Un indimenticabile weekend di Football a Londra

Quando si è appassionati di football quanto lo sono io, e probabile che molti tra coloro che leggono lo siano, scoprire che la propria squadra giocherà una partita di Regular Season a Londra l’anno seguente è una notizia in grado di scatenare un entusiasmo ed un’ansia incontrollabili. L’esatta situazione in cui mi sono personalmente ritrovato il 16 dicembre dello scorso anno.

Entusiasmo, perché una trasferta a Londra è tutto sommato un viaggio più che fattibile per noi italiani, certo molto più comodo di una trasvolata oceanica, che per motivi economici o legati al tempo da investire può anche risultare un sogno irrealizzabile. Ma anche ansia, perché non appena ho scoperto che tra le otto squadre che avrebbero partecipato alle International Series 2017 c’erano anche i miei Vikings, il pensiero è andato immediatamente all’acquisto del biglietto, alle difficoltà nell’ottenerlo di cui avevo già letto in passato e nel contempo al fatto che si trattasse di un’occasione assolutamente da non perdere.

Dopo mesi di interminabile attesa, in aprile, la data delle vendita è infine arrivata e non appena la versione britannica di Ticketmaster ha aperto le danze mi sono gettato nella coda online per accaparrarmi due tagliandi, uno per me, uno per l’amico che, fan NFL ancora in fase di gestazione, ha acconsentito ad accompagnarmi nell’avventura in terra di Albione. La sorte ed il tempismo hanno dato i frutti sperati, tanto che il 29 ottobre 2017 è immediatamente diventato una data sottolineata, evidenziata e cerchiata sul calendario… destinazione Londra, Minnesota Vikings-Cleveland Browns!

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Minnesota Vikings vs Cleveland Browns
Minnesota Vikings vs Cleveland Browns

Una partita NFL è già da sola un evento per cui varrebbe la pena di fare un volo di due o tre ore, ma prendersi un weekend lungo, se ne si ha la possibilità, è sicuramente raccomandabile, perché anche in occasione di quest’ultima apparizione oltre Manica per il 2017, non sono mancati gli eventi correlati che la Lega ha organizzato qua e là nella capitale britannica (senza considerare poi che Londra resta comunque una città splendida, piena di cose da fare e da vedere.. io e il mio socio ad esempio abbiamo colto l’occasione per visitare il complesso di Wimbledon, regno della mia seconda grande ossessione sportiva, tra l’altro con lui condivisa, ovvero Roger Federer).

Per l’ultimo weekend di ottobre non è stata prevista la chiusura al traffico e tematizzazione della centralissima Regent Street, privilegio andato quest’anno al giorno antecedente la partita giocata tra Dolphins e Saints a fine settembre. Il sabato è stato occupato in questo caso da un incontro pomeridiano presso un lussuoso hotel del centro, una sorta di conferenza, alla quale hanno partecipato personaggi di spicco, quali, tra gli altri, il Commissioner Roger Goodell.

NFL UK Live, 28 ottobre 2017
NFL UK Live, 28 ottobre 2017

Devo ammettere di essere rimasto colpito in positivo dal personaggio; si sa che non gode di una grandissima fama tra i tifosi, soprattutto negli States, ma almeno in quest’occasione se l’è cavata piuttosto bene, apparendo spigliato nel corso del suo intervento sul palco, essendo a tratti anche molto simpatico, complice forse anche la generale e rilassata atmosfera di festa. Insomma nel complesso ha lasciato una buona impressione (a parte forse per alcune affermazioni eccessivamente precompilate ed espresse con tono robotico nella fase di risposta alla sessione di domande, con particolare riferimento a quelle più scomode).

Ma Goodell non è stato certo l’ospite più interessante; davanti ad una platea di tifosi che sfoggiavano le maglie più disparate (incredibile poi la quantità di americani presenti) i primi a prendere in mano il microfono sono stati Mark Wilf e Rick Spielman, rispettivamente presidente e general manager dei Vikings. Nonostante i rispettivi ruoli, la fase non è stata eccessivamente formale, con alcuni momenti di ilarità come quello in cui il GM è stato spinto da Neil Reynolds, il giornalista britannico presentatore dell’evento, a sfoggiare la sua personale versione dell’accento british dell’inglese.. con risultati, appunto, abbastanza comici.

Sul palco hanno fatto anche un paio di comparse e balletti le cheerleaders (che dire.. tanta roba), ma il vero nucleo dell’evento sono stati gli ampi spazi lasciati a quattro giocatori, due per squadra, che hanno fatto la storia delle rispettive franchigie.

