Michael Thomas: dalla high school ai record NFL

Domenica Mike Thomas, WR dei Saints, ha giocato la partita della vita chiudendo la super sfida con i Rams con statistiche irreali, le migliori in carriera per lui: 12 ricezioni (su 14 target), 211 yard ed il touchdown da 72 che ha messo fine alla contesa, permettendogli di superare il record di yard ricevute in una partita per un Saint che apparteneva dal lontano 1979 a Wes Chandler. L’omaggio nell’esultanza a Joe Horn è stato poi la ciliegina sulla torta, per chi ha saputo apprezzare.

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Dal suo arrivo nella lega Thomas ha messo in fila una serie di record impressionanti: è diventato il giocatore con più ricezioni della storia nei primi due anni di carriera, 196, superando le 194 di Jarvis Landry, aggiungendo alle 90 della stagione da rookie le 106 del secondo anno, superando il precedente record di 99, stabilito da Jimmy Graham nel 2011, per un giocatore della franchigia della Big Easy. Anche all’inizio di questa stagione ha proseguito con la sua incredibile produzione postando 16 ricezioni nell’opener contro i Bucs, franchise record, replicando nella seconda giornata con 12, diventando quindi il giocatore con più catch nella storia della lega dopo due partite (28) superando le 25 di Andrè Raison, record poi aggiornato la settimana successiva con le 10 in week 3 che gli hanno permesso di scrivere un nuovo capitolo nel libro dei record NFL.

Raccontata così questa sembrerebbe la storia di un predestinato, di uno nato per giocare a football, uscito da una delle università più prestigiose del paese, Ohio State, con cui, nel 2014 è stato anche campione nazionale, e arrivato nella NFL come 47 scelta assoluta. Nulla di più sbagliato.

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Figlio della California, e nipote di Keyshawn Johnson, sì quel Johnson, Thomas si approccia al football piuttosto tardi iniziando a giocare “seriamente” solo nell’anno da Junior all’high school. Il ragazzo infatti aveva un debole per la palla a spicchi (e per The Answer) ed inizialmente pensava potesse essere quella la strada da seguire. Una volta messo casco e paraspalle Michael mostra subito di avere talento ma un fisico molto diverso da quello a cui siamo abituati adesso, e la poca esperienza, gli precludono la possibilità, finito il liceo, di poter approdare negli unici due atenei per cui avrebbe voluto giocare e che gli avrebbero consentito di restare vicino a casa: USC e UCLA.

Incassato il colpo decide di rifiutare le offerte arrivate da programmi di “secondo livello” e di investire un anno alla Fork Military Academy, Virginia, dove il caso lo vorrà compagno di squadra e stanza di Cardle Jones con cui poi approderà, l’anno successivo, ad Ohio State. Anche in maglia Buckeys però, le cose non vanno subito come previsto e dopo un anno da freshman fatto di 3 ricezioni e 22 yard il coaching staff di OSU, vista anche la profondità a disposizione nel suo ruolo, decide di spendere la redshirt per lui, evitando di sprecare un anno di eleggibilità del ragazzo. Questa decisione, che Thomas inizialmente non prende benissimo (eufemismo) è probabilmente però quella che cambia il destino e la carriera di Mike che in quell’anno lavora moltissimo sul suo fisico iniziando quel processo di crescita che lo ha porterà a diventare il WR numero uno ai Buckeyes prima ed il meraviglioso giocatore che ammiriamo oggi in maglia Saints poi.

Michael Thomas Saints Browns

@cantguardMike

Thomas negli anni a Columbus non ha però solo migliorato le qualità fisiche o le skills sul gridiron ma ha anche acquisito una convinzione nei suoi mezzi e una determinazione e una voglia di primeggiare che sicuramente non aveva in uscita dalla high school e nemmeno al suo arrivo alla corte di Mayer, dopo l’anno di prep, ma che oggi gli consentono di ricevere letteralmente qualsiasi sia lanciata nelle sue vicinanze indipendentemente dalle attenzioni che la difesa gli riserva. Due curiosità che possono aiutare ad esplicitare il concetto appena espresso:

  • Prima della partita con i Rams, squadra per cui Thomas avrebbe voluto giocare in uscita dal college, essendo lui di LA, aveva ricevuto un irrealistico 90% degli sferoidi “disponibili”. Un po’ come se Curry tirasse col 90% dal campo… Dopo domenica, nonostante la super prestazioni di cui ci ha reso testimoni, la media è scesa ad un irrealistico 86% che resta ovviamente il miglior dato della lega, con il secondo a due giri di pista…
  • nel suo ultimo anno al college si dice pretendesse che l’unico a marcarlo in allenamento fosse quell’Eli Apple che sarebbe poi stato la 10 scelta assoluta del suo stesso Draft e che oggi, insieme a lui, vuole riportare il titolo nella big easy

Si parla spesso di Hopkins, grande amico di Mike, di Julio Jones, giocatore a cui il WR dei Saints ha dichiarato più volte di ispirarsi, Antonio Brown, Odell Beckham, Adam Thielen, che sta postando numeri pazzeschi in questa stagione, and many more, come recitava una pubblicità di MTV di inizio 2000 quando annunciava i lineup dei concerti, ma il nome di Thomas, nonostante i numeri incredibili, viene spesso dimenticato quando si elencano i migliori nel ruolo.

