[NFL] Week 2: Qualcosa di nuovo, qualcosa di vecchio (Miami Dolphins vs Jacksonville Jaguars 20-23)

La seconda giornata NFL metteva di fronte due delle tre squadre della Florida, con i Miami Dolphins a salire verso nord per far visita ai Jacksonville Jaguars. I primi, reduci dalla non molto convincente vittoria a Washington, si presentavano con lo scopo di migliorare l’impressione lasciata all’esordio; i padroni di casa, sconfitti al debutto dai Panthers sempre in casa, erano invece decisi a riscattare il passo (parecchio) falso di inizio stagione.

L’inizio della partita è tutto Jaguars. Miami vince il sorteggio ma decide di difendere e i padroni di casa imbastiