[NFL] Super Bowl: il preview

SB XLVII

«Jim, John, su tornate in casa. La cena è in tavola». Li immaginiamo in giardino. A inizio degli anni ’70, a sognare di allenare nel Super Bowl. E mamma Jackie,  la spruzzata di italianità della famiglia Harbaugh, a richiamarli. Lei, Jacqueline Cipiti, cinquanta per cento di sangue siciliano, alla cena in famiglia di certo ci teneva. E così Jim e John ripiegavano i loro sogni e li riponevano nel cassetto, pronti a riportarli in giardino il giorno dopo e quello dopo ancora. Sì, forse desideravano anche giocarlo, il Super Bowl. Il soggiorno trasformato in una sorta di campo d’allenamento per football e basketball era realtà. Ma con papà Jack allenatore di professione da sempre, non è un azzardo esagerato ipotizzare che nei pomeriggi della loro infanzia volassero con la fantasia verso le sideline degli stadi più prestigiosi, per giocarsi uno contro l’altro il Vince Lombardi Trophy.

Jim e John Harbaugh
Jim e John Harbaugh

Domenica l’immaginazione atterrerà a New Orleans. Il Mercedes Benz Superdome sarà la crisalide che la trasformerà in realtà. Baltimore Ravens e San Francisco 49ers in campo per conquistare il titolo Nfl. Sulle linee laterali Jim e John, primi fratelli uno contro l’altro al Super Bowl… o HarBowl se preferite. La seconda edizione, perché la prima si giocò nel giorno del Ringraziamento del 2011. Finì 16-6 per Baltimore. Papà e mamma Harbaugh seguirono la partita da casa di John dopo una foto ricordo allo stadio. Nemmeno stavolta vivranno la sfida dagli spalti. Li ospiterà loro figlia Joani, per inciso sposata al coach della squadra di basket di Indiana, Tom Crean (ndr: invece la famiglia Harbaugh ha deciso all’ultimo di seguire la partita dagli spalti del Superdome).

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Harbaugh contro Harbaugh non sarà l’unica fiaba che scriverà il suo capitolo finale della stagione 2012, domenica notte. Al contrario. Il ritorno del Super Bowl a New Orleans è da sé una storia incredibile. Il primo dopo l’uragano Katrina, che nel 2005 devastò  la città e trasformò lo stadio in un immenso dormitorio. E dalla città del carnevale è partito Ed Reed. La safety nata a St.Rose, due passi da the Big Easy e da 12 anni colonna dei Baltimore Ravens. Lui, che avrà parenti e amici a sostenerlo, perché la sua famiglia ha ancora le radici affondate nelle acque del Grande Fiume, il Mississipi, è arrivato nel 2002 e non può ancora fregiarsi di un anello come quello che splende al dito del suo compagno di mille battaglie Ray Lewis.

Il linebacker numero 52 ha impreziosito la sua carriera da Hall of Fame alzando al cielo il Vince Lombardi Trophy a Tampa, nel 2001. Un trionfo ornato dal titolo di mvp della partita. E per rendere ancor più indimenticabili i suoi 17 anni di Nf,l quale conclusione migliore di un Super Bowl. Conclusione, perché proprio prima dei playoff Lewis ha annunciato il suo ritiro, aggiungendo alla corsa dei Ravens un surplus di emozioni. Toccante vederlo piangere dopo la vittoria in over time contro i Denver Broncos nella wild card. Discusso, Ray, soprattutto per il processo del 2000, un duplice omicidio scaturito al termine di una rissa tra gli amici di Lewis e un altro gruppo di persone. Patteggiò, mettendo sul piatto la sua testimonianza contro gli altri due imputati e la colpevolezza nell’intralcio alla giustizia. Un capitolo archiviato, ma una macchia indelebile. Un’altra ombra si è fatta minacciosa proprio in questi giorni. L’uso di sostanze proibite in questa stagione, per recuperare più in fretta da un infortunio. Negate. Ma sul campo Lewis è una forza unica e la sua presenza mancherà agli appassionati il prossimo anno.

