[NFL] Week 12: Campioni di oggi, campioni di domani (Arizona Cardinals Vs Seattle Seahawks 3-19)

Bruce Arians è arrivato nel deserto dell’Arizona a gennaio 2013. In qualche mese ha creato una squadra vincente, capace di chiudere 10-6 avendo come compagni di division i Seahawks, poi campioni del Mondo, e i 49ers, vicecampioni della NFC. L’ha fatto come poteva fare lui: con un gioco veloce e semplice in attacco e affidandosi a Todd Bowles per la difesa. Quest’ultimo era relativamente senza esperienza, con una sola stagione da defensive coordinator a Philadelphia. Quello che il duo in questione è stato capace di fare finora ha dell’impossibile: con un QB (chiunque egli sia) sotto par, un roster fatto di giocatori inesperti e con una sola stella di rilevanza (Larry Fitzgerald) le possibilità dei loro Cardinals in una division del genere erano poco prevedibili. In estate hanno anche fatto a meno di Karlos Dansby, capitano della difesa, ma questo avvenimento non ha frenato un reparto che ora è il fiore all’occhiello di Arizona.
Quando domenica i campioni del Mondo in carica dei Seahawks si sono presentati al CenturyLink Field della loro Seattle, lo facevano da disperati, perché una sconfitta avrebbe significato compromettere le possibilità di titolo, e lanciare i Cardinals verso il trono divisionale.

Russell WilsonIl primo quarto vede l’attacco dei Cardinals, che doveva fare a meno di Fitzgerald e del quarterback titolare Carson Palmer fuori per tutta la stagione, singhiozzare a dir poco. La maggior parte dei giochi viene chiamato su Andre Ellington, che Pete Carroll, allenatore dei titolati Hawks, sa essere l’unico playmaker in campo. Una penalità di Byron Maxwell regala 40 yard agli ospiti, che nonostante il calcio di Chandler Catanzaro finisca fuori almeno accorciano un po’ il campo. Campo che Russell Wilson e i suoi fanno fatica a ingurgitare, costretti a un solo field goal nel primo periodo e ad altri due nel secondo.
Ma l’errore peggiore è dei Cardinals, e chiude il primo tempo. Su un terzo down a pochissime yard dalla End Zone di casa e con una manciata di secondi da giocare, Drew Stanton trova Jaron Brown oltre la linea di meta. Sarebbe il 7 a 9, ma il prodotto di Clemson lascia cadere il pallone nonostante sia incastonato tra l’1 e il 3 del numero che porta sul pettorale.
Un errore che, vista la pochezza di opzioni offensive cavalcabili dai Cards (Fitz infortunato, Ellington limitata via terra) si rivelerà essere il punto di contatto tra la squadra di Arians e la seconda L della sua stagione.

Il secondo legame è Wilson. Il quarterback da Wisconsin viene sackato ripetutamente, avendo a che fare con una 4-man rush fatta di giocatori, i difensori dei Cardinals, non solo imponenti ma anche furbi, che lo costringono a morire palla in mano nella tasca. Ma a tre minuti abbondanti dalla fine del terzo quarto tira fuori dal cilindro la giocata della partita: indietreggiando attira un difensore per poi spiazzarlo con una finta, farlo cadere e trovare Marshawn Lynch sul corto raggio. È l’ennesima giocata in queste due ultime annate che spezza una partita casalinga dei Seahawks. Poco dopo arriva il 19-3 di Cooper Helfet, terzo tight end di Seattle, che di potenza marcia fino alla segnatura.
Manca ancora molto (un quarto e un bel pezzetto), ma come spesso accade al CenturyLink, quando la difesa dei campioni alza il volume, non si può far altro che tentare il tutto per tutto, e i Cardinals, pur essendo record alla mano la migliore della NFL, ancora non è attrezzata per una rimonta del genere. Arrivano altri punt (uno era stato bloccato a inizio terzo periodo), e a sette minuti dalla fine Wilson e Lynch, con l’aiuto di Robert Turbin, si mangiano la palla e la risputano solo quando il cronometro raggiunge lo zero.

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arizona cardinalsAlla fine, sono emerse evidentemente dal campo le differenze che ancora ci sono tra le prime due squadre della NFC West. Seattle non poteva perdere, e non l’ha fatto. Non ci è andata nemmeno vicina, nonostante l’errore di Brown che ha inficiato le possibilità di Arizona. La vittoria sarebbe arrivata comunque, perché perdere avrebbe voluto dire rinunciare alla division e forse anche ai Playoff. Ora invece tutto è possibile, considerando che le due franchigie si reincontreranno nella penultima partita della stagione regolare.
Ma più che le conclusioni, le differenze stanno nel “come”. Stanton è stato continuamente sotto pressione. Le tracce wheel di Ellington hanno pagato relativamente, e il ground game dei bianco-rossi non li ha portati da nessuna parte. In una partita preparata magnificamente, Carroll e il suo staff hanno pensato ad annullare i Cradinals, prima di pensare a vincerla in attacco. Per quello sapevano che Wilson avrebbe segnato il touchdown della vittoria, e l’ha fatto nel terzo quarto utilizzando un paio di giocate delle sue. Come spesso accade, era tutto ciò che bastava.

Sull’altra sideline Arians detiene ancora la migliore classifca della conference. Il progetto nato solo 22 mesi fa brilla nel sole dell’Arizona, ma nel pomeriggio dell’uggioso stato di Washington si è evidentemente bagnato. Nonostante i tre impressionanti sack di Calais Campbell, faro di una difesa spaventosa, e nonostante gli incubi che per 60 minuti di football hanno inseguito lo stesso QB dei Seahawks, i capoclassifica escono dal campo con una sconfitta meritata figlia anche solo dal fatto che potevano permettersi un piccolo stop.

Sarà il calendario il nemico peggiore di questa corazzata senza nomi altisonanti che si avvicina ai Playoff: Atlanta e Kansas City prima delle ultime tre da giocare contro le compagne di division. Arizona, oltre al suo schema di gioco offensivo e alla bontà della sua linea difensiva, deve imparare a vincere.
La gioventù e lo spirito è dalla sua parte, forse la qualità tecnica no. Ma nel pomeriggio del CenturyLink ha imparato che per essere dei campioni non serve segnare 60 punti, basta anche un solo drive, o una sola giocata, se tutto funziona a meraviglia.

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Dario Michielini

Segue il football dagli anni 90, da quando era alle elementari. Poi ne ha scritto e parlato su molti mezzi. Non lo direste mai! "La vita è la brutta copia di una bella partita di football"

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