I Vikings e i playoff

nflI Minnesota Vikings e i playoff non sono buoni amici. Quattro sconfitte al Superbowl incrinerebbero anche le storie d’amore più appassionate. Per questo la trionfale passeggiata sui Dallas Cowboys nel Divisional Playoff della scorsa settimana, al tempo stesso, eccita e preoccupa il popolo gialloviola. Illusioni e delusioni sono andate a braccetto troppe volte negli ultimi 20 anni. Gli ultimi due Championship sono lì, indelebili, a testimoniarlo.
Sono passati dieci anni dall’ultimo assalto al Superbowl dei vichinghi. Dieci anni che sembrano due settimane per quanto bruciò quella sconfitta. E non fu quasi nulla rispetto a quella di due anni prima. E’ proprio la partita del campionato 1998 che sono andato a rivedere, aspettando la sfida di domenica contro i New Orleans Saints.
Gennaio 1999. Minnesota arriva al Championship da favoritissima. In stagione regolare ha battuto il record ogni epoca di punti segnati (record che non porta bene per niente, come si accorgeranno anni più tardi anche Brady e i New England Patriots). Incamminatisi nella post season con un 15-1 che garantisce il vantaggio del fattore campo fino all’atto conclusivo, il quarterback Randall Cunningham, il rookie steal of the draft per antonomasia Randy Moss e compagni si sbarazzano nel Divisional degli Arizona Cardinals. Roboante il 41-21 contro i biancorossi, che non arrivavano ai playoff da 16 anni. Anche il curriculum degli Atlanta Falcons successivi avversari è quello che è in gennaio. La squadra di coach Dan Reeves (operato al cuore in dicembre) è reduce però da una stagione 14-2 e dal successo sui San Francisco 49ers. I Dirty Birds…
Segna per prima Atlanta, in un Metrodome infuocato. Minnesota comunque è superiore e riprende rapidamente a comandare. Nel secondo quarto dilaga. Va 20-7. Ha la palla dopo che l’avviso dei due minuti è già stato chiamato. E da qui i Vikings rivestono i panni degli eterni incompiuti. Un grossolano errore di chiamate (nonostante a farle ci fosse quel genio di Brian Billick poi capace di far vincere un superbowl ai Baltimore Ravens) permette ai Falcons di rientrare in partita e riprendere morale. Anziché correre la palla e far morire il quarto sul 20-7 infatti Billick opta per passare. Il braccio di Cunningham però è toccato. Fumble. L’ovale passa agli ospiti e Terance Mathis accorcia. Minnesota si inceppa. Non è più la macchina da punti perfetta della regular season. Moss sparisce. Segna solo Matthew Hatchette. Nel quarto periodo. Il vantaggio nonostante tutto rimane buono. I Vikings sono sul 27-20 con il cronometro che ammicca, ticchettando verso la fine. Il possesso è buono e mette Gary Anderson in condizione di calciare. Il kicker viola-oro non sbaglia da un anno e mezzo: 122 calci segnati consecutivamente. Ma Minnesota e i playoff non si vogliono bene. La pedata di Anderson devia leggermente verso sinistra. Troppo verso sinistra, ed esce. Atlanta segna di nuovo, ancora con Mathis.
Coach Dennis Green e il suo staff optano per non rischiare nell’ultima serie di giochi. Si va ai supplementari. Il popolo viola soffre. I fantasmi affiorano. La sorte è benevola e regala a Robert Smith e soci il primo possesso. Nulla di fatto. Va in bianco anche Atlanta. Si prosegue. Le polveri gialloviola però sono irrimediabilmente bagnate. Carter non è in partita. Cunningham cerca Moss sul profondo per chiudere i conti. La connessione manca per poco. E così i Falcons indovinano il drive buono. Pesa un infortunio a John Randle, defensive lineman leader incontrastato della difesa vichinga. Ma non è solo quello. I Vikings si sono squagliati. Morten Andersen con il suo field goal calpesta i sogni dei tifosi di Minnesota, che aspettavano di vedere un Championship da 11 anni.
E un decennio è passato dall’altra enorme delusione gialloviola. L’anno è il 2001 (stagione 2000). I Vikings sono arrivati a New York dopo aver battuto, guarda un po’, i New Orleans Saints al Superdome (2-0 il record in postseason con i Saints, l’altra gara risale al 1987; 8-5 il totale fuori casa per Minnie). Il quarterback Daunte Culpepper e Randy Moss hanno fatto strabuzzare gli occhi durante la stagione regolare. Spettacolo aereo. Al Giants Stadium però il Championship finisce dopo due soli drive. Culpepper è intercettato. I Giants segnano due volte a fila: 14-0. Finirà con uno shotout, il primo dell’era Green: 41-0. Umiliazione. Sembra solo due settimane fa, sono passati dieci anni…
Note sparse. Nel 1998 fu il primo Championship giocato in un Dome e si sfidavano proprio due squadre “da coperto”. Sarà lo stesso domenica. Stavolta i Vikings però non partiranno con i favori del pronostico. A brillare in regular season sono stati soprattutto i Saints. E’ loro il miglior record della Nfc, è loro il miglior attacco… Così come nel 1998 nell’altro Championship ci saranno i New York Jets. Allora persero anche i biancoverdi, sconfitti dai Denver Broncos di John Elway che due settimane dopo alzarono il secondo Vince Lombardy Trophy consecutivo, con buona pace di quella che sembrava essere una maledizione per il numero 7… Fu sfida decisiva nei playoff al coperto anche l’anno dopo, nel 1999, quando i Vikes guidati da Jeff George (altro qb rigenerato da Dennis Green dopo Warren Moon e Cunningham) arrivarono al Divisional dalle Wild Card e persero in casa dei Saint Louis Rams… I Vikings non vincono due partite di playoff nello stesso anno dal campionato 1987… Coach Brad Childress è arrivato al SuperBowl come offensive coordinator dei Philadelphia Eagles nel torneo 2004… I precedenti di Brett Favre nei Dome non sono incoraggianti sebbene al Superdome abbia vinto con Green Bay il suo unico Superbowl nel 1997 (campionato 1996). Quest’anno in ogni modo ha aggiunto parecchia pratica nel Mall of America Field (come è stato ribattezzato il Metrodome) dove i Vikings hanno chiuso senza sconfitte. E il popolo gialloviola spera che possa essere proprio il numero quattro a far sbocciare l’amicizia tra Minnesota e i playoff…
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