[NFL] Lawrence Taylor, professione linebacker

Quando vediamo il quarterback dei Carolina Panthers mimare l’atto di togliersi i vestiti e trasformarsi in Superman ogni qualvolta segna un touchdown, non possiamo fare a meno di pensare che Superman, quello vero, è stato e sempre sarà un solo giocatore: l’outside linebacker dei New York Giants Lawrence Taylor.

Come si suole dire in questi casi, Lawrence Taylor è il giocatore che ha ridefinito il ruolo di outside linebacker ed ha obbligato gli offensive coordinator avversari ad escogitare strategie nuove per cercare di bloccarlo o, almeno, limitare i danni che la sua forza prorompente e la sua velocità straordinaria portavano nei backfield offensivi avversari.
Lawrence Taylor Tar HeelsDopo una carriera universitaria nei Tar Heels di North Carolina, durante la quale si fece spazio sulla ribalta nazionale a suon di placcaggi e sack, Lawrence Taylor venne scelto con la seconda selezione assoluta dai New York Giants nel 1981. Indicato da molti come prima scelta assoluta, venne snobbato dai New Orleans Saints, che gli preferirono il runningback George Rogers, e sebbene Taylor non fosse inizialmente troppo contento di andare a giocare per i Giants, fu proprio con la maglia blu della squadra di New York che diventò una leggenda del football.

I numeri dei suoi 13 anni di carriera NFL (tutti a New York) parlano da soli: 10 convocazioni al Pro Bowl consecutive, 10 nomination nella All-Pro consecutive, un titolo di MVP NFL, 3 titoli di Defensive Player of the Year, 1 titolo di Defensive Rookie of the Year, 2 Super Bowl, la nomination nel “Dream Team” del 75esimo anniversario della NFL a cui si aggiungono i 132,5 sack ufficiali (più i 9,5 del suo anno da rookie quando la statistica dei sack era ancora ufficiosa), 9 intercetti e ben 1088 placcaggi.
Tutti questi numeri lasciano solo immaginare quale fosse la sua potenza in campo, il suo dominio totale sulla linea di scrimmage e la sua schiacciante superiorità fisica ed atletica.

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Dovendolo affrontare due volta l’anno, l’head coach dei Washington Redskins Joe Gibbs si inventò la figura dell’H-back, per cercare di contrastare i suoi blitz letali. Fino a quel momento, il compito di bloccare i blitz dei linebacker era sempre stato affidato ad un runningback, ma Joe Gibbs spostò questo bloccatore a fianco del tight end, un passo indietro per mantenerlo nel backfield. L’esperimento ebbe alterne fortune contro Taylor, ma si rivelò efficacissimo contro linebacker più “normali”, e l’H-back, assieme alle formazioni a doppio tight end, si vedono spesso ancor oggi sui campi NFL.
Bill Walsh, l’head coach dei San Francisco 49ers, preferì cercare di bloccare Taylor assegnando le responsabilità del blocco ad una guardia o un tackle, tecnica anche questa tutt’ora molto utilizzata nella NFL del nuovo millennio.

Taylor non cambiò solo il modo in cui l’attacco cercava di difendersi dalle sue incursioni, ma introdusse, affinò ed eseguì meglio di tutti gli altri la tecnica del “chopping”, cioè quel colpo portato con il braccio sul braccio del quarterback inteso a fargli perdere la palla, durante il placcaggio del quarterback avversario.
Sicuramente la velocità, la forza, la reattività erano le sue qualità più evidenti, ma quello che faceva davvero la differenza era la sua voglia di giocare, la sua passione. A questo proposito, di lui il suo head coach Bill Parcells amava dire che era un “giocatore da parcheggio”, nel senso che avrebbe giocato anche in un parcheggio con gli amici senza nessuno a vederlo, pur di giocare un po’ a football, e questa passione per il gioco era la molla che lo spingeva ad oltrepassare i propri limiti ed arrivare là dove i giocatori “normali” non arrivavano.

Lawrence TaylorLawrence Taylor mise involontariamente fine alla carriera del quarterback Joe Theismann procurandogli la frattura scomposta di tibia e perone con uno dei suoi sack, ma nessuno, nella NFL, lo ricorda come un giocatore “sporco”. Duro, quello certamente si, ma sempre corretto, e quello di Theismann fu un episodio sfortunato, anche a detta dello stesso Joe.
La correttezza nel gioco non sempre corrispondeva alla disciplina, sia in campo che fuori. Spesso Taylor faceva di testa sua ignorando gli assegnamenti degli schemi, ma ottenendo quasi sempre ottimi risultati, erano rare le volte che non se la cavasse con una semplice occhiataccia da parte del defensive coordinator o dell’head coach .

Fuori dal campo, però, Taylor iniziò ben presto ad avere problemi di droga, soprattutto con la cocaina, di cui fece uso ben presto in carriera e che gli costò diverse sospensioni per abuso di sostanze non consentite.
Il suo comportamento disordinato fuori dal campo lo perseguitò anche dopo il ritiro, sfociando in un arresto per violenza sessuale su una minorenne pochi anni fa.

Preferiamo di gran lunga ricordare le sue gesta in campo, quando guardarlo giocare era uno spettacolo per tutti, tranne che per i poveri quarterback o runningback che cadevano sotto i suoi colpi.
Lawrence Taylor è stato inserito nella Hall of Fame di Canton nel 1999, al suo primo anno di eleggibilità, ed il suo numero di maglia, il 56, è stato ritirato dai New York Giants.

1982
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Massimo Foglio

Segue il football dal 1980 e non pensa nemmeno lontanamente a smettere di farlo. Che sia giocato, guardato, parlato o raccontato poco importa: non c'è mai abbastanza football per soddisfare la sua sete. Se poi parliamo di storia e statistiche, possiamo fare nottata. Siete avvertiti.

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