[W05] New England Patriots vs Denver Broncos

nflNew England Patriots – Denver Broncos 17-20

“Sapevo sarebbe stato difficile batterlo”. Il soggetto che parla è Josh McDaniels, che ovviamente si riferisce al suo maestro, Bill Belichik, nel post partita del Mile High Stadium.
Appena battuto dal calcio di Matt Prater all’overtime, il coach dei Patiots cerca il collega dell’altra sideline, ansioso di stringergli la mano, mentre quest’ultimo viene abbracciato dal resto dei componenti dello staff di New England.
Un epilogo strappalacrime ad una partita tutt’altro che tranquilla. Prima il buon inizio di Tom Brady, poi il ritorno dei Broncos, che grazie agli adeguamenti difensivi pareggiano, si guadagnano il supplementare e vincono anche grazie alla benevolenza del coin toss.
Ma siamo sicuri che se anche fosse uscita “croce” poco sarebbe cambiato. Nel secondo tempo, dopo aver subito 17 punti, i Broncos hanno chiuso qualsiasi spazio all’attacco ospite, nonostante la buona prova di Laurence Maroney. A livello individuale sembrano non essere al livello di Steelers e Ravens dell’anno scorso, ma la compattezza dello schieramento e la qualità di Champ Bailey nelle secondarie bastano per diventare l’incubo di un attacco che lascia fuori dal gioco Randy Moss inizialmente e poi, quando le marcature si fanno asfissianti, non può più coinvolgerlo.
I meriti sono tutti di Denver però. Infatti, il numero 12 chiude il primo tempo con un drive da 70 yard che si chiude con il TD del 17 a 7, e questo vi dice quanto i Pats siano comunque una squadra da temere su tutti i campi. Se da una parte il go-to-receiver è sembrato un agnellino, il vero lupo è stato Brandon Marshall, autore di due TD e presenza fondamentale per la sua squadra, con Eddie Royal. McDaniels ha fatto centro anche in questo, gestendo la questione Marshall nel modo più utile alla squadra. Qualche mese fa però non avremmo deto che avesse fatto la cosa giusta con il suo quarterback.
Invece, il drive da 98 yarde che fa pareggiare i Broncos a pochi secondi dalla fine del quarto quarto è il punto più alto della carriera di Kyle Orton. Royal, ma anche Jabar Gaffney, ricevono bene sul medio e sul corto, mentre Knowshown Moreno ha bucato più volte il centro della linea avversaria, ed approfittato con buona continuità delle condizioni ancora non perfette di Jerod Mayo.
E pensare che su uno degli ultimi possessi di New England, Denver le tenta tutte per regalare la W ai bostoniani. Due penalità, entrambe su quarto down, che forza due primo e dieci senza i quali probabilmente la partita si sarebbe chiusa prima. Il pelo nell’uovo di una partita, nel secondo tempo, perfetta. Pressione sul QB, un fumble forzato, tanti buoni interventi uno contro uno.
Le colpe di New England si limitano alla faccenda Moss, e comunque sia, la sconfitta è meritata ma non grave, prima di molte analogie con l’altra L stagionale, maturata con i Jets. Le altre sono la trasferta, la difesa avversaria in giornata di grazia, episodi non favorevoli. Tuttavia, una squadra perfetta (quasi perfetta) certo non può pensare che andando avanti così si possa giungere a Miami nei primi giorni del prossimo febbraio.
L’attacco ha perso armonia, i problemi di Welker si ripercuotono anche sui suoi compagni di reparto, e l’entusiasmo non è più quello del 2007, anzi spesso si trasferisce facilmente sull’altra sideline. Chi si sarebbe mai immaginato che dopo 5 partite parlassimo di New England come una squadra in difficoltà? Nessuno, crediamo, ma le nuove realtà dell’NFL potrebbero fare una vittima illustre.
Tra queste nuove realtà, i Broncos sono la più scintillante in AFC, con i Bengals. Denver ha pescato un runningback performante, firmato un quarterback che, udite udite, definiremmo sottovalutato a questo punto, dato le chiavi dello spogliatoio ad un giovane coach con idee chiare e background solido. Lo stesso background che domenica ha sconfitto, maltrattato sul campo per poi essere celebrato dal suo stesso nemico.
Nota di colore: vi prego smettiamola di usare le throwback jersey. I giocatori del Colorado erano decisamente inguardabili, con le calze a striscie verticali, e di certo i “Boston Patriots” non erano migliori. Va bene le tradizioni e le celebrazioni dell’ancora giovane storia dell’NFL, ma qui si esagera!

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Dario Michielini

Segue il football dagli anni 90, da quando era alle elementari. Poi ne ha scritto e parlato su molti mezzi. Non lo direste mai! "La vita è la brutta copia di una bella partita di football"

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