[NFL] Divisional: il tramonto su Peyton e i suoi Broncos (Indianapolis Colts Vs. Denver Broncos 24-13)
Lo Sports Authority Field di Denver è pronto per la prima partita di Playoff che in questo 2015 lo riguarda. I padroni di casa dei Broncos sono favoriti contro gli Indianapolis Colts, reduci dalla vittoria brillante contro i Cincinnati Bengals di settimana scorsa. Il lancio della moneta sorride ai Broncos tra le grida di approvazione del pubblico, e la squadra di John Fox sceglie di calciare.
Il primo drive vede Andew Luck sotto pressione e un paio di placcaggi ben assestati dai difensori casalinghi. Dopo tre giocate, i Colts sono già costretti al punt. Sul drive successivo Peyton Manning scende in campo e sembra poter mettere a tacere le voci che lo vedono leggermente infortunato e incapace di lanciare con proficuità. È Julius Thomas a sfruttare un ovvio mismatch di velocità con LaRon Landry per il primo guadagno importante della serata, e il drive è chiuso dalla ricezione di Demaryius Thomas sul fondo della End Zone dei Colts.
Un 7-0 semplice, che sembra spianare la strada verso una facile affermazione in attesa di raggiungere Foxborough per l’ennesima capitolo del Manning contro Brady show che tanto piace alla lega e alle televisioni.
Sensazione che non potrebbe essere più sbagliata. Da quel punto in poi i Colts letteralmente domineranno il campo, terranno il pallone, avranno successo con i lanci e, marginalmente, con le corse. Vinceranno contro il giocatore più importante della loro storia, candidando il suo successore come anti-Patriots nel Championship che settimana prossima deciderà chi può prenotare il viaggio per Glendale e il SuperBowl numero quarantanove.
La protezione per Andrew Luck è ottima. Anthony Castonzo (26 anni) e Joe Reitz (29 anni) si prendono cura di Von Miller (25 anni) e DeMarcus Ware (32 anni), tenendoli lontani dal loro fantastico giovane QB. Annotiamo gli anni di ognuno per spiegare che non è questione di esperienza, non è questione di talento, non è questione di pedigree, tecnica e nemmeno d’età. Castonzo e Reitz umiliano i loro dirimpettai, semplicemente perché a Denver nella sera del Divisional giocano meglio. Jack Del Rio utilizza la 4-man rush, come prevedibile, e la prova dei due tackle di Indy basta a dare il tempo ai ricevitori di smarcarsi. T.Y. Hilton è superbo contro Aqib Talib, un campione che una volta al mese si prende una vacanza e lo fa nel giorno sbagliato, tagliando davanti all’ex Patriots, facendosi trovare sugli slant interni e sulle tracce cross, mettendo in mostra mani educate in controtendenza rispetto a quanto successo settimana scorsa. A un certo punto Del Rio tenta di mandare un quinto uomo in pressione. Luck fa un passo in avanti al posto che uno indietro, accorcia i tempi e completa in ogni caso. Con intelligenza, talento, coraggio, punge la difesa dei campioni della AFC West. Nel secondo quarto segnano Daniel Herron su corsa e Dwayne Allen su passaggio per il sorpasso.
Dall’altra parte del pallone va in scena quello che il 90% degli analisti NFL oggi considera il canto del cigno di uno dei migliori quarterback di sempre. Manning cerca Emmanuel Sanders sul profondo, su primi e secondi down. Per quanto l’ex Steelers sia veloce, non può arrivare su nessuno (e ripetiamo, nessuno) dei lanci completamente sballati del numero 18. Lanci che finiscono un metro lontani dalle mani del ricevitore, oppure cascano dopo poche yard di volo. Uno spettacolo di dubbio gusto, una sorta di disastro che chiede lacrime sia da parte dei tifosi Broncos che vedono la loro stella tradirli sia da parte del tifo in blu, sicuramente triste nel vedere il suo eroe (perché tale per esso rimane il figlio di Archie) soccombere sotto i suoi stessi errori. A tratti C.J. Anderson e Ronnie Hillman prendono 10 o 15 yard, per quantomeno rendere i punt di Brandon Colquitt produttivi.
