[NFL] Week 4: i Vikings e la NFC North

“Specchio, specchio delle mie brame, chi è la più bella del reame?”
“Minnesota”.
“Ma cosa stai dicendo!? E’ impossibile. Non ci posso credere. Noi abbiamo Stafford. Abbiamo Megatron. Abbiamo Suh. Non è possibile che la più bella sia quell’accozzaglia di trovatelli. Con il runningback mezzo rotto, il ricevitore che non vuole più giocare lì e quel quarterback tutto da capire. Specchio, ripensaci o ti rimetto su e-bay dove ti ho comprato. Devi essere difettoso, quel venditore mi deve aver truffato per forza”.
“Guarda Detroit, tutt’al più, se non ti piacciono i Vikings, posso dirti che la più bella è Chicago. Ma tu, al momento, proprio no!”.

Dialogo immaginario, chiaro.
Ma la classifica della Nfc North propone un mondo allo specchio rispetto allo scorso campionato.
E in questo pianeta ribaltato a far compagnia ai Chicago Bears in cima ad una delle division terribili della Nfl non ci sono né i Green Bay Packers né i promettentissimi Detroit Lions. Lassù in alto si erge a sorpresa Minnesota. Ed è inevitabile utilizzare “a sorpresa”, sebbene i giocatori gialloviola rifiutino l’etichetta. All’exploit contro i 49ers, Christian Ponder e compagni hanno fatto seguire un’altra perla. Sotto i colpi degli special team vichinghi (touchdown sul ritorno del kickoff d’apertura di Percy Harvin e più avanti nel match ritorno di punt vincente di Marcus Sherels) il castello di Detroit è crollato. Incapace di replicare con l’attacco a trazione Matthew Stafford-Calvin Johnson, limitato da una difesa che migliora giornata dopo giornata. Al Ford Field è stata eccellente, se si esclude l’evitabile colpo di Chad Greenway a Johnson nel quarto periodo, quando i ragazzi delle “squadre speciali” hanno completato il capolavoro con un punt al millimetro che ha fatto cominciare l’ultimo drive dei Lions dall’interno delle loro 5 yard.
Greenway resta ugualmente il leader indiscusso di un reparto rivitalizzato. E un leader è sempre Adrian Peterson. La sua ferocia nel macinare yard cammina in equilibrio sul filo dell’incoscienza. Una carica aggiuntiva per chi gli gioca a fianco. A bilanciare l’impulsività agonistica di “Adriano” c’è la pacatezza (nel gioco) di Ponder. Quel che serve senza strafare, sembra il motto che guida il quarterback dei Vikings, più propenso alla sostanza che non ai fronzoli. In suo aiuto dalla scorsa settimana è arrivato Jerome Simpson, l’arma aggiuntiva che consente di allungare il campo con la sua velocità garantendo a Percy Harvin, Kyle Rudpolph e Peterson maggiore spazio per lavorare nel raggio corto e medio.

Coach Leslie Frazier aveva rilevato un’aria nuova sin dai primi camp della nuova stagione, quelli su base volontaria. Quando quasi tutti i giocatori si sono presentati puntuali e ansiosi di cancellare l’orribile 3-13 (record negativo della franchigia eguagliato) per il tecnico è stata chiara la possibilità di invertire la tendenza degli ultimi due anni. E la chiave non può che essere questa. Un gruppo che sul campo finora è riuscito a sopperire alle lacune grazie allo spirito di squadra. Che possa bastare per centrare i playoff è tutto da stabilire. E per il momento è inevitabile parlare di sorpresa. Ma i Vikings hanno ancora 12 partite per sostituire l’etichetta e confermarsi i più belli del reame Nfc North.

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