La Serra di Huddle: Justin Herbert è già oltre le aspettative

Come recita un detto, l’uomo pianifica e Dio ride: è più o meno quello che è successo con Justin Herbert e i Chargers in queste ultime settimane. La franchigia californiana aveva in programma di giocarsi la stagione con Tyrod Taylor come quarterback, e così sarebbe stato fino alla fine, salvo imprevisti. Per “imprevisti” intendiamo avvenimenti non messi in conto, come ad esempio il medico sociale che buca il polmone dell’ex Bills nell’atto di praticargli un’iniezione antidolorifica per un infortunio alle costole patito contro Cincinnati.

Dopo aver avvertito malessere e difficoltà a respirare durante il riscaldamento pre-gara contro Kansas City, Taylor è stato lasciato precauzionalmente fuori (ancora non si conosceva l’entità del problema), ed Herbert è stato buttato nella mischia come titolare: Lynn glielo ha comunicato pochi minuti prima del kickoff. Da quando il rookie da Oregon si è insediato come titolare, i Chargers non ne hanno ancora vinta una, ma la sensazione concreta è che, senza di lui, l’attacco non avrebbe girato come ha effettivamente fatto. Vediamo come e perché.

PROMESSE MANTENUTE

In sede di pre-draft, gli aspetti positivi del gioco di Herbert riguardavano quasi esclusivamente la sfera fisica: grande braccio, grande mobilità per un ragazzo di quella stazza (è quasi due metri e pesa oltre 100 kg) e, soprattutto, la capacità di sentire la pressione della difesa attorno a sé pur mantenendo gli occhi fissi a fondo campo alla ricerca del bersaglio. Quello che (mi) rendeva perplesso era il suo gioco sul medio corto che latitava un po’, anche per via di una meccanica non eccelsa a livello tecnico (molti passaggi tendevano ai piedi dei ricevitori, più che alle mani) e un po’ lenta.

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In questo inizio di carriera NFL, Herbert è riuscito a mantenere i pregi che aveva mostrato al college, aggiungendo anche un soddisfacente gioco sul medio raggio, come si vede QUI, e una sorprendente abilità in alcuni big boy throws notevoli per un rookie quasi unanimemente considerato acerbo e destinato ad un anno di panchina nelle intenzioni iniziali del coaching staff.

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Questo è solo l’ultimo esempio di passaggio completato nonostante la pressione avversaria. Herbert sa che verrà investito dalla d-line ma rimane dritto fino all’ultimo per lanciare Guyton sul profondo. Il rookie dei Chargers è quarto per % di completi quando sotto pressione della difesa (oltre il 71% passaggi recapitati).

Herbo non è un passatore molto aggressivo, solo nella media (15% di aggressiveness, la statistica che misura la percentuale di passaggi lanciati con il difensore in marcatura stretta sul destinatario); beneficia del fatto di giocare con giocatori come Ekeler, Hunter Henry e Keenan Allen. Il primo è uno dei migliori running back della Lega in fatto di screen pass; Henry sa bene come farsi trovare nelle maglie delle zone avversarie e Allen è uno dei top route runner della Lega (nonché uno di quelli con le mani più sicure). Ciononostante, Herbert ha già messo a segno diversi passaggi aggressivi – a volte addirittura rischiosi – con l’incoscienza dettata dalla giovane età e con un cannone al posto del braccio.

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Questo è un passaggio tutto sommato normale lanciato però con grande rapidità e sufficiente altezza, visto che il linebacker non ci arriva per un soffio, ed Henry (che parte mani a terra alla linea di scrimmage) si “siede” nella zona dei Chiefs un attimo prima che arrivi la safety da fondo campo.

Se parliamo però di lanci aggressivi, questo ne è il re, finora: probabilmente il miglior lancio della breve carriera di Herbert.

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Elude la pressione laterale di Burns senza togliere gli occhi dalla endzone, e poi recapita il passaggio a Keenan Allen facendolo passare tra il cornerback e la safety arrivata in aiuto.

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AHEAD OF THE CURVE

La curva in questione è quella dell’apprendimento, strada su cui Herbert è sorprendentemente avanti. Non vuol dire che non ha fatto errori (ne ha fatti) e non vuol dire che non ne farà (li farà, in quanto rookie), ma vuol dire che alcuni suoi lanci dimostrano un’intelligenza decisamente sopra la media e una capacità di adattarsi alle circostanze.

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Qui dimostra consapevolezza di quello che accade alla linea di scrimmage. Sorensen, numero 49, linebacker/safety, si colloca sulla linea di scrimmage come wide nine (cioè un edge rusher molto largo, oltre il tackle). Herbert se ne accorge e dice a Kelley di non avvicinarsi (verosimilmente per fintare il consegnato) ma di rimanere in posizione per raccogliere il blitz, che puntualmente arriva. Herbert ha così tempo per trovare Henry.

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Kansas City è in cover 1 (cornerback a uomo ad eccezione di una safety alta), mentre i Chargers sono in 3×1, cioè in una formazione con tre ricevitori da un lato (sta arrivando Allen in movimento come slot receiver) e uno dall’altro. Il cornerback esterno che marca Guyton si stacca da lui, dando la precedenza a Keenan Allen, consapevole del fatto che quella sarebbe stata la prima lettura di Herbert e che, soprattutto, il quarterback non avrebbe tentato un lancio a qualche altro uomo sullo stesso lato. Herbert, invece, approfitta di questa lettura della difesa per prendere ciò che la difesa stessa gli concede, ovverosia il passaggio nell’angolo per Guyton.

In pochi snap, il numero 10 dei Chargers ha fatto capire di essere fatto di un’altra pasta, o quantomeno di essere ben più pronto di quanto fosse lecito aspettarsi.

Il ragazzo di Eugene, Oregon, è decimo per percentuale di passaggi on target (80.8%), decimo per % di bad throws (lanci mal calibrati), 14%, il tutto con un numero piuttosto ridotto di play action giocate, 24 (la play action aiuta i QB a mettersi in ritmo e a rendere più evidenti le intenzioni della difesa: è raro che un passatore si trovi male in questa situazione, essendo usata appunto per facilitarne il lavoro).

La percentuale di intercetti è ancora comprensibilmente alta (2.8%, ottavo peggior dato di Lega), e deve ancora imparare alcuni rudimenti come il saper scivolare in tempo una volta uscito dalla tasca per evitare di prendere troppe botte e mettere in pericolo la propria salute. Talvolta lo abbiamo visto forzare per cercare il guadagno rapido; contro Carolina ha seriamente rischiato l’intercetto un paio di volte oltre a quello effettivamente lanciato, mentre contro Kansas City ha regalato il pallone alla difesa ad un paio di yard dal primo down raggiunto su corsa con un lancio scriteriato in mezzo al traffico.

Come detto, però, sono tutti errori comprensibili e a cui coaching staff, giocatori e tifosi devono abituarsi, almeno quest’anno. Il treno dei playoff, ammesso che fosse passato, è già ripartito, ma la notizia migliore che allenatori e tifosi dei Chargers potessero ricevere è sapere di poter contare su un QB giovane e promettente. Se lo sviluppo di Herbert continuerà su questa falsa riga, la dirigenza potrà pensare di spendere sul mercato per compensare le lacune della squadra senza preoccuparsi troppo dello stipendio del suo quarterback, stabilmente in rookie contract ancora per qualche anno.

Questa stagione sarà dedicata allo sviluppo di Herbert e al divertimento nostro nel vederlo crescere.

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