[NFL] Week 6: Baltimore Ravens vs Green Bay Packers 17-19

Per quanto la demagogia ci possa trarre in inganno, la sfida di Baltimore tra Ravens e Packers non era un affare privato tra i due quarterback più pagati della NFL, ma lo scontro tra due difese che stanno diventando dominanti.
Nel solco scavato da Ray Lewis, Ed Reed e tutti quelli che non ci sono più, i padroni di casa stanno seminando intensità, intelligenza, resistenza. I sostituti, dopo la classica batosta pro-Broncos si sono attestati su ottime performance, permettendo al record dei campioni del Mondo di tornare quasi sufficiente. Dall’altra parte la velocità dei linebacker in verde da il sostentamento ad una 3-4 regolata dal nose tackle B.J. Raji ed interpretata al meglio da Clay Matthews. Proprio l’assenza di quest’ultimo gettava ombre sul pronostico, favorendo per alcuni analisti Baltimore.

Eddie Lacy
Eddie Lacy fermato dalla difesa dei Ravens

Il primo tempo è quindi totalmente in mano alle difese. A.J. Hawk nei Packers non fa rimpiangere il collega infortunato (3 sack alla fine per lui) trovando dimora fissa nel backfield avversario, così come dall’altra parte ci pensano Elvis Dumervil e Terrell Suggs a gettare nel panico un Aaron Rodgers frustrato dalla solita inettitudine della sua linea offensiva. Ad aggiungere pathos e senso di epicità alla sfida gli infortuni di James Jones e di Randall Cobb (questo nel secondo tempo), che lasciano il carico del corpo ricevitori sulle spalle giovani e inesperti del prodotto di Virginia Tech Jarrett Boykin.
L’errore di Joe Flacco, che a pochi secondi dalla fine del secondo quarto tiene troppo la palla e favorisce il fumble di Nick Perry che porterà al 6 a 0 di Mason Crosby è uno dei pochi eventi degni di nota di una prima frazione apatica. L’altro avvenimento entusiasmante è il goal-line stand di Green Bay che per quattro volte ferma Ray Rice e Bernard Pierce sulla linea della una yard.
Qualsiasi cambio di inerzia è vanificato da Mike McCarthy, che non chiamando più corse per Eddie Lacy si lascia scappare la possibilità di controllare più il cronometro, cosa da mai sottovalutare in una partita a punteggio così basso.

Si cerca di segnare con le più disparate armi (peccato per Green Bay un punt deviato e trattato malissimo), ma la storia della partita cambierà da lì a poco. Il senso di urgenza costringe Boykin a mettersi la colla sui guanti e nel terzo quarto anch’egli comincia a dare una mano alla causa dei Packers.
Sul 9 a 3 e dopo aver lanciato un intercetto per Jimmy Smith, Rodgers finalmente spezza in due la partita del MT&T Bank Stadium. Jordy Nelson è libero sul profondo e il prodotto di Cal colpisce il bersaglio per la segnatura da 64 yard che anima lo scoreboard. 16-3.
Le difesa rallentano, diventano meno implacabili della prima parte, ed è Baltimore a trarne vantaggio: un Joe Flacco ritrovato dopo qualche partita sottotono lancia due touchdown. Il primo è per Jacoby Jones, il secondo per Dallas Clark dopo che Tandon Doss aveva infilato 63 yard di ricezione in un sol colpo.

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La partita si accorcia inesorabilmente, ma Baltimore sa che sul 19 a 17 per gli ospiti potrebbe succedere di tutto. Tenta di fermare i giocatori del Wisconsin, ma una ricezione da 52 yard di Jermichael Finley e l’utilizzo finalmente estensivo di Eddie Lacy cristallizzano il risultato su quanto già detto. E’ un ‘altra sconfitta per i Ravens (la prima casalinga) e una W risicata per Green Bay, che torna a Lambeau Field con un bel record da mostrare in una zoppicante NFC North.

Lardarius Webb, Jordy Nelson
Jordy Nelson in touchdown

I due punti di distacco alla fine dei sessanta minuti è quanto di più calzante alla stagione delle due squadre. I due QB più pagati della NFL hanno vissuto un pomeriggio di terrore (3 sack contro Rodgers e 5 contro Flacco) caratterizzato da mancanza di comunicazione coi ricevitori e di passaggi affrettati.
Queste due linee offensive hanno bisogno di una rinfrescata: la mancanza di talento in quella dei Packs e quella di profondità nelle cornacchie ormai sono problemi risaputi anche allo spettatore poco informato. Gli stessi Flacco e Rodgers, lo evinciamo dall’atteggiamento del corpo, hanno perso molte speranze di emergere in questa stagione ed una piccola percentuale dei loro errori è diretta conseguenza della poca fiducia nei loro uomini.
L’altra lato della medaglia ci presenta, come già detto, due difese in ascesa: i linebacker delle due squadre si accampano regolarmente dalle parti del QB avversario utilizzando al meglio i mezzi tecnici e atletici di cui sono iperdotati. L’infortunio di Nick Perry, in questo senso, potrebbe essere un altro brutto colpo per i giallo-verdi.

Aprendo il capitolo infortuni, ce ne sono molti da annotare. I due ricevitori Jones e Cobb tra le fila di Green Bay hanno riportato guai alle gambe che però non sembrano di grave entità, mentre Perry ha una storia di infortuni alle spalle e una ricaduta sarebbe terribile per il reparto arretrato. In avanti stupisce per costanza la prova di Finley: il tight end funge da uomo di linea per tutta la partita e poi risponde presente quando c’è da ricevere. Non riempirà il box score ma è il giocatore completo che tutti vorrebbero.
A Baltimore i problemi potrebbero essere più gravi dei semplici infortuni. La squadra non riesce a correre la palla risultando la 27esima squadra della lega in questo fondamentale, e questa mancanza è tragica visto che anche per via aerea si hanno più problemi che gioie.
Da notare infine come nella partita si sia confermato il trend che vede Green Bay essere uno dei peggiori attacchi in red zone e Baltimore come una delle migliori difese in quella zona.

L’uomo giusto per sovverire questa tendenza potrebbe essere proprio Lacy; se le prossime volte McCarthy si ricorderà di lui prima, i Packers potrebbero anche giungere ai Playoff da coprotagonisti in una NFC mediamente competitiva. Per i Ravens lo stesso compito in AFC sembra di difficile soluzione. Le prossime tre sfide, tutte contro rivali divisionali, diranno se quantomeno potranno dire la loro in una division, la AFC North, che aspetta ansiosa un padrone.

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Dario Michielini

Segue il football dagli anni 90, da quando era alle elementari. Poi ne ha scritto e parlato su molti mezzi. Non lo direste mai! "La vita è la brutta copia di una bella partita di football"

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