[High School] Le vere luci del venerdì sera

Dopo essere uscito dall’ufficio, mi rendo conto che è venerdì e il venerdì è il giorno delle partite di high school, rese famose anche dal libro/film/serie tv  Friday Night Lights.
Una veloce occhiata a google, che mi manda al sito dei Colts dove vengono presentate le migliori partite scolastiche dell’Indiana, poi grazie al portale aroundindy.com faccio un controllo incrociato (perchè comunque l’Indiana non è proprio uno staterello) e quindi la scelta cade sulla sfida che vede i Center Grove Trojans in trasferta contro gli imbattuti Giants della Ben Davis High School di Indianapolis, una delle più grandi della zona.
Di Friday Night Lights non ho visto molto e avevo l’idea che mediamente il football scolastico fosse unBen Davis Giants campo, magari anche un po’ spelacchiato, con la sua bella tribuna per i tifosi ed i familiari al seguito, le cheerleaders, il chioschetto per rifocillarsi e cose del genere. Mi sbagliavo. E anche pesantemente.
Appena arrivo il parcheggio mi insospettisce, vista l’ampiezza, poi almeno tre macchine della polizia che pattugliano l’area forse mi fanno intuire che le mie supposizioni sottovalutano la realtà. Giro l’angolo e mi appare lo stadio, anzi, il Giants Stadium… porca miseria, campo sintetico, due tribune (per un totale di 5600 posti, ce ne saranno almeno 3500/4000 occupati durante la partita), ampio booth per la TV e la stampa, telecamere su entrambi i lati, scoreboard professionale, spogliatoi giganti, quattro punti di ristoro, il chiosco del merchandising e una zona adibita a tailgate. Ammetto che ci sono rimasto abbastanza di sasso.Center Groove Trojans Pago i 5 dollari del biglietto e mi avvio verso il tailgate, l’aroma che aleggia nell’aria è parecchio invitante…non trovo dove pagare, mi avvicino al simpatico tizio che cucina gli hamburger e gli domando come funziona l’ambaradan; “devi mangiare?”, mi chiede, annuisco e lui mi piazza un panino in mano senza troppi convenevoli. Il beveraggio in lattine è nascosto in una carriola piena di ghiaccio e sotto una tenda ci sono contorni e biscotti, oltre alle immancabili salse per il condimento. Wow.
Dopo aver sistemato lo stomaco mi avvio verso la tribuna principale, in campo ci sono un sacco di ragazzi con genitori e parecchio movimento, anche se manca un’ora all’inizio. Prendo posto sulle 40 yards, ottima visuale, lo speaker annuncia che stasera verranno onorati i “senior”, ovvero giocatori e anche cheerleader (!) dell’ultimo anno che lasceranno per l’università.
Non sono venuto a vedere una partita, sono venuto ad una festa, in una giornata in cui la scuola saluta i suoi ragazzi.
Uno per uno, e non sono pochi, vengono chiamati dallo speaker, annunciando il loro nome, quello di chi l’accompagna, da quanti anni giocano lì a football e che università e facoltà frequenteranno.
La cerimonia dura un po’, ma capisco che per loro è un momento importante, quasi come quello del diploma, nel loro stadio, davanti ai propri tifosi.
I colori della scuola sono viola e nero e tutti, ma proprio tutti, li mostrano orgogliosi, tanti sicuramente sono ex alunni ed è bello vedere questo legame; io non ho frequentato la Ben Davis, ma siccome fa freschino mi compro una felpa e per una sera sono un Giant come quasi tutti; quasi perchè nell’altra tribuna ci sono i tifosi in rosso della Center Grove che, nel loro piccolo, si fanno sentire, ma rispettano il momento. Arriva la marching band della scuola, e saranno almeno 100 (!) elementi, mi ricordo di averli visti alla parata per la Indy500 a Giugno, bravissimi, suonano mentre si muovono quasi danzando e vi posso assicurare che non è per niente facile, ma il risultato è grandioso.
Coin toss e l’arbitro, col microfono annuncia la squadra che riceve. Col microfono. Scuola superiore.
Inizia la partita, ma non ve la sto a raccontare, tanto non per voi non è importante, il risultato finale vede i padroni di casa perdere l’imbattibilità per 17-14. Gara equilibrata e decisa dal FG del pareggio sbagliato, da un 4th e 1 giocato con una sweep (assassino!) quando il miglior RB della squadra è fuori rotto e da una copertura difensiva sui lanci che ogni tanto non prendeva in considerazione il fatto di seguire i ricevitori avversari.
Quello che vorrei segnalare della serata e della partita sono appunti sparsi, ma importanti: lo speaker ad OGNI azione nomina per nome, cognome e numero l’autore del gioco e il difensore che l’ha fermato e in campo la correttezza tra i giocatori è a livelli assoluti, si aiutano a rialzarsi a fine azione e quando finiscono sulle sideline rotolando, i coach hanno sempre una parola o una pacca sul sedere per “avversari” e propri giocatori che, ricordiamolo, in fondo sono solo ragazzini.
All’intervallo un meraviglioso spettacolo della marching band, coadiuvata da ginnaste e cheerleaders, in campo almeno 200ragazzi che mettono in scena il numero che il giorno successivo presenteranno al campionato statale delle marching bands. Bravissimi.
L’andirivieni dei tifosi all’approvigionamento alimentare è lento, continuo e costante. Il livello del gioco non è eccelso, inferiore alla nostra serie A, ma ci sono degli atleti incredibili. E placcano che è un piacere per gli occhi e per le orecchie.
L’organizzazione invece è superiore anche al nostro Super Bowl, e questa è una scuola. Gli allenatori hanno anche le cuffie con cui parlano con la tribuna, tutti con la loro divisa e sono tanti, ma tanti, così come i giocatori che, a leggere il roster, sono 120 per squadra.
Volete avere una dritta per la moda della prossima primavera/estate? Ciabatte con le calze, sapevatelo.
I genitori NON rompono i maroni come nel calcio giovanile nostrano
Questa è una scuola che ha i soldi, parecchi, e lo si vede dalle strutture, campi da tennis, da calcio, da basket, da football, da baseball, per l’atletica; lo si vede dalle attrezzature dei giocatori, della banda, delle ginnaste, dai cart elettrici che rifocillano d’acqua o gatorade le sidelines. Hanno i soldi, però li usano per i ragazzi.
Ma quello che mi ha colpito, e lo si nota anche nelle università (nel prossimo articolo), è il senso di appartenenza a un entità, che è una scuola, ma in realtà è molto di più.
I ragazzi studiano, lavorano e fanno sport per la loro scuola, questa li ripaga con queste cerimonie ed i riconoscimenti settimanali ai migliori; chi frequenta sente di essere parte quasi di una famiglia e la scuola dispone di mezzi anche per via delle donazioni degli ex alunni, che finito il loro periodo scolastico non si dimenticano e supportano e seguono le vicende di chi viene dopo di loro, di quelli che devono tenere alto il nome della loro istituzione.
E’ ovvio che probabilmente ho vissuto una serata in una scuola superiore sotto tanti punti di vista alle altre, quelle che davvero hanno il campo spelacchiato, però sono convinto che l’atmosfera di cui ho fatto parte la si ritrova anche negli istituti meno “abbienti”.
Pensavo di vedere solo una partita, invece era una festa. Colorata di viola.

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