Antonio Brown ed il casco proibito

Potrebbe sembrare il titolo di un un film ed invece è il riassunto in poche parole della situazione paradossale nella quale si è infilato Antonio Brown, fresco ricevitore degli Oakland Raiders.
E’ esplosa una vera e propria bomba quando Brown si è rifiutato di indossare nuovamente il casco fornitogli dalla squadra sostenendo che il suo vecchio Schutt Air è molto più comodo e gli permette di avere una visuale migliore, cosa fondamentale per un giocatore del suo ruolo.
Peccato però che il suo casco sia vecchio di 10 anni, non è più tra quelli certificati come sicuri e quindi non è stato omologato dalla NFL.

Facciamo un passo indietro a fine aprile.

Ogni anno, proprio in quel periodo, la NFL e la NFLPA pubblicano i risultati dei test compiuti sui caschi indossati dai giocatori. I test vengono compiuti da ingegneri nominati dalle due parti e sono poi la base sulla quale il National Operating Committee on Standards for Athletic Equipment (NOCSAE) certifica o meno i caschi in uso. Tutti quelli che non passano il controllo NON possono essere usati dai giocatori e le squadre sono incaricate di far rispettare questa norma pena delle sanzioni.

Come potete vedere nell’immagine (cliccate per ingrandirla) viene stilata una classifica in base alla capacità del casco di assorbire l’impatto, più corta è la barra meglio è.
Anche i tre colori utilizzati rappresentano graficamente la bontà del casco, in verde i migliori, in giallo quelli che se la cavano e in rosso quelli proibiti.

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In quale categoria è lo Shutt Air di Antonio Brown? In quella rossa dei caschi proibiti, probabilmente per l’età del casco che è addirittura fuori produzione.
E’ un fulmine a ciel sereno per il ricevitore dei Raiders? Assolutamente no, perché nel 2018 i proprietari di alcuni modelli erano stati avvisati che sarebbe stata l’ultima stagione nella quale avrebbero potuto indossare quel modello di casco. Quanti sono questi giocatori? 32, il 2% del totale e sembra che nessuno di questi stia facendo le bizze come Brown.

Da quanto abbiamo letto i Raiders hanno fornito a Brown un nuovo casco avvisandolo che il suo non era più utilizzabile e in tutta risposta il ricevitore ha colorato il suo vecchio casco degli Steelers per farlo sembrare simile a quello dei Raiders, ma con scarsi risultati. Sempre Antonio Brown sostiene che Aaron Rodgers e Tom Brady si stiano allenando con caschi vecchi non più autorizzati e nonostante gli siano stati mostrati dei video nei quali è evidente l’utilizzo di nuovi modelli, il giocatore non sembra voglia ragionare sull’argomento.
Anzi, ha rilanciato presentando un reclamo alla NFL per questa imposizione discusso ieri davanti ad un giudice indipendente, del quale non si conosce ancora il pronunciamento.

In tutto questo non può passare in secondo piano che Antonio Brown non ha praticamente partecipato al training camp degli Oakland Raiders nonostante un roboante arrivo in mongolfiera, sia per il problema ai piedi causato dal mancato uso di calzini in una camera criogenica che per la querelle sul casco.
Sembra si sia creata una spaccatura col resto della squadra che non è di questi giorni e il problema casco è solo la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Già dai primi meeting Brown oltre a presentarsi in ritardo sembrava più interessato a consultare Instagram che seguire quanto spiegato dai coach.

Crediamo sia difficile che Antonio Brown riesca ad aver ragione sull’argomento casco e se vorrà giocare a football nella NFL nella stagione in arrivo e non rinunciare a 30 milioni di dollari di salario garantito dovrà scendere a più miti consigli e scegliersi un casco appropriato oppure ritirarsi come ha minacciato di fare…

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Giovanni Ganci

Sports Editor si direbbe al di la dell'oceano, qui più semplicemente il coordinatore di tutta la baracca. Tifoso accanito dei San Francisco 49ers, amante del college football e al di fuori dello "sferoide prolato"© forza Boston Red Sox.

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