[NFL] Patrick Willis e il pastore che lo ha portato fuori dal gregge

Capire questa faccenda del ritiro dal football giocato di Patrick Willis è complicato per tutti, forse anche per il linebacker sette volte al Pro Bowl nelle prime sette stagioni in carriera.
Nella giornata di lunedì Mike Florio di Pro Football Talk esce con una news che annuncia di aspettarsi un’aggiornamento bomba da San Francisco. Si inizia a vociferare del ritiro di un grande della squadra. Qualcuno spara il nome di Vernon Davis, di Aldon Smith, e molti indicano proprio Willis.
Qualche ora dopo, una sorgente non specificata avvisa Yahoo che il Niner intenzionato a ritirarsi sarebbe il più forte MLB degli ultimi dieci anni. L’account Twitter di Willis sembra una maionese impazzita, ma tra le righe si può leggere “Grazie di tutto, è stato un grande piacere. Ora andrò avanti con il mio cammino”.

patrick willis 49ers30 anni, un talento inimmaginabile, un fisico perfetto, l’idolatria di tifosi e addetti ai lavori. Una carriera tutta a San Francisco, dominando dal primo giorno di training camp. È vero, un infortunio difficile da superare, magari anche la certezza di non essere il fenomeno di solo un paio di anni fa. Ma, insomma, una strada asfaltata e in discesa con Canton, sede della Hall of Fame, come ovvia ultima fermata.
Tra questo scenario idilliaco e quello attuale in cui Willis pondera addirittura il ritiro c’è una persona. Si chiamava Myles Munroe, veniva dalle Bahamas, ed è morto a novembre in un incidente aereo.
Di lavoro faceva il pastore pentecostale. Ha fondato più di una società; alcune di sola informazione o di gestione del ministero religioso bahamense, altre più improntate sulla consulenza per grandi aziende riguardo alla crescita umana e professionale del personale delle stesse.
Nei libri di Munroe emerge una precisissima visione della vita, del rapporto dell’uomo con Dio e dei concetti che la Bibbia esprime e che l’umanità deve seguire. Ho usato il verbo “dovere”. Scorrendo le pagine (esperienza consigliata) di Munroe la sua filosofia si mostra in tutta la sua ineluttabilità: la Bibbia dice una cosa, tu la fai. Nessuna interpretazione. Il potere di Munroe sulla mente del suo lettore è però indissolubilmente legato alla contestualizzazione di quanto esposto.

patrick willis 49ers ramsVi siete mai chiesti perché vi pesa fare lavoro dipendente e avere un capo? Avete mai pensato che qualcosa intorno a voi non gira come dovrebbe, senza però riuscire a dare una giustificazione logica a questo vostro rifiuto? Sulla risposta che le sacre scritture danno a queste e migliaia di altre domande simili, Munroe ha fondato un impero teologico ed economico, ha fidelizzato milioni di persone nel Mondo facendo letteralmente pendere dalle sue labbra dirigenti d’azienda e persone comuni ai quattro angoli del Globo.

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Tornando a Willis, visitate il suo profilo Twitter. Indicazioni di versetti biblici, e una foto o un brano di Myles Munroe. Ricapitolando il lavoro trentennale del pastore bahamense, potremmo dire che uno dei suoi concetti preferiti è che l’uomo è assoluto dominatore della sua persona e del suo ruolo nel Mondo.

Un giocatore di football NFL, per quanto ricco, pubblicizzato, protetto, leggendariamente forte come il nostro Patrick, rimane un piccolo ingranaggio della macchina da miliardi di dollari chiamata National Football League. Dopo una decina d’anni di botte, infortuni, vittorie, sconfitte, assegni, agenti, dirigenti, è totalmente comprensibile come un “seguace” di Munroe possa arrivare a decidere di uscire da tale meccanismo, in cui i fili della tua vita professionale sono totalmente in mano ad altri.

E proprio mentre vi scriviamo, i 49ers hanno ufficialmente annunciato che Willis leva le tende. Lo fa, come dice Rotoworld, alle sue condizioni e non costretto dall’età o dal fatto di non essere ambito per nessuna squadra. “Non si diverte più, non vuole più giocare” l’interpretazione di alcuni. Come hanno detto ieri i reporter della baia: “Patrick ha attraversato molte delusioni ed è stato forte a superarle”. Sul campo non ce ne eravamo accorti (930 placcaggi, 53 passaggi difesi), ma pagina dopo pagina la mente del prodotto di Mississippi era da altre parti.
Sognava di ricominciare da capo, di fare quello per cui era appassionato. Ora lo farà. Quelle porte a Canton potrebbero aprirsi comunque, e nel caso di una esclusione lui la accetterà con un sorriso.
Lo stesso sorriso mostrato in sede di conferenza stampa.

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Durante quest’ultima anche qualche lacrima, ma le idee molto chiare. Non tornerà mai a giocare a football Patrick Willis. Non lo farà perché oggi è più felice di quando venne scelto al draft. Perché la decisione è facile e ritirarsi in questo modo è per lui un privilegio. Certo, cita anche i problemi fisici, spiegando come tutti gli abbiano sempre fatto i complimenti per la velocità pazzesca dei suoi piedi, caratteristica che è ora più che appannata. Però la serenità spirituale affiora continuamente durante il discorso. Willis ha studiato e studia la vita, perché le cose cambiano e dove è lui in questo processo. Inizierà una nuova storia, non identifica il ritiro dallo sport del football come la fine della sua vita professionale.
Farà altro, forse insegnerà come dice qualcuno, forse professerà anche lui forte del suo status di celebrità.

Vedremo quanto la fede del numero 52 sarà forte nel mantenerlo lontano dall’unica cosa che ha fatto negli ultimi vent’anni. Vedremo se, una volta che il piede andrà meglio, non vorrà tornare a calcare il terreno del nuovo Levi’s Stadium.
Abbiamo tentato di capire le ragioni del suo ritiro, valutando ciò che pubblicamente Willis ha lasciato emergere. Lui solo sa se ciò corrisponde a quello che ha dentro. Per ora i tifosi californiani possono solo annotare l’ennesimo grande nome che lascia una squadra in via di completo smantellamento.
All’orizzonte tempi bui per loro, ma probabilmente non per Patrick Willis.

https://www.youtube.com/watch?v=KKqyz7FK5hA

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Dario Michielini

Segue il football dagli anni 90, da quando era alle elementari. Poi ne ha scritto e parlato su molti mezzi. Non lo direste mai! "La vita è la brutta copia di una bella partita di football"

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