NFL Cheerleaders
NFL Cheerleaders

Per i Browns si sono visti Josh Cribbs, co-detentore del record per numero di touchdown ritornati su kickoff con 8 (di cui due di oltre 100 yards in una sola partita), ed Hanford Dixon, ex-cornerback che negli anni ottanta ha speso l’intera carriera a Cleveland, coniando nel mentre la celebre definizione di Dawg Pound, con riferimento ad un settore del vecchio stadio dei Browns, quello dei supporters più appassionati e rumorosi, tuttora esistente anche nel nuovo First Energy Stadium. Come raccontatoci dallo stesso Dixon i dawgs, in origine (a partire dal training camp del 1985), altro non erano che lui e i suoi compagni di difesa: Ogni volta che uno di loro era in grado di completare un sack sul qb avversario il gruppo cominciava letteralmente ad abbaiare in segno di celebrazione.. una prassi diffusasi da subito anche tra i fans e tuttora più che viva, come ho potuto sentire con le mie orecchie durante la partita della domenica.

Per i Browns avrebbe dovuto esserci anche il rookie David Njoku, ma il Tight End non ha avuto modo di presenziare perché l’intera squadra il mattino stesso era stata costretta ad evacuare il proprio hotel londinese a causa di una non precisata evenienza, poi identificata in una fuga di gas… per dirla con le parole usate da Reynolds, “That whas totally Browns”. Gli ospiti della franchigia dell’Ohio sono stati gli ultimi a intervenire e il loro contributo è stato sia interessante che molto divertente, ma non me ne vogliano.. a rubare la scena sono stati i due ex-giocatori apparsi prima di loro, due delle leggende della storia dei Vikings, entrambi Hall of Famers che non hanno bisogno di presentazione, Chris Doleman e John Randle.

Da sinistra Reynolds, Doleman e Randle
Da sinistra Reynolds, Doleman e Randle

Mentre raggiungevano il palco dal fondo della sala sono anche riuscito a stringere la mano al primo e scambiare un pugnetto con il secondo, una soddisfazione davvero enorme. Come sul campo la coppia è parsa molto affiatata e anche qua non sono affatto mancati i momenti di ilarità. Doleman ha strappato risate quando ha descritto la sua reazione da rookie imbarazzato quando Roger Staubach ha dato lui il benvenuto nella Hall of Fame ad una cerimonia di suoi appartenenti, mentre Randle, grande mattatore, tra le altre cose ha parlato di come le sue abilità di trash talker fossero anche il frutto di una minuziosa preparazione sullo specifico avversario che avrebbe incontrato la successiva domenica. Un vero e proprio studio per pungere la controparte ad hoc su reali fatti della sua vita, al fine da provocare una reazione che portasse l’avversario a giocare dominato dall’emotività e non dalla testa. Incalzato riguardo a quali giocatori in particolare non si fossero lasciati condizionare in negativo dalla sua parlantina sul campo, ha raccontato un aneddoto che può così essere riassunto.. meglio non far arrabbiare Trent Dilfer (e detto da un mastino come Randle, meglio prendere le sue parole alla lettera).

Quasi due ore e mezza di ottimo intrattenimento insomma, un side event cui è decisamente valsa la pena partecipare; tuttavia si poteva fare di meglio a mio avviso, non tanto per quanto avvenuto sul palco, nulla da eccepire in proposito, ma per quanto riguarda il pre ed il contorno. Non sarebbe stato male se fosse stato distribuito qualche gadget o data la possibilità di acquistare del merchandise, invece totalmente assente.. e almeno il beveraggio in entrata poteva essere offerto, invece di essere fatto pagare a suon di sterline. Ma si tratta comunque di aspetti minori, particolari su cui si può anche sorvolare.

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Per quanto bello e piacevole l’appuntamento del pomeriggio non è stato il meglio che il sabato ha riservato riguardo al pianeta football; la sera infatti presso un tipico pub londinese a due passi dal London Bridge era prevista la reunion dei tifosi dei Vikes presenti in città per la partita.

Il Barrowboy & Banker, a due passi dal London Bridge
Il Barrowboy & Banker, a due passi dal London Bridge

Il posto era strapieno, tanto da esserci coda all’ingresso per entrare; ovviamente il viola era il colore predominate, ma anche in questo caso non mancavano maglie e sostenitori di altre squadre, nel rispetto della cultura e della tradizione del tailgating del football americano, in un clima di festa e condivisione; ad un tifoso Packers sorpreso che da italiano fossi diventato un cosi accanito appassionato di football, e in particolare di Minnesota, ho mostrato il tatuaggio che ho recentemente fatto (il logo della squadra), conquistandone il rispetto e la simpatia. Anche qua gli americani la facevano da padrone, tantissime delle persone con cui ho interagito arrivavano direttamente dal Minnesota, ma gli europei non mancavano, non solo inglesi, tra gli altri anche un buon gruppo di tedeschi. Dopo diverse birre e conversazioni è arrivata l’ora di chiusura e nonostante praticamente nessuno volesse andarsene, meglio a quel punto tornare in hotel a riposare per essere carichi e al meglio per la partita del giorno seguente.

