La Serra di Huddle: lo strepitoso inizio di stagione di Kyler Murray

Se la stagione 2019 è servita a Kliff Kingsbury a riportare gli Arizona Cardinals e il loro attacco ad un livello quantomeno accettabile, la stagione 2020 ha fatto sorgere più di un dubbio circa le effettive capacità dell’ex coach di Texas Tech. Lo scorso anno, l’attacco dei Cardinals ha avuto una stagione proficua dal punto di vista produttivo (6153 le yard totali guadagnate), ma lo stesso non si può dire per l’efficienza (17esimo in DVOA). L’infortunio patito da Kyle Murray nella partita contro Seattle ne ha condizionato il rendimento nella parte finale della stagione, e né i Cardinals né tantomeno Murray sono riusciti a dare seguito alla buona prima parte di campionato. 

Nelle prime due giornate di questa stagione, però, Murray è stato senza dubbio uno dei giocatori più divertenti e produttivi della Lega: è secondo in yard su passaggio lanciate (689) e per touchdown su passaggio (7, a cui se ne aggiungono due su corsa), e quarto in yards per attempt (10.1). Vediamo i come e i perché di questo inizio di stagione. 

FUOCO ALLE POLVERI

L’attacco dei Cardinals non è necessariamente predicato sul pallone lungo. Ricordiamoci che la scuola da cui proviene Kingsbury è quella dell’Air Raid, e l’obiettivo è quindi cercare di creare combinazioni di tracce, spesso corte, per agevolare il compito dei ricevitori nella corsa delle stesse, del quarterback nella progressione e nella linea offensiva nella protezione. Murray è 18esimo per numero di passaggi di 20 o più yard tentati (quelli che vengono definiti “profondi”), con 68, a debita distanza dalla coppia Goff-Stafford, che comanda con 93; tuttavia, il giocatore dei Cardinals è stabilmente primo per percentuale di passaggi profondi completati, con il 75%: Matt Stafford è secondo con il 68%.

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La differenza più evidente emersa tra le due partite giocate da Arizona contro Titans e Vikings riguarda il modo in cui l’attacco è stato organizzato, e di conseguenza le bombe di Kyler. Contro Tennessee, Kyler ha ricorso più volte all’improvvisazione, come nel primo touchdown di Hopkins, arrivato dopo uno scramble (e un’eccellente ricezione dell’ex Texans, abilissimo nel catturare il pallone sul filo della linea di fondo ma tenendo le punte in campo), o dopo un uno contro uno, come nel touchdown di Christian Kirk:

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Questo touchdown è merito di Murray al 99%. La difesa dei Titans è in cover 1, cioè con una safety alta a dare manforte ai defensive back, che sono a uomo: in questo caso, la safety è a guardia del lato debole, su cui è isolato il ricevitore più pericoloso, ovvero DeAndre Hopkins. Sul lato forte, invece, abbiamo tre ricevitori (trips): due di loro corrono una slant, con l’obiettivo di creare spazio per la traccia verticale di Kirk, che risulterà quella decisiva. Dal canto suo, Murray lancia un pallone perfetto nonostante la postura non proprio da manuale, il tutto mentre il lato sinistro, presidiato dal tackle DJ Humphries, collassava – e non sarà la prima volta in queste due giornate. 

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Discorso simile per questo lancio, ancora un touchdown, ancora per Kirk. L’attacco è disposto con due twins su entrambi i lati (cioè una situazione con due ricevitori sullo stesso lato), e l’azione si sviluppa da quello debole, ovvero il lato con meno uomini, in questo caso il destro. La combinazione è una semplice slant-flat, quest’ultima corsa ancora da Christian Kirk che viene premiato con un eccellente lancio backshoulder: questa volta la linea offensiva regge, agevolando il lavoro di Murray. 

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La partita contro Minnesota ha offerto spunti interessanti; Mike Zimmer è uno dei migliori allenatori difensivi della Lega e, sebbene Minnesota abbia creato più di un problema alla squadra di casa, i Cards sono riusciti ad avere la meglio grazie ad alcune eccellenti giocate di Murray: questa una delle più significative, più che altro per come i Vikings avevano cercato di arginare il QB avversario.

