[NFL] Week 1: St. Louis Rams vs Arizona Cardinals 27-24
La seconda stagione dell’era Fisher comincia nel migliore dei modi per i St.Louis Rams che, con una vittoria in rimonta per 27-24 sugli Arizona Cardinals grazie al field goal di Zuerlein a 40 secondi dal termine, si aggiudicano la partita inaugurale della stagione per la prima volta dal 2006.
C’erano molte aspettative per i Rams, la squadra più giovane di tutta la NFL che prometteva un’esplosione di velocità ed agilità in attacco grazie all’acquisizione al draft della coppia di ricevitori Austin/Bailey da West Virginia, ed una difesa aggressiva nella secondaria e punitiva in linea, ma la maggior parte di queste attese sono andate deluse.
Non si sono viste né l’esplosività di Austin, chiamato in causa molto poco e con tracce corte, né l’aggressività della secondaria difensiva, che ha lasciato ai ricevitori di Arizona ampi spazi in cui pascolare e ricevere in tranquillità i palloni lanciati da Carson Palmer. Si è però vista una squadra che non molla l’osso fino alla fine, anche quando inizia il quarto periodo in svantaggio di undici punti, e riesce in qualche maniera a portare a casa il risultato, con un cambiamento di atteggiamento, rispetto anche solo alla stagione scorsa, che non può che essere considerato un fattore positivo di crescita per un ambiente che viene da un decennio di umiliazioni e stagioni finite già alla terza giornata di regular season.
La partita è vissuta all’insegna dell’estremo equilibrio, come dimostrano anche le statistiche, pressoché equivalenti per le due compagini, ma paradossalmente è sempre stata in mano ai padroni di casa, pur se indietro nel punteggio per tre quarti.
Un Bradford che si sta poco a poco trasformando in quel leader di cui la squadra ha assoluto bisogno, ha saldamente tenuto in mano le redini della partita, anche quando il disastro sembrava lì ad un passo. Come a metà del primo quarto, ad esempio, quando un passaggio per Jared Cook destinato a terminare in touchdown si trasformava in un fumble sulle cinque yard avversarie con palla recuperata in end zone per il touchback di Arizona, oppure quando, sulle proprie tre yard, un passaggio deviato in linea si impennava per terminare comodamente tra le braccia del Defensive End Williams, a cui non restava altro che spostarsi di un passo lateralmente per trovarsi in end zone e segnare il 17-13 con cui i Cardinals sembravano iniziare a prendere il largo.
Per il ragazzo con il numero otto una partita molto positiva, suggellata da una splendida conversione da due punti con una quarterback draw che nessuno si sarebbe mai aspettato
Un po’ a sorpresa, ma l’assenza di Isiah Pead deve aver giocato un ruolo fondamentale nella scelta, Daryl Richardson ha portato praticamente da solo il peso dell’attacco su terra, senza dividere le portate con Stacy (utilizzato per un paio di azioni quando Richardson era fuori per un problema alla caviglia), Cunningham o Reynolds come invece aveva più volte annunciato Fisher durante il training camp. Tutto sommato il piccolo runner da Abilene Christian non ha fato male, ma i tifosi dei Rams, con ancora negli occhi le immagini della prestazione di Steven Jackson all’esordio con Atlanta tre ore prima, non hanno potuto esimersi dal constatare che sarà una lunga stagione per il gioco di corsa degli Arieti.
Una delle promesse mantenute è stata l’esplosione di Jared Cook, che segna definitivamente il ritorno del ruolo di tight end a St.Louis sin dai tempi di Ernie Conwell e del Greatest Show on Turf. Cook è apparso semplicemente inarrestabile, e se si eccettua la leggerezza nel portare palla che ha determinato il fumble di inizio partita, Cook è stato un bersaglio fisso, affidabile e vincente per Bradford in ogni parte del campo. Cook ha messo a segno due touchdown, cosa che incredibilmente non gli era mai riuscito in carriera, ed è stato un problema costante per i linebacker di Arizona, che ancora adesso stano cercando di capire come contrastarlo al meglio.
In linea d’attacco non ci sono stati particolari problemi, confermando l’ottimo rendimento avuto in preseason, ed anche quando i due tackle Saffold e Long sono dovuti uscire per qualche down per piccoli infortuni, non ci sono state ripercussioni sulla protezione di Bradford. Qualche problema in più ad aprire i buchi sulle corse, ma è una debolezza conosciuta che speriamo vada a migliorare con l’andare delle partite.
Qualche interrogativo in più è sorto sul playcalling di Schottenheimer. Per tutta la preseason ci era stata venduta la versione del playbook “ristretto”, per non svelare tutte le armi offensive a disposizione dei Rams, ma qualcuno dovrebbe avvertire l’Offensive Coordinator che la stagione regolare è iniziata, perché il playcalling sembrava ricalcare molto da vicino quello delle partite prestagionali.
Qualche problemino in più l’ha avuto la difesa, dove solo la linea ha mantenuto le aspettative, mettendo forte pressione su Palmer fin dall’inizio costringendo Arians a chiamare passaggi rapidi da tre passi e via per non consentire alla pass rush di mettere le mani addosso al quarterback (cosa che comunque è successa ben quattro volte). La tattica dovrebbe essere proprio quella, cioè mettere pressione per costringere al lancio veloce impedendo le letture, costringendo a lanciare sulla prima o al massimo seconda opzione, ma per funzionare dovrebbe essere accompagnata da una marcatura della secondaria decisamente più aggressiva rispetto a quella vista ieri sera.
Marcare un fenomeno come Fitzgerald a sette/otto yard, significa concedergliene dieci a ricezione, perché Fitz non è certamente il ricevitore che prende la palla e resta lì, essendo un maestro nel procurarsi yard dopo la ricezione. Ed anche la scelta di giocare una zona molto morbida ha facilitato il compito di una vecchia volpe del gridiron come Carson Palmer, che seziona questo tipo di difese praticamente ad occhi chiusi. Aggiungiamo anche la serata fortemente negativa da parte di un veterano come Cortland Finnegan, e le oltre 300 yard di passaggio conquistate dai Cardinals sono presto spiegate.
Un ultimo aspetto, negativo, da sottolineare per i Rams è stato lo stillicidio di penalità che hanno caratterizzato tutta la partita. Erano un problema lo scorso anno, lo sono state in preseason e, a vedere ieri sera, nulla pare cambiato. Fisher aveva assicurato che avrebbe curato questo aspetto, ma aveva anche detto di non essere preoccupato più di tanto perché le penalità venivano quasi tutte dai rookie o addirittura da quei giocatori che sarebbero stati tagliati a fine camp. Ebbene, ieri sera le penalità le hanno commesse i veterani (Finnegan ben tre, tutte costosissime, ma anche Jake Long e Saffold), per cui sarà meglio che l’head coach si preoccupi un po’ più seriamente di porre rimedio ad una situazione che sta diventando grottesca.
La prossima settimana i Rams rendono visita proprio i Falcons, in una partita in cui Steven Jackson farà gli onori di casa a modo suo. La difesa sulle corse ha funzionato abbastanza bene, limitando Mendenhall e Smith a poco più di ottanta yard, ma domenica prossima sarà tutta un’altra musica.
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