Quello organizzato per i tifosi dei Vikings non è stato l’unico evento del genere; anche per i supporters dei Browns, come per quelli di tutte le altre squadre che in questa stagione hanno giocato a Londra, è stato previsto un pub “ufficiale”. Per chiunque in futuro vada a vedere una partita dal vivo delle International Series consiglio vivamente di informarsi in proposito, anche se non è presente la propria squadra, perché si tratta davvero di un’eccezionale occasione per condividere di persona con altri tifosi provenienti da ogni dove la propria passione per questo sport che tanto amiamo.

Twickenham tailgating
Twickenham tailgating

Il mattino di domenica a Twickenham il tailgaiting è iniziato già presto, alle 9:30, quattro ore prima dell’inizio del match. Diverse le aree dedicate intorno allo stadio con svariate postazioni in cui era anche possibile mettersi direttamente alla prova, ad esempio provando a calciare dei field goal, fare dei lanci o persino cimentarsi nella 40 yard dash. Era presente anche una replica del Lombardi Trophy, con il quale, una volta affrontata l’inevitabile coda, era possibile fare una foto. Numerosi anche gli stand di merchandise, con un grande shop centrale, interno alla struttura dello stadio, dove è stato saggio entrare il prima possibile (meglio in generale arrivare presto), perché con lo scorrere della mattinata l’ingresso, vista l’infinità di gente presente, è diventato via via quasi inaccessibile per via di una coda interminabile. Oltre alle varie postazioni legate al football erano innumerevoli gli stand di offerta di cibo (offerta per modo di dire), con una scelta sconfinata, ma comunque molto legata alla tradizione americana. Un po’ di tutto di quello che siamo soliti vedere durante i commercial breaks delle partite per intendersi.

Noi non ci siamo soffermati più di tanto sui singoli stand o mini eventi (tra cui la sessione di autografi delle stelle comparse il sabato) e non abbiamo provato le varie sfide, preferendo vagare per l’area e goderci l’atmosfera, fino a quando un’ora e mezza prima del kickoff siamo entrati nello stadio; dall’alto la panoramica era davvero notevole, impressionante quanto la massa di persone giunte sul posto molto prima della partita. Ed ok che i Browns erano tecnicamente la squadra di casa, e che erano presenti i colori di praticamente tutte le franchigie NFL, ma il predominio del viola nella folla è parso abbastanza netto. Skol!

Il tailgating visto dallo stadio
Il tailgating visto dallo stadio

E’ valsa la pena entrare con largo anticipo; dopo una passeggiata al primo anello quasi a bordo campo (e un incontro ravvicinato con CJ Ham, fullback dei Vikings), abbiamo raggiunto i nostri posti e abbiamo osservato tutta la fase di riscaldamento delle due squadre; un intermezzo davvero molto interessante, a maggior ragione visto che per un abituale spettatore del game pass si tratta di una fase cui non si ha solitamente accesso. Lo show prepartita, guidato da una banda di Cleveland, è culminato nei due inni americano e inglese, molto coinvolgenti nella loro esecuzione, ma una volta terminati è stato infine il momento del piatto forte, del main event, della partita!

Devo ammettere che avevo forse sottovalutato la voglia e la grinta dei Browns (che sono senza dubbio una squadra migliore di quanto il loro attuale record lasci intendere) e probabilmente lo stesso hanno fatto i Vikings perché tutto il primo tempo e almeno metà del terzo quarto sono stati molto più in equilibrio di quanto il risultato finale di 33-16 per Minnesota lasci intendere.

Fase di riscaldamento pre-partita
Fase di riscaldamento pre-partita

La squadra “di casa” è partita subito forte, mettendo a segno il primo TD dell’incontro dopo un paio di snap offensivi derivati da un intercetto che ha garantito a Cleveland un’ottima field position di partenza. Dopo un field goal messo tra i pali da Forbath i Vikings hanno allungato sul 9-3 (fallendo l’extra point), per essere nuovamente superati da un rapidissimo drive avversario concluso da Kizer con una qb sneak nella End Zone. Un altro calcio del kicker in viola negli ultimi secondi del primo tempo ha mandato le squadre a riposo sul 13-12 Browns.

