Uno sguardo al 2019: Chicago Bears

A stagione conclusa, vi proponiamo la review della stagione 2019 delle trentadue squadre NFL. Oggi è il turno dei Chicago Bears.

COME DOVEVA ANDARE…

Diversamente da com’è andata!

Chicago partiva con importanti ambizioni e nonostante i saluti di Vic Fangio e l’assenza di pick nel draft, il team di Matt Nagy era considerato tra i candidati per i playoffs, fosse solo per la forza della difesa numero uno (sulla carta); invece fin dai primi snap della stagione 2019 ci sono stati problemi nella manovra offensiva e i Bears, alla fine, se pur di poco sono rimasti fuori dai giochi sebbene gli scontri coi Vikings siano stati entrambi dominati.

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Arrivando a settembre sulle ali dell’entusiasmo per il dominio ristabilito nella NFC North dopo lo sbarco di Khalil Mack sulle coste del lago Michigan nel 2018 che ha prodotto un record di 12-4 e riportato i Bears alla post-season dopo tanti anni di digiuno, il team della città del vento aveva come obiettivo minimo il traguardo della Wild Card, e la mancata qualificazione ha il sapore amaro del fallimento anche se il record di 8-8 non è poi così male.

…E COME È ANDATA

I primi 3&out di Mitchell Trubisky nella sfida del centenario NFL contro i Green Bay Packers avevano già suscitato importanti preoccupazioni, ma incassata la sconfitta la reazione è arrivata a Denver con una rimonta al cardiopalma. Da quel momento una bella vittoria sui Redskins e, col backup QB Chase Daniel che sostituiva Trubisky (infortunato alla spalla), la sentenza sui Vikings di week 4 aveva ridato tutto il morale necessario a Matt Nagy forte del 3-1.

Poi c’è stato il viaggio a Londra contro gli Oakland Raiders, dove i Bears si sono dimenticati di giocare per tutto il primo tempo; in quei 30 minuti Carr e Jacobs hanno fatto quello che volevano ma l’orgoglio Bears è tornato a combattere, purtroppo giocandosi il match per una flag. Da quel momento è cambiato tutto, passi la svista al Tottenham Stadium, l’ottobre nero mette in fila una serie di colpi bassi che fanno perdere la pazienza ai tifosi: il KO coi Saints è una lezione di football, mentre un FG di Pineiro costa la gara contro i Chargers. Segue il tracollo di Philadelphia e la stagione va a gambe per aria. A poco serviranno i successi illusori contro Lions, Giants o contro i derelitti Cowboys e nell’ultimo match coi Vikes, perchè quando in campo scendono le contender in stile Rams-Chiefs o Packers, Chicago crolla e la prospettiva di giocarsi i playoffs è a quel punto insensata.

COSA HA FUNZIONATO…

Non serve la scienza per capire che la sola cosa che abbia funzionato realisticamente sia la difesa, perchè senza l’assetto di Chuck Pagano saremmo qui a parlare di una stagione da 3-13. Anche David Montgomery ha reagito bene alle pretenziose aspettative dei tifosi nel vederlo rimpiazzare il “bulldozer” Jordan Howard spedito agli Eagles senza ragione. La nota di merito però, va ad Allen Robinson II che ha tenuto in piedi un attacco praticamente da solo, col WR che ha macinato più di 1.000 yard.

Insieme a questi fattori, vanno spese due parole per i backup della difesa che si sono comportati veramente bene nel rimpiazzare le voragini lasciate da Smith, Hicks (cuore di orso che ha giocato con un braccio rotto) e Trevathan (fresco di rinnovo). Nick Kwiatkowski su tutti, e dopo una stagione come la sua,  esattamente allo stesso modo di 12 mesi fa con Bryce Callahan inseguito dai Broncos, il momento dei saluti è giunto con la firma per i Raiders.

Concludo con lo special team limitandomi a dire che Cordarelle Patterson ha insegnato il gioco del football.

Chicago Bears

…E COSA NON HA FUNZIONATO

Semplice, Mitchell Trubisky.

