La disputa per la proprietà dei Denver Broncos

Molti avranno ancora negli occhi la presenza fissa di Pat Bowlen per quasi tutta la sua permanenza come owner dei Broncos fin dall’acquisizione della franchigia nel lontano 1984. Da quel momento fu una escalation continua per il brand che arrivò a vincere due Super Bowl sul finire degli anni ‘90 riuscendo a rendere Denver il team con la percentuale più alta di vittorie della NFL durante il suo periodo di presidenza. Altrettanto viva, questa forse ancora di più, c’è John Elway che alza il Vince Lombardi Trophy, terzo dell’era Bowlen, al termine del SB 50 dedicandolo a Mr. B oramai gravemente malato di Alzheimer, malattia che lo porterà via qualche anno dopo.

Tutto questo fa pensare ad una proprietà sempre presente, attenta ad accrescere la qualità del brand e coesa nella gestione. Bene. Probabilmente durante i trentacinque anni di presidenza di Pat Bowlen è stato cosi, ma dalla sua dipartita le cose sono notevolmente cambiate e le nuvole sopra i Denver Broncos si sono fatte sempre più scure.

Poco dopo che gli fu diagnostica la malattia Mr. B, genitore di ben sette figli, ha istituito il cosiddetto “Bowlen Trust” selezionando all’interno di esso l’attuale CEO dei Broncos Joe Ellis, il proprio consigliere Rich Slivka e la procuratrice Mary Kelly con l’intento che i tre selezionassero il miglior proprietario possibile per il futuro del team. Il desiderio di Bowlen era che i 7 figli avessero uguali quote del Team, cosa già effettiva, con uno dei 7 che emergesse come “Face of the Franchise”.

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Il Trust avrebbe in realtà già scelto il successore di Pat riconoscendo nella terzagenita Brittany Bowlen la figura migliore per poter guidare a nuove vittorie i Denver Broncos. Affinché avvenga tuttavia questo “passaggio di consegne” è necessario che tutti i beneficiari dell’eredità di Mr. B accettino questa selezione ed è qui che iniziano i problemi.

Inizialmente è stato il fratello di Pat, Bill, a mettere in moto un’azione legale a ottobre 2018 ritenendo che il Trust non stesse seguendo le direttive di Mr. B in seguito all’aver scartato la candidatura di Beth Bowlen-Wallace, secondagenita, vedendo in lei le caratteristiche per guidare il team che invece il gruppo non vede. Ad agosto del 2019 questa mozione è stata poi chiusa, giunta fino in tribunale, da un giudice competente. Un’altra petizione è stata presentata dalla stessa Beth insieme alla sorella maggiore Aime Bowlen-Klemmer, le quali non ritengono adatta la sorella all’ownership dei Broncos nonostante rispecchi le qualità ricercate dal Trust. Le stesse hanno poi sostanzialmente delegittimato a parole il potere del Trust ritenendo Mr. B già non più in grado di prendere decisioni simili nel 2009 e parlando di un fantomatico accordo del 2002 in cui avrebbe dovuto succedervi la figlia più grande. A brevissimo, settembre 2020, la corte si pronuncerà riguardo questo ricorso.

Queste petizioni tuttavia non sorgono dal nulla ma trovano del fondamento nelle indiscrezioni che si susseguono da anni secondo le quali il CEO dei Broncos Joe Ellis abbia di fatto, nel tempo, esautorato Pat Bowlen divenendo de facto il “proprietario” della franchigia nonostante non abbia partecipazioni in essa. Un’operazione nata da lontano, già nel 2006 ai primi segni della malattia, con Ellis che licenziò molti stretti collaboratori di Bowlen creando una cerchia di suoi sostenitori. Si vocifera che fu sua la scelta di licenziare Mike Shanahan per poi andare a puntare su Josh McDaniels, giusto per evidenziare il potere del CEO all’interno della franchigia, il cui susseguente fallimento portò Bowlen a riprendere auge all’interno della società, da cui si era defilato, spinto dalla famiglia ad assumere John Elway come GM, cosa osteggiata da tempo, neanche troppo velatamente, dallo stesso Ellis. Quando nel 2015 sono stati annunciati i criteri per la fiducia al ruolo di presidente, tra cui figuravano un titolo avanzato relativo al mondo degli affari e oltre cinque anni di esperienza in gestione con la NFL o Broncos, Beth Bowlen-Wallace annunciò immediatamente di essere oramai prossima a laurearsi in legge, cosa che effettivamente avvenne nel 2016, venendo però contemporaneamente fatta uscire dall’organigramma societario con una scelta a sorpresa.