La ripresa è partita nel migliore dei modi per Minnesota; il fumble di Crowell forzato da Hunter nelle primissime fasi del secondo tempo non ha definitivamente indirizzato il punteggio, (in seguito al field goal di Forbath per il 15-13 che ne è scaturito i Browns si sono di nuovo riportati in vantaggio) ma è stato l’indizio di un atteggiamento diverso nella ripresa da parte dei Vikings, più aggressivi e cinici, a partire da un Keenum che nella prima frazione in regia era stato abbastanza inguardabile. Una volta passati avanti con il TD e la conversione da due punti di McKinnon nel terzo quarto (23-16), i ragazzi di Coach Zimmer non si sono più guardati indietro e Cleveland non ha più avuto occasione di rientrare nel match, con Kizer sottoposto ad una pressione sempre maggiore (3 sack, tutti nella ripresa) e costretto sempre più a forzare passaggi senza trovare successo. Il TD di Rudolph e un altro field goal hanno infine sigillato il match sul punteggio finale.

Inutile far notare come ci fosse il pienone, tutto esaurito
Inutile far notare come ci fosse il pienone, tutto esaurito

Dalla mia posizione nello stadio ho potuto osservare e filmare perfettamente il TD di Thielen (un video che conserverò con dovizia), poi nominato man of the match; essere sul lato lungo all’altezza della End Zone mi è parsa un’ottima postazione dal punto di vista della visuale, dalla quale ho potuto ben apprezzare il gioco nella sua interezza. Sono rimasto colpito dalla differenza esistente tra il vedere una partita di football dal vivo piuttosto che in televisione o al proprio computer; si riesce molto di più a percepire la profondità e l’ampiezza del gioco e a notare molte più delle cose che accadono contemporaneamente nel singolo snap. Una panoramica d’insieme inevitabilmente limitata e resa impossibile dalla visione su uno schermo. Ho potuto ad esempio urlare contro Keenum quando ha optato per un completo di breve gittata piuttosto che misurarsi in un lancio profondo per un Diggs involato in solitudine verso la EndZone, per quello che sarebbe stato l’highlight di giornata.

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Due cose che poi mi hanno molto impressionato sono l’altezza che raggiungono i punt e la velocità della palla in aria sui lanci; ok che non c’erano in campo Big Ben o Rivers a lanciare missili, ma l’ovale ha una percorrenza più lenta di quanto l’immagine televisiva lasci intendere, o almeno, questa è stata la mia impressione. Unico vero aspetto negativo della partita, anche se non legato in alcun modo al gioco, è stato il fatto di doversi alzare praticamente ogni tre minuti; c’era sempre qualcuno che doveva uscire, per andare in bagno o procurarsi da bere (due fatti evidentemente tra loro connessi). Non so se si tratti della cultura inglese o se fosse dovuto all’esercito di americani sugli spalti, ma il flusso è parso sempre continuo, in ogni parte dello stadio. Il mio vicino di posto in ogni caso era austriaco, un tifoso Browns (molto competente rispetto al gioco, ho avuto modo di scambiare con lui diverse opinioni nel corso della partita), che nel corso del match ha consumato diverse birre, almeno tre o quattro, alla lunga ho perso il conto. Ma si tratta comunque di un mero fastidio, non di un problema vero e proprio, nel complesso la cosa è sopportabile, in quanto il buon senso generale ha prevalso e quasi nessuno si alzava quando uno snap era già in corso.

See you soon live Football!

Non si è trattata di una partita esattamente spettacolare dal punto di vista tecnico e del gioco ma ciò nonostante è stata un’esperienza incredibile e consiglio fortemente a qualunque appassionato che ne abbia la possibilità di provare almeno una volta a recarsi a Londra per un incontro. Che abbia potuto vedere la mia squadra e per di più in una vittoria è solo un plus, sarebbe stata un’avventura splendida in ogni caso.

Che fossero dichiarazioni di facciata o meno Goodell nella conferenza del sabato ha dichiarato che la Lega è molto soddisfatta dei risultati prodotti dalle International Series e che la NFL ha intenzione di sviluppare ulteriormente il progetto, anche per arrivare chissà, nel futuro, ad una stabile franchigia londinese. A quanto pare Londra è quindi destinata ad ospitare molti altri incontri nei prossimi anni e se l’entusiasmo dei tifosi è in ogni occasione quello che ho potuto osservare in questa mia trasferta, trovo davvero difficile non credere alle parole del Commissioner.

See you soon live Football!

Un’esperienza decisamente da fare quindi, e perché no.. da ripetere!

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