Minnesota manda a bersaglio un cover 0 blitz, cioè portato con tutti gli uomini del front seven, mentre i defensive back sono a uomo; in particolare, qui si parla di double mug pressure, poiché la pressione dei linebacker arriva da entrambi gli A-gap (gli spazi tra il centro e le due guardie). Si tratta di uno schema molto aggressivo, che conoscete già se avete letto The Playbook 2: da un lato, garantisce massima pressione, ma dall’altro lascia che sia ciascun d-back a vedersela in uno-contro-uno con l’attaccante, senza nessun aiuto dalle safety. Qui, Murray riesce a neutralizzare il blitz grazie alla rapidità di Kirk sul lungo e ad un lancio sempre poco convenzionale ma davvero preciso. 

Fino ad ora, Murray non ha dovuto più di tanto fare i conti con la pressione avversaria; ad oggi è il 20esimo giocatore (alla pari di altri quarterback) per passaggi tentati sotto pressione, 16: è comunque 12esimo per percentuale di conversione degli stessi, con il 56.3%. 

GROWING PAINS

Per ora, Murray ha iniziato la stagione alla grande, con qualche piccolo passaggio a vuoto, ma anche con tanti lanci da mani nei capelli, il tutto con grande precisione: secondo Pro Football Reference, Murray ha messo a referto 7 passaggi errati, abbondantemente nella parte bassa della lista dei pari ruolo. Anzi, ha messo in mostra alcuni lanci in cui è stato capace di manipolare la difesa usando gli occhi, di cui questo l’esempio più interessante:

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Qui i Vikings si dispongono in cover 6 – chiamata anche quarter-quarter-half – poiché divide idealmente il fondo del campo in due parti, una in cui si difende a uomo (in cover 2) e una in cui si difende a zona (in cover 4, in genere è la parte di campo corrispondente al lato forte dell’attacco). Proprio da quella parte, il cornerback ha il compito di marcare la flat, ed è proprio lì che l’H-back dei Cardinals si dirige, in modo da tenere impegnato il cornerback. Allo stesso tempo, Murray si volta verso di lui come a volergli lanciare il pallone; come vedete dalla seconda inquadratura, questo dettaglio è sufficiente a portare Nick Vigil (linebacker n.59) fuori posizione, in modo che Hopkins possa ricevere proprio in quella zona di campo. 

I tre intercetti finora lanciati derivano da tre situazioni diverse: una grande giocata di Kevin Byard dei Titans, una lettura errata – ancorché piuttosto semplice di Murray, che non si è accorto del linebacker in marcatura a zona davanti al ricevitore designato – e un ottimo lavoro della difesa dei Vikings, che vediamo di seguito: 

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La marcatura dei Vikings è indubbiamente particolare, e questo ha influito sul risultato dell’azione (oltre alla pressione di Stephen Weatherly contro DJ Humphries, il tackle sinistro a cui avevamo accennato sopra). Minnesota si dispone in cover 4 cut, una cover 4 – come possiamo vedere dalle due safety alte e dai due cornerback che si occupano esclusivamente della zona di campo lungo la linea di fondo – con una particolarità: in questa coverage, una delle due safety si abbassa per raddoppiare sulla traccia in-breaking di un ricevitore, in questo caso Hopkins. Il suo posto nello schieramento in fondo al campo viene dunque preso dal cornerback sul quel lato, come avviene in questo caso. Il raddoppio su Hopkins – oltre al linebacker che marca la flat di Rondale Moore, il giocatore che viene messo in movimento – toglie a Murray un altro target, costringendolo a lanciare lungo sul compagno raddoppiato. Come detto, il pallone esce corto anche per la deviazione de defensive end dei Vikings. 

Questi errori ci possono comunque stare, specie da un quarterback giovane e che ha un intero attacco nelle mani. Il reparto offensivo dei Cardinals si è arricchito con l’arrivo dell’elettrico Rondale Moore dal draft e dal redivivo – per ora – AJ Green, arrivato dai Bengals. Questa è una stagione molto delicata per Kliff Kingsbury, a cui si chiedono tassativamente i playoff, e l’arrivo di JJ Watt è un’ulteriore conferma delle ambizioni della dirigenza. Finché Kyler Murray è questo, tutto bene. 

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