[NFL] Atlanta Falcons: 5 motivi di un 5-0 impronosticabile

Anche quest’anno la classifica alla 5° giornata sembra aver già emesso le prime sentenze.

“Nulla di strano” avrà commentato qualche supporter (magari in maglia verde-oro), e invece qualcosa di anomalo questa volta c’è perché le sentenze di cui sopra non si riferiscono a squadre che, come spesso accade, sono già virtualmente fuori dai giochi (ecco spiegato il riferimento ai verde-oro), ma a squadre che hanno già staccato una buona metà del loro ticket per i playoff.

Sto parlando degli undefeated team, ovvero delle squadre che riportano un tondo zero nella casellina delle sconfitte: Patriots 4-0, Bengals 5-0, Broncos 5-0, Packers 5-0, Panthers 4-0 e Falcons 5-0 (una menzione va necessariamente ai Cardinals che pur essendo 4-1 svettano saldi alla testa dell’insidiosa NFC West).
Tra questi destano poco scalpore i primi 4 club che erano largamente favoriti dai pronostici e tutto sommato anche i ragazzi di Ron Rivera vista la schedule tutt’altro che proibitiva affrontata fin’ora.

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Discorso ben diverso è invece quello che riguarda i “dirty birds” di Atlanta che, seguendo alla lettera il motto RISE UP, si ritrovano con il sorprendente ruolino di 5 vittorie in 5 matches (tra cui spiccano la vittoria d’apertura contro gli Eagles di Chip Kelly e il suo temutissimo attacco e le 2 vittorie nei fortini di Giants e Cowboys a NY e Dallas)

Analizziamo 5 fattori che hanno portato questo team a soverchiare tutte le previsioni e imporsi di diritto come contender per questa stagione:

[icon type=”vector” icon=”brankic-icon-number11″ align=”center” size=”32″ icon_bg=”circle” hover_animation=”border_increase” ] Fattore J

Leggasi fattore Julio Jones.
In molti attribuiscono i risultati dei Falcons alle catching skills di questo autentico “mostro” della ricezione.
Francamente non credo che un unico giocatore, che per altro vestiva rosso-nero già gli anni passati, possa avere un impatto tale su una squadra da portarla dalle worst 10 alle top 5, ma che questo ragazzo prenda ogni sorta di palla che sfrecci nella sua zona è sempre più un dato di fatto.
È un mix tra Hulk e Flash per le sue doti fisiche e atletiche e fa concorrenza al miglior Bradley Cooper di American Sniper per concentrazione.

Julio Jones Falcons

OK ok forse ho un po’ esagerato ma chiedete ai CB che devono marcarlo a chi pensano quando la notte si svegliano di soprassalto con in testa la voce di un commentatore che grida “it’s him! Julio again! What a catch guys!”
Dati alla mano, 43 ricezioni per 545 yard e 4 TD in neanche 5 partite sono numeri importanti, considerando che contro i Texans hanno giocato per più di metà partita le seconde linee e che con i Redskins rischiava addirittura di non giocare causa lieve infortunio.

[icon type=”vector” icon=”brankic-icon-number12″ align=”center” size=”32″ icon_bg=”circle” hover_animation=”border_increase” ] OL

Questo secondo fattore, per gli amanti delle statistiche, potrebbe tradursi in Devonta Freeman.
Proprio lui, il piccolo (si fa per dire), prodotto di Florida State che alla sua seconda stagione da professionista ha deciso di fare il salto nell’olimpo dei migliori RB.
I numeri parlano, anzi urlano, chiaro: miglior RB della lega (secondo a un certo Matt Forte per una manciata di yard) ma con 7 TD in più realizzati su corsa.
Per molti è la più grande sorpresa del 2015 e la cosa mi trova d’accordo.
Allora perché intitolare questo secondo punto OL?
No, nessun errore, OL = Offensive Line.

Atlanta Falcons OL

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Esatto, ho voluto dedicare questo punto al vero reparto che ha fatto il salto di qualità rispetto all’anno scorso, ovvero la linea d’attacco. Le aggiunte di Chris Chester ed Andy Levitre e la crescita di giocatori chiave come il tackle Ryan Schraeder hanno permesso al team di costruire una linea solida e affidabile che sta concedendo a Ryan il tempo necessario per affettare le difese avversarie e ancor più importante ha ridato ai Falcons un gioco di corsa che non si vedeva dai tempi di Michael “the burner” Turner.
Nella partita contro i Texans lo stesso RB, con un bel gesto, ha consegnato le palle dei TD agli uomini di linea per celebrarne i blocchi.
Anch’io voglio premiare questi omoni che non appaiono mai nelle statistiche ma che sono fondamentali per il successo della squadra.
Ragazzi, non posso darvi la palla del TD ma, spero Devonta non me ne voglia, il secondo fattore è tutto vostro!