Diamo le responsabilità al QB che nel suo 3° anno avrebbe ormai dovuto dimostrare di essere abbastanza maturo per competere ai livelli che ci si aspetta da una seconda scelta assoluta! Attribuisco però molte colpe alla sua linea perchè il disastro di birilli che crollavano nella tasca di Trubisky trascinato a fondo da Charles Leno Jr. e soci ha proporzioni catastrofiche. Inoltre Gabriel e Miller sono stati parecchio assenti per concussioni ed infortuni vari, mentre il ruolo principale nell’attacco, quello del tight end, è rimasto vuoto per 17 settimane di football. Trey Burton è il fantasma di se stesso e per questa ragione, e sulla base della firma di Jimmy Graham (2 anni 16M, 9 garantiti), un taglio è plausibile; considerate che le squadre che hanno giocato il Super Bowl lo scorso anno avevano in campo i due migliori TE della lega, ma anche i momenti salienti delle vittorie dei Patriots l’anno (gli anni) prima, dimostrano come un TE di qualità sia in grado di fare la differenza quando serve. Trubisky non aveva quello che nel 2018 è stato il suo target preferito per tutta la stagione, come non lo aveva avuto nella Wild Card contro gli Eagles.

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Nota dolente per la difesa invece è Leonard Floyd, l’uomo che verrà ricordato per non essere stato in grado di far nulla mentre Khalil Mack teneva occupati 2, a volte 3 uomini di linea offensiva avversaria. La regressione di Floyd spinge Chicago a firmare Robert Quinn (5 anni x70M, 30 garantiti) e finalmente i Bears avranno un pass-rusher da oltre 10 sack l’anno che aiuti Mack a demolire le linee avversarie.

Alla lista dei cattivi aggiungo infine il nome di Tarik Cohen, con le sue corse laterali praticamente inutile. Potrebbe aver senso tenerlo solo per lo special team ma ai Bears servirebbe più un fullback vecchio stampo per bloccare.

E ADESSO?

Adesso Chicago è nuovamente al crocevia, mi spiego meglio: il 2020 sarà l’ultimo anno di Trubisky salvo miracoli o risultati sbalorditivi. Il front office della Halas Hall ha già portato a casa la firma di un QB veterano che possa mettere il famoso pepe (dove lo sapete anche voi) a Trubisky per una stagione da win or go home. Nick Foles arriva al Soldier Field per una stagione in cui giocarsi il tutto per tutto, affare di mercoledì 18 marzo con trade del 4° pick (140) Bears per il QB ex campione del Super Bowl a cui resta un anno e 15M garantiti nel 2019 e non comprometterà il futuro di Chicago.

Chicago parte da una posizione più vantaggiosa del draft 2019 (4 soli pick): il 23 aprile non ci saranno prime/terze scelte, ma Ryan Pace avrà 2 secondi round a disposizione (pick 43 e 50). In più il miracolo è avvenuto, un pick compensatorio entra al 4° round, roba che non succedeva da quando ero bambino ed il totale delle scelte a disposizione dice 7.

Rispetto allo scorso anno il calendario dovrebbe essere più morbido, ed in base alle decisioni prese dai giocatori sul cambio dei regolamenti NFL, la lega aprirà uno spot in più per i playoffs; tradotto agli amanti del football targato Midwest, per chi gioca nella NFC North una manna dal cielo vista la competitività altissima di questa storicamente complicata divisione.

Matt Nagy ha assaporato il successo nel 2018, ed ha visto cosa succede a Chicago se le cose nel gridiron non filano lisce. Ora la verità si farà largo e il coach è consapevole che un risultato negativo potrebbe costargli la poltrona, come a lui anche a Trubisky ed allo stesso Ryan Pace. Una cosa è certa, dopo l’ecatombe lasciata in eredità da Jay Cutler, Chicago non perderà altro tempo con quarterback che non siano all’altezza del lavoro.

#BearDown

Alex-Cavatton

T.Shirt e tazze di Huddle Magazine Merchandising

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2 Commenti

  1. cordarrelle patterson è un gran bel giocatore ,com’è possibile che dopo Minn. abbia cambiato così tante squadre ?

    1. Angelo, Patterson ha quasi sempre giocato negli special team, e forse per quel ruolo è più difficile trovare stabilità. Dopo 4 anni coi Vikings e poche soddisfazioni è finito ad Oakland quando le cose non giravano un granchè bene; poi a New England ha vinto il Super Bowl in una bellissima annata personale direi. A quel punto credo che sia emerso il desiderio di entrare a far parte di un progetto ambizioso e lavorare in uno degli special team più quotati della lega, e Tabor (che ho conosciuto personalmente) è un grande coach IMO. Ci metto anche che in America il sentimento nomade spesso prevale ed il cambio d’aria sia per molti una necessità, anche se in questo caso per Cordarelle mi sembra più che abbia voluto viversi l’esperienza del football di Chicago e togliersi uno sfizio (parere personale).

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