Forse perché in pochi, nonostante la carriera ai Buckeyes, si sarebbero aspettato un impatto del genere dal parte del #13, forse perché a lanciare il prolato è uno come Brees, che sta giocando una delle migliori stagione in carriera e meriterebbe l’MVP, o forse perché un playmaker come Kamara, che domenica ha eguagliato il record di Jim Brown come unico giocatore sotto i 23 anni a collezionare almeno 3 touchdown in 3 partite in una stagione, in un attacco come quello di NOLA tende a notarsi di più, resta il fatto che Michael Thomas non sempre riceve le attenzioni e la considerazione che meriterebbe, almeno da parte di media e tifosi, non certo delle difese avversarie che da due anni e mezzo cercano inutilmente di limitarne la produzione.

L’ex Buckeyes è infatti un giocatore dal catch-radius pazzesco

https://twitter.com/everythingbn/status/1034923935127805958

Uno dei migliori route-runner della lega, qualità che gli consente di sopperire ad una velocità normale per il ruolo, e di essere efficace indipendentemente dalla traccia che deve correre

https://twitter.com/lindsay_rhodes/status/1045297191525502976

E’ tosto

https://twitter.com/VersaceBoyEnt2/status/1041406184513839104

E’ un giocatore che fa della costanza di prestazioni una delle sue qualità più importanti (non si spiegherebbero altrimenti i numeri che ha collezionato in questi primi due anni) capace di leggere perfettamente le difese e di mangiarsi i raddoppi

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Ed è incontenibile in 1 vs 1 (chiedere a Peters per informazioni)

https://twitter.com/BleacherReport/status/1059240190890393600

Sintetizzando: Michael Thomas è uno che riesce a fare “reparto a sé”, un po’ come si diceva di quei centravanti alla Bobone Vieri, che non hanno necessariamente bisogno di una spalla per far bene ma semplicemente di qualcuno che quella palla gliela sappia passare e qui, tornando ai suppostoni, meglio di Brees ne esistono pochi.

Se ci pensate il WR-corp di Nola, che negli ultimi giorni aveva aggiunto Dez Bryant, non ha grandi nomi né giocatori capaci di togliere pressione al #13: lo dimostrano i target di cui Brees lo onora ogni singola domenica. Nonostante questo, nonostante tutti sappiano che Brees lancerà a lui, in due anni e mezzo nessuno ha ancora trovato un modo per limitarlo, evento singolare in una lega “dal pensiero veloce” come la NFL in cui gli aggiustamenti avvengono costantemente e quello che funziona perfettamente oggi potrebbe essere inefficace domani.

Ovviamente, in questa successo, c’è tanto anche del genio di Sean Payton che fin dall’inizio ha creduto in lui e che ha saputo costruire un attacco in grado di sfruttarne tutte le qualità, mixandole perfettamente con il talento e le caratteristiche di Brees e Kamara. Resta comunque impressionante la velocità con cui Mike sia riuscito ad adattarsi al gioco dei pro, più complicato, che richiede un lavoro diverso ai WR, fatto di letture, aggiustamenti e di una comprensione del gioco che qualcuno dubitava il californiano avesse dopo le prime difficoltà incontrate ad Ohio State.

LA COPPIA CHE NON VEDREMO MAI…

Sarebbe stato interessante vederlo in campo con Bryant, giocatore dall’ego non indifferente e che gli avrebbe portato via qualche target aprendogli però spazi sconosciuti, limitandone i raddoppi e lasciandolo più spesso in 1vs1 dove onestamente non è arginabile.

Come ripetiamo da inizio stagione i Saints sono all-in, come dimostrano le mosse di Apple e di Bryant che adesso potrebbe essere rimpiazzato da Brandon Marshall, giocatore dalle caratteristiche simili.

Se Brees si confermerà l’MVP delle prime 8 partite, continuando a far girare l’attacco come nelle ultime due stagioni e la difesa confermerà i progressi incoraggianti delle ultime settimane non mi sorprenderei di trovare i Saints alla Mercedes-Benz Arena a giocarsi il titolo la prima settimana di febbraio, da favoriti: a quel punto m’immagino che una prova di Thomas da MVP non sarebbe nemmeno quotata a Vegas.

OHIO STATE PRO DAY – 2016

Michael Thomas, vedendo John Morton in sideline, WR coach dei Saints ma OC di USC nel 2010 quando Mike voleva diventare un Trojans, si avvicina alla sideline pronunciando queste semplici parole: don’t miss me twice John…

Fortunatamente, i Saints, lo hanno ascoltato!

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Andrea Ghezzi

Padre di Mattia e Lorenzo, Marito di Silvia, Fratello di Zoe (Franci ti voglio bene). Scrivo (poco) e parlo (tantissimo) di Football, anche italiano. Direttore di The Cutting Edge credo solo a tre cose: #mattanza #badaun e #bomboloni.

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