[icon type=”vector” icon=”brankic-icon-number13″ align=”center” size=”32″ icon_bg=”circle” hover_animation=”border_increase” ] Defensive Leader

In Georgia si attendeva un vero leader difensivo dai tempi di John Abraham, quest’anno un tentativo si era fatto consegnando la fascia di capitano della difesa al giovane e talentuoso Paul Worrilow (che non a caso indossa lo stesso prestigioso 55 di Abraham).
La vera leadership di questo reparto però pare essersela presa il veterano Justin Durant (che nell’immagine intercetta Marcus Mariota), arrivato da Dallas questa estate.

 Justin Durant (Atlanta Falcons) intercetta Marcus Mariota

Gli ultimi 2 anni con la maglia stellata non sono stati esaltanti, anche a causa di continui problemi fisici, ma ad Atlanta sembra aver preso fin da subito il comando dello spogliatoio ed anche il suo apporto in campo è stato fin qui decisivo.
D’altro canto ci doveva essere un motivo se Dan Quinn, parlando di carisma, ha fatto senza esitazioni il suo nome questa estate; e lui si sa, in quanto a costruzione delle difese non è secondo a nessuno, chiedete di una certa Legion of Boom dalle parti di Seattle.

[icon type=”vector” icon=”brankic-icon-number14″ align=”center” size=”32″ icon_bg=”circle” hover_animation=”border_increase” ] Coaching

Questo punto poteva tranquillamente chiamarsi fattore Dan Quinn.
Su questo coach non c’è molto da dire, arriva da una Seattle che negli ultimi 2 anni ha vinto 1 superbowl e perso la finalissima l’anno successivo per questione di un possesso sciagurato negli ultimi secondi di partita. Quei Seahawks passeranno alla storia per essere stati una delle difese più forti di sempre e il buon Dan ne era proprio il defensive coordinator.
Ha lasciato “quell’isola felice” solo per un posto da head coach sulla panchina dei Falcons, squadra con un gran potenziale offensivo ma con una delle difese peggiori della lega da rifondare.

Dan Quinn Atlanta Falcons

Ha lasciato la gloria di una città che lo amava, e oggi che Seattle è 2-3 più o meno con gli stessi interpreti difensivi ne capiamo il perché, per affrontare la convinzione dei critici che non avrebbe avuto nessuna chance di cambiare una squadra così in un anno.
Ha affrontato tutto ciò alla sua maniera, con calma e sicurezza, lasciando che fosse poi il campo, unico vero giudice, ad emettere la sentenza.

E i fatti dicono Falcons 5-0 e difesa solida nei momenti cruciali della partita, caratteristiche dei singoli esaltate e capacità di generare turnover notevolmente aumentata (12 TO).
Questo punto ho voluto intenderlo in maniera un po più ampia per dare spazio anche a Kyle Shanahan, offensive coordinator arrivato dai Cleveland Browns che partendo da un’ottima base ha reso l’attacco dei Falcons una vera macchina da punti (4th miglior attacco, 2nd per 3rd down completati dietro i Patriots, 1st per 4th down completati, 2nd per tempo di possesso palla,…)

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[icon type=”vector” icon=”brankic-icon-number15″ align=”center” size=”32″ icon_bg=”circle” hover_animation=”border_increase” ] Fattore luck

Non sto parlando del QB di Indianapolis, ma proprio di quello che comunemente viene definito fattore c… , dove la c non sta per campo né per casa.
Intendo proprio la fortuna, ma non quella sfacciata che ti regala una partita immeritata, bensì quella che deriva dalla fiducia e che in gergo si dice aiuti gli audaci.

Quella insomma che ci si guadagna e che soffia il Field Goal di Cody Parkey fuori di un soffio in un momento fondamentale di una partita che poi vincerai di 2 punti, quella che permette a Julio Jones di ricoprire nella end zone un fumble forzato da un’ottima giocata difensiva dei Redskins nel 4th quarto portando Atlanta avanti nel punteggio, la stessa che infine, in pieno overtime, fa scivolare il ricevitore dei Redskins (sì ancora loro, chiedete a coach Jay Gruden come l’ha presa) permettendo ad Alford di riportare comodamente in TD la palla della vittoria.

Atlanta Falcons wide receiver Julio Jones

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Gabriele Morelli

Ingegnere 26enne di Torino, appassionato cronico di sport trova nel football l'unione perfetta di tutti i suoi interessi. Non chiamatelo di notte... potreste disturbarlo mentre guarda una partita!

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