A inizio terzo quarto, quando Coby Fleener, amico e compagno di università di Luck a Stanford, riceve un passaggio da 32 yard in mezzo a quattro difensori arancio-blu su un terzo e sedici, siamo sicuri che Manning sorrida. Vede i suoi Colts in buonissime mani, vede il suo erede completare un passaggio di difficoltà massima senza paura, senza tentennare, senza sbavature. Forse pensa già a quando in abiti borghesi guarderà Luck sollevare il Vince Lombardi, cosa che prima o poi succederà, dando una gioia alla sua stessa gente. Allo Sports Authority non c’è più una partita da vincere, Hakeem Nicks riceve quello che è il secondo TD di Luck, i Colts volano sul 21-10 testimoniando come il lavoro di aggiustamenti dei Broncos svolto nell’intervallo non sia praticamente esistito.
L’ultimo periodo vede come unico protagonista l’attacco di Indianapolis. L’intelligenza di Chuck Pagano e del suo coaching staff paga con un drive che brucia 8 minuti e 14 secondi sul cronometro. Bastano Zurlon Tipton e Jack Doyle, due illustri sconosciuti, per muovere la catena contro i perenni Pro-Bowler della difesa dei Broncos. Il field goal finale di Adam Vinatieri dà un vantaggio insormontabile ai suoi, e una montagna da scalare a Manning, che avrebbe difficoltà normalmente a recuperare, figuriamoci nella peggiore partita della sua carriera professionistica.
Finisce 24-13 per i Colts. Su una inutile ricezione di Demaryius Thomas si chiude una contesa equilibrata forse solo per un quarto, quello iniziale.
Punti forti di Indianapolis sono stati una ottima organizzazione di gioco, una fiducia pressochè infinita per i giocatori che erano sotto pressione (la linea offensiva, le secondarie, Hilton) e un quarterback destinato a essere una leggenda. La bravura di Andrew Luck non è in dubbio, non lo è mai stata. Il suo coraggio a volte sì, il suo approccio alla partita pure. Tutto cancellato nella notte di Denver. Una forza mentale fuori dal comune nel rendersi conto che le cose stavano cambiando a gara in corso, uscendo dalla tasca a piacimento nel secondo tempo, armandosi di pazienza nell’aspettare i suoi che si smarcavano downfield. Un dettaglio significativo i due intercetti: entrambi su terzi down, entrambi in situazione di pressione da parte della linea difensiva avversaria, entrambi senza alcuna conseguenza. Due semi-punt, ci passerete il pessimo termine usato, per dimostrare che a lui delle statistiche non interessa nulla, vuole solo vincere. E lo sta facendo molto in questo inizio di carriera: primo quarterback a lanciare per più di 250 yard nelle prime cinque partenze da titolare nei Playoff per esempio. Per ora sta superando ciò che l’avversario di giornata ha fatto in maglia blu e bianca, e chissà che il prossimo capitolo non si scriva già settimana entrante.
Quella che in gergo calcistico si chiamerebbe “raccolta di figurine” di Denver, invece, non vedrà un’altra partita di Playoff. E se la prima causa è la prestazione ben sotto par di Peyton, la seconda è sicuramente l’immobilismo di John Fox e il suo entourage. Lenti a passare alle corse una volta notato che il 18 non era in giornata, lenti a cambiare la fisionomia della pressione sul QB avversario, pachidermici nel cambiare gli assegnamenti difensivi dopo aver capito che Talib non si era nemmeno presentato al campo.
Il progetto è fallito, e con un paio di anni di anticipo Denver è costretta a ricostruire. Il perché è presto detto: quante cose dovrebbero allinearsi per rimanere competitivi?
Prima di tutto, Manning non dovrebbe ritirarsi. Poi, i molti free agent dovrebbero ri-firmare con la franchigia del Colorado. Terzo, il sostituto di Fox (licenziamento sicuro e opportuno) dovrebbe da subito trovare il modo di battere Colts, Patriots, Steelers, Ravens, Texans, Chargers e tutte le franchigie che in una AFC che sta risorgendo possono facilmente annullare i Broncos. È meglio che John Elway abbia già pronto un bel piano B, perché altrimenti si potrebbe aprire una delle pagine più mediocri nella storia della società che dirige.
E potrebbe aprirsi proprio mentre uno dei libri più splendenti della bibbia NFL va a chiudersi. Dopo molti record e altrettanti insuccessi, ci è parso di intravedere il traguardo per uno dei giocatori più emozionanti, amati e rivoluzionari degli ultimi vent’anni. L’Off Season ci dirà se quell’inutile passaggio per Demaryius Thomas avvenuto a tempo scaduto sarà l’ultimo della carriera di Peyton Manning che, braccio dolorante e mente offuscata, si appresta a prendere la decisione più dolorosa e importante della sua vita.
I Colts, i suoi Colts, sono già al capitolo successivo. Lui avrà la lucidità per girare la sua ultima pagina?
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