Storia dei quarterback Afroamericani

Michele Serra è uno dei nostri autori, cura la rubrica La Serra di Huddle e insieme ad Alberto Cantù ha scritto The Playbook (vol I e vol II). Michele ha scritto un long form per Ultimo Uomo nel quale racconta l’evoluzione dei quarterback afroamericani partendo da Doug Williams e arrivando ai giorni nostri. Buona lettura!

La prima giornata della scorsa stagione NFL ha rappresentato un unicum nella storia della Lega. Dieci quarterback afro-americani sono partiti titolari nelle loro squadre, il numero più alto di sempre in una singola giornata. Durante la stagione, il numero è diminuito, ma l’impatto della nota statistica non è certo da sottovalutare. Forse per la prima volta nella storia del football professionistico, il ruolo di quarterback e il razzismo che per anni è stato intrinseco alla posizione sono su due binari, se non paralleli, certamente più distanti che mai. 

Il quarterback è il leader dell’attacco, il giocatore più carismatico della squadra, il più conosciuto tra i tifosi, quello più esposto alle critiche; al quarterback è richiesta un’intelligenza, una presenza mentale e una freddezza notevole per avere successo in NFL. Per decenni, queste caratteristiche sono state considerate esclusive dei passatori bianchi, peggiori atleti forse, ma giocatori più intelligenti e propensi a ergersi a leader rispetto ai loro corrispettivi neri, si diceva.

Michael Eric Dyson, professore alla Vanderbilt University, ha spiegato come tra gli anni ’20 e 50’ del secolo scorso ci fossero molte teorie che cercavano di dimostrare scientificamente la presunta inferiorità dei neri nei confronti dei bianchi, e di come il mancato raggiungimento di alti obiettivi nel campo dell’istruzione non fosse conseguenza della mancanza di opportunità, bensì di carenze a livello intellettivo. 

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Queste forme di razzismo culturale trovarono diretta applicazione anche nel gioco del football: nel 1934, la NFL iniziò a impedire l’ingresso nella Lega a giocatori afroamericani, e così fece fino al 1946 – anno della caduta delle barriere razziali in MLB con l’arrivo di Jackie Robinson ai Dodgers. 

Da qui in poi, la ripresa fu molto lenta, tanto che nel 1959, tredici anni dopo, solo il 12% dei giocatori NFL erano neri, e solo nel 1965 la Lega assunse il primo arbitro nero della storia.

Oggi sono cadute molte barriere ma, come spesso accade quando si parla di grossi cambiamenti, sono state decine di migliaia di piccole picconate ad abbattere il muro, non un singolo grosso colpo. Oggi le cose non sono certo rose e fiori per i QB afroamericani ma, se ora tanti di loro hanno e avranno ruoli di primo piano nella NFL moderna, è merito di alcuni loro precursori che hanno colpito più forte di altri. 

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Redazione

Abbiamo iniziato nel 1999 a scrivere di football americano: NFL, NCAA, campionati italiani, coppe europee, tornei continentali, interviste, foto, disegni e chi più ne ha più ne metta.

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Un Commento

  1. A mio modestissimo parere (ma correggetemi se sbaglio), nel passato il ruolo del QB é stato maggiormente “bianco” perché gli atleti di colore, mediamente superiori fisicanente a noi caucasici, venivano impiegati per ruoli un tempo considerati più importanti di oggi (RB su tutti).
    Vuoi o non vuoi, col fatto che oggi il gioco é più aereo, con la consapevolezza che un QB preciso ma mobile é un’arma molto pericolosa e con la assimilazione che il razzismo é una idiozia, si sono aperte molte più possibilità anche agli atleti di colore.

    P.S. Sarebbe bello faceste uno speciale su Warren Moon

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