetterà adesso il compito di ricompattare la squadra a partire dall’esordio casalingo contro Savannah State e far dimenticare in fretta questa sconfitta; LSU invece si gode questa vittoria e alla già citata Auburn e alla sempre presente Alabama si aggiunge un’altra contender alla SEC West.

Virginia Tech vs Florida State 24-3

Partita a senso unico anche a Tallahassee con i padroni di casa dei Seminoles completamente annichiliti da Virginia Tech. Non inizia nel migliore dei modi dunque l’avventura di Taggart nella sideline di FSU ed anzi l’ex coach di Oregon più volte inquadrato, ha dato spesso l’impressione di essere completamente spaesato e di non aver capito più di tanto di questa squadra.

Non se lo immaginava cosi il rientro in campo Deondre Francois (dopo aver saltato tutto il 2017): il QB #12 ha infatti lanciato ben 3 intercetti dimostrandosi inadeguato e spesso fuori posizione. Ovviamente i motivi della sconfitta non si possono giustificare con la pessima prestazione di Francois (cui non gli si poteva chiedere certo di trascinare il team) ma è chiaro che questa squadra è disorganizzata, non ha un’idea di gioco, non ha un piano offensivo definito e quindi Taggart, che è una brillante mente offensiva, deve fare mea culpa. Negli anni di Fisher non ricordavamo mai di aver visto una Florida State cosi allo sbando, chiaro segno che questo programma va ricostruito a fondo e per farlo potrebbe servire molto più tempo di quello che ci si aspettava.

Gli Hokies invece hanno ottenuto il massimo senza spingere mai a fondo sull’acceleratore. A Jackson sono bastati infatti 2 TD pass per completare una partita chiusa già dal primo tempo sul punteggio di 17 a 3. Al rientro dagli spogliatoi la difesa di FSU è riuscita a limitare il QB di Virginia Tech ma era chiaro che la squadra di Fuente aveva già rallentato il ritmo. Non è certamente questa la vera Virginia Tech perché nonostante il blasone degli avversari non è stata certo una sfida che ha dato indicazioni sul reale valore degli Hokies; la seconda parte di stagione ci dirà sicuramente qualcosa in più e vedremo se il team di Fuente è pronto per sconfiggere Miami nella sfida alla ACC Coastal e se è pronta a raccogliere lo scettro di Clemson per la conquista del titolo di conference.

HEISMAN_WATCH

Nonostante fosse solamente la prima giornata ci sono arrivate indicazioni chiare per quel che concerne la lotta all’Heisman Trophy. 3 dei protagonisti più attesi hanno infatti deluso le aspettative ed in testa quindi troviamo un giocatore che era si tra i favoriti al titolo ma non ci aspettavamo al primo posto dopo una partita.

Stiamo parlando di Will Grier, QB di West Virginia, indicato da molti come il miglior prospetto della classe in uscita quest’anno; per Grier 429 yard e 5 TD pass nella vittoria facile contro Tennessee. Al secondo posto troviamo un difensore, Ed Oliver, che ha giocato la solita grande partita in difesa contro Rice mentre al terzo si issa Jonathan Taylor, uno degli outsider alla rincorsa del titolo, che nella vittoria di Wisconsin contro Western Kentucky ha fatto segnare 145 yard con 2 score.

Chiudono la classifica Tagovailoa che ha fatto quello che ha voluto contro Louisville e McKenzie Milton che continua a guidare UCF da imbattuta nella vittoria contro UConn. Male invece i 3 favoriti Tate, Love e Singletary che nelle rispettive partite hanno incontrato moltissime difficoltà. La sfida per trovare il miglior giocatore della NCAA è appena cominciata.

Pubblicità
[ad id=”29269″]
Merchandising Merchandising

Francesco Fele

Ho 29 anni e sono appassionato di sport Usa da 5 anni, seguo sopratutto il football (tifosissimo delle cheesehead) e l'NBA.

Articoli collegati

Pulsante per tornare all'inizio
Chiudi

Adblock rilevato

Huddle Magazine si sostiene con gli annunci pubblicitari visualizzati sul sito. Disabilita Ad Block (o suo equivalente) per aiutarci :-)

Ovviamente non sei obbligato a farlo, chiudi pure questo messaggio e continua la lettura.