[Divisional] Dallas Cowboys vs Minnesota Vikings
Dallas Cowboys – Minnesota Vikings 3-34
Il corno risuona incessante. E’ la colonna sonora del Metrodome che ribolle. Sogno e incubo. Il sogno che continua del binomio più intrigante della stagione Nfl 2009: i Minnesota Vikings e Brett Favre. L’incubo dei Dallas Cowboys, ripiombati, a una sola settimana dalla scintillante vittoria contro i Philadelphia Eagles nella Wild Card, nel buio che li ha avvolti nell’ultimo decennio di playoff.
L’intramontabile Brett sfodera una prestazione da capogiro. Fregandosene dei 40 anni stampati sulla carta d’identità trova modo di aggiungere un nuovo record alla sua stratosferica carriera. Quattro touchdown pass in una partita di playoff non li aveva mai lanciati prima. Così corre su e giù per il catino viola-oro a braccia alzate. Emozionato. Eccitato. Ha riportato i vichinghi al Championship della Nfc dopo dieci anni d’assenza. Per lui ne sono passati solo due dall’ultima apparizione, quando nel 2008 concluse la sua storia d’amore con Green Bay sconfitto in overtime dai New York Giants, gli stessi che nel 2001 asfaltarono i Vikings 44-0 nel fallito assalto al Superbowl.
Nemmeno la bestia nera Dallas, tre sconfitte su tre gare di post season, è riuscita a fermarlo. Troppo affamata la difesa di Minnesota per lasciar respirare Tony Romo e compagni. Il quarterback con la stella sul casco non è nemmeno l’ombra del giocatore della settimana prima. Non può che essere così del resto con il fiato di Jared Allen, Ray Edwards, Kevin Williams e compagni sempre sul collo. Per sei volte riusciranno ad atterrarlo. Pesa anche l’infortunio che tiene fuori a lungo Flozelle Adams. Ma non è una chiave di lettura sufficiente.
Minnesota ha il fuoco dentro. Dallas sembra meno determinata sin dai primi minuti. Inizia muovendo la palla, sì. Poi però al primo vero assalto, rovina. Edwards colpisce. Romo non trattiene. Kevin Williams ricopre. I texani in ogni modo sanno cosa significa difendere. Favre esce in tre mosse. Complice DeMarcus Ware: sack. Non basta a spingere avanti la squadra di Wade Phillips. Romo pasticcia ancora ma si salva. Lo stesso accade quando Jason Witten (il migliore dei suoi con Felix Jones) alza l’ovale su un passaggio incerto. Rimedia Miles Austin acchiappandolo in aria. Nasce un field goal da 48 yard che il piede di Shaun Suisham non piazza. L’aria è gialloviola. Poco conta che Peterson non ingrani. Il lampo arriva dalle mani di Favre. Una pennellata che si incastona deliziosamente tra le braccia più adorate da quando è approdato nel Minnesota: quelle di Sidney Rice. Meta da 47 yard. E’ un mistero di fede come il vecchio Brett sia riuscito ad evitare la perfetta copertura della safety Gerald Sensabaugh sulla sideline per depositarlo nell’abbraccio del suo ricevitore.
I Cowboys ci provano a reagire. I quattro uomini di linea in viola però sono sempre lì. Romo e soci si devono accontentare di tre punti. Mai immaginerebbero che resteranno quelli sino allo scadere. E’ appena iniziato il secondo periodo. Per rispondere Favre trova un alleato in Chester Taylor. A creare il secondo td di giornata di Rice in ogni caso è ancora il numero 4. Le sue gambe frullano. Quaranta candeline soffiate, sembra impossibile. Evita un sack quasi fatto. Continua a guardare in profondita. Rice dopo aver bloccato ed essere caduto si rialza. Chiama palla. Accontentato: 14-3 a metà dei secondi 15′.
Suona il corno. E’ incessante, perché pochi istanti dopo Allen acchiappa nuovamente Romo e gli strappa il possesso. Ben Leber lo riconsegna a Favre. Altri tre punti allargano la forbice tra le due squadre che vanno alla pausa senza ritoccare ulteriormente il tabellone.
I kickoff di David Buehler annullano i ritorni di Percy Harvin. Minnesota riprende in sordina e Dallas potrebbe accorciare. Solo con un field goal però, perché anche Chad Greenway arriva a strapazzare Romo. Ma Suisham sbaglia per la seconda volta (dalle 49). L’attacco vichingo non brilla. Diventa protagonista Chris Kluwe con un punt eccellente sulle 2 yard dei Cowboys che ghiaccia i biancoblù. Non si muovono. E non approfittano nemmeno di un altro tre e fuori viola. Romo non vede Leber oscurato da Jimmy Kennedy e anziché indirizzare a Patrick Crayton spedisce palla e speranze al linebacker di coach Brad Childress.
Il nuovo turnover sortisce solo tre punti 34″ all’interno del quarto conclusivo (20-3). Un piccolo margine in più, gigantesco nelle incertezze dei Cowboys. Witten da solo non basta. Romo è senza ossigeno. Un altro sack (Kennedy). E il corno che sta ancora per suonare. Lo fa per il terzo squillo sull’asse Favre-Rice. Giochi chiusi con il passaggio da 45 yard per il 27-3 a 7’41” dai saluti.
Allen, Winfield, Williams e compagnia sono sul pezzo fino all’ultimo. C’è il tempo anche per la contestata (da Keith Brooking soprattutto) segnatura di Vishante Shiancoe (ricezione in tuffo dopo un lungo drive). Il punteggio è fissato: 34-3. Suona il corno. Favre corre a braccia alzate.
Domenica al Superdome contro i New Orleans Saints Minnesota cercherà quella seconda vittoria consecutiva ai playoff che le sfugge dal 1988. Per continuare a sognare. L’arzillo 40enne ci proverà nello stadio che gli ha visto alzare l’unico Vince Lombardi Trophy della carriera. L’inossidabile Favre non vuole fermarsi. Per cancellare il supplementare perso contro i Giants due anni fa e per lavare via le numerose onte raccolte dai Vikings nella loro storia. Per continuare a emozionarsi e a emozionare il mondo viola.
Dallas, con le mani al volto, tenta di guardarsi allo specchio e si interroga sul futuro. Per coach Phillips potrebbe essere arrivato il capolinea. Adesso però il palcoscenico spetta a Childress. La sua scommessa ha pagato. Perché sia vinta fino in fondo però serve che il suono del corno arrivi fino alla Louisiana. E da lì fin giù, nel sud della Florida…