Nel 2018, quando la stessa annunciò ufficialmente la sua candidatura al ruolo di owner, il Trust si sbrigò velocemente a riferire che non vedeva in Beth l’acume e la lungimiranza per poter mantenere il controllo di una franchigia. La realtà tuttavia secondo molti è un’altra: la Bowlen-Wallace ha quasi la totalità dei fratelli che sostengono la sua candidatura ma la sua entrata come presidente coinciderebbe con una pulizia importante a livello di organigramma societario con lo stesso Ellis che sarebbe portato alla porta di uscita. Si sa, il potere piace e da assuefazione. Secondo molti esperti la scelta del Trust di puntare su Brittany Bowlen sarebbe dovuta all’idea che questa possa diventare un presidente “fantoccio” cosi che la cerchia possa continuare ad amministrare una squadra NFL. Per dare qualche riferimento in più basti considerare che la terzagenita ha, al momento in cui scrivo, solo 8 mesi all’attivo all’interno dei Broncos mentre la NFL chiede almeno 5 anni di attività attiva all’interno della franchigia NFL prima di poter diventare presidente ed inoltre vi sarebbe una clausola nell’eredità di Mr. B che prevede che nessuno dei figli possa prendere le redini della squadra prima di compiere 40 anni, stessa età in cui lui comprò i Broncos, con la figlia che appena 30enne dovrebbe quindi delegare per altri 10 anni le redini del team.

Nel frattempo a complicare ancora di più la situazione è la stessa NFL che mai accetterebbe la possibilità di una famiglia “divisa” come proprietaria di una delle 32 franchigie e che in tal caso spingerebbe sempre più forte alla cessione del team ad un altro investitore.

Nella realtà dei fatti il trio di fiduciari non ha solo la possibilità di scegliere a loro discrezione chi sia l’erede formale della presidenza, che rispetta i loro “parametri”, ma ha anche la possibilità di vendere il team. I tre quindi hanno tutto il potere di decidere il futuro della franchigia. Con un valore di circa 3 miliardi di dollari, se dovesse essere cessione sarebbe certamente una delle più remunerative di sempre per un team sportivo. Da questo ad accostare il magnate Jeff Bezos è un attimo. Il proprietario di Amazon ha iniziato ad investire nella NFL e non ha mai nascosto la volontà di mettere le mani su una franchigia della lega. Tale acquisizione tuttavia si discosterebbe molto dal modo in cui i Bowlen hanno vissuto la comunità di Denver. Va tenuto conto che una eventuale cessione arricchirebbe tutti gli azionisti, tra cui i figli di Pat Bowlen, ma che per i membri del Bowlen Trust non vi sarebbe alcun ritorno positivo in una eventuale cessione: non avendo quote societarie non incasserebbero nulla e con una nuova proprietà sarebbe poi eliminati dall’organigramma societario.

Tornando all’inizio del sunto, il momento della verità per la ownership dei Denver Broncos, che doveva essere nei prossimi giorni, è stato rimandato di qualche mese causa Covid-19 e rallentamento udienze. Se il tribunale si pronunciasse a favore del Bowlen Trust la trentenne Brittany Bowlen potrebbe effettivamente diventare la nuova, e più giovane, presidentessa di una franchigia NFL, restando tuttavia molto difficile trovare un’intesa unanime sul suo profilo tra la prole Bowlen con il CEO Joe Ellis che ha sempre dichiarato come quest’ultima sia una condizione indispensabile. Dovesse arrivare un parere negativo è sempre più probabile che sulla porta d’ingresso del quartier generale verrà apposto il cartello “In vendita”.

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Eugenio Casadei

Appassionato di calcio (Bologna) e trekking, segue il football assiduamente dal momento in cui vide giocare Peyton Manning con la maglia orange di Denver, divenire tifoso Broncos una naturale conseguenza. Scrive la rubrica settimanale "Indiscrezioni di mercato NFL" in offseason e la "Top Ten" in regular season con grande divertimento e passione.

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