Joe Flacco - Kaepernick
Joe Flacco – Colin Kaepernick

Nella “casa dei Ravens” c’è anche Joe Flacco. Il “guerriero da trasferta”. Quando fu scelto al draft più d’un esperto  alzò le sopracciglia con sospetto, criticando la decisione di Baltimore. E invece il ragazzo col braccione, sicuramente un gradino sotto i quarterback più forti della lega, ha fatto cambiare parecchie opinioni. Alcuni difettucci sono duri a morire, ma la capacità di guidare i Ravens nei playoff è fuori discussione. Una qualità che ha palesato con incredibile naturalezza anche il suo rivale, quel Colin Kaepernick che sembrava un azzardo scegliere al secondo giro nel draft 2011. E cui Jim Harbaugh ha affidato le chiavi della sua squadra a metà di questa stagione, sorprendendo parecchi ,visto che Alex Smith aveva sfiorato lui stesso il Super Bowl nel 2011. Kaepernick ha ripagato la fiducia con monete preziosissime, vittorie incredibili e un pacchetto di soluzioni superiore a quello del compagno. Chissà se la sua carriera avrebbe potuto essere così scintillante anche con pitcher dei Chicago Cubs, che lo scelsero nel 2009. Sicuramente nella baia adesso sono felici che il ragazzo da Milwaukee, approdato in California sin dall’high school, abbia deciso di continuare a giocare a football all’università del Nevada. Dopo 18 anni dal successo di Steve Young i 49ers sono tornati alla Partita.

E che dire di Randy Moss? L’ha giocato nella stagione 2007 il match dei match. Ma il campionato dei record dei Patriots finì nel modo sbagliato e qualcosa si incrinò nella carriera di Moss. Era praticamente finito prima di firmare con San Francisco. Nemmeno su di lui ci avrebbero scommesso in molti a inizio anno. Certo più di quelli che vedevano Michael Jerome Williams, meglio noto come Michael Oher, saltellare da una scuola e una famiglia all’altra negli anni novanta. Ma la sua storia è già diventata film. E “The blind side” potrebbe avere un seguito se domenica a esultare fossero i Ravens.

Ma dire chi potrà festeggiare al termine dei sessanta minuti è impresa davvero ardua. La stagione 2012 è nata nel segno dell’equilibrio. In questo solco è proseguita, playoff compresi. E il Super Bowl ha tutte le carte in regola per seguire la traccia. Le cose in comune tra San Francisco e Baltimore non saranno 4850 come canta Daniele Silvestri, però sono parecchie. E non solo perché anche il miglior linebacker dei Niners, un tale Patrick Willis, veste anch’egli il numero 52. Due difese dominanti. Da principio quella dei Niners, nel finale di stagione il reparto ritrovato dei Ravens. Due playmaker come Ray Lewis e Patrick Willis, appunto, a guidarle. Safety durissime. Ed Reed e Bernard Pollard da una parte, Donte Whitner e Dashon Goldson dall’altra. Pass rush equivalente, soprattutto se Suggs è in condizioni ottimali. Sulle corse meglio i rosso-oro. Entrambe si schierano 3-4.

superbowl1L’altro lato della palla vede due linee offensive fortissime, capaci di concedere secoli ai loro quarterback e di aprire autostrade davanti ai runner (con Kaepernick meglio non limitarsi ai running back). I due quarterback sono diversi. Kaepernick ha la mobilità dalla sua e sfrutta la new wave del gioco in option. Flacco è più tradizionale. Tante hand off e poi il profondo, dove può arrivare ovunque. Migliori i suoi bersagli: Torrey Smith è una freccia (e anche la sua, di storie, meritebbe di essere raccontata, con il fratello perso a stagione in corso), Anquan Boldin una garanzia, un concentrato d’esperienza e concretezza che torna al Super Bowl dopo quello giocato con Arizona. Il tight end Dennis Pitta non è nell’elite della categoria ma potrà arrivarci. Per SanFran ci sono Michael Crabtree e Randy Moss ma soprattutto Vernon Davis, lui sì un tight end già cinque stelle lusso. E le cinque stelle possono essere assegnate, magari togliendo il lusso, ai running back. Sarà la notte della possibile consacrazione per Frank Gore e Ray Rice, alle cui spalle giocano giovani pronti a dargli il cambio come LaMichael James e Bernard Pierce. Ci convince di più Baltimore negli special team, anche perché i Niners hanno sempre la spada di damocle David Akers, reduce da un’annata pessima. Aumenta il rammarico per l’opportunità che non è stata concessa fino in fondo a Marco Tavecchio, il kicker italiano che aveva partecipato al training camp dei 49ers… Per quest’anno così ci accontenteremo della “siciliana” mamma Jackie, in attesa di raccontarvi storie ancor più “nostrane”.

Ah, volevate anche un pronostico? Partita apertissima. San Francisco, che insegue il record di sei Vince Lombardy Trophy per eguagliare gli Steelers, ha un gioco più moderno ed originale. Non ha mai perso in un Super Bowl, questo però non conta granché. Baltimore ha dalla sua l’esperienza e il vantaggio sugli special team può essere determinante. I Ravens di tre punti: 32-29 (ndr: punteggio finale 34-31 Ravens, complimenti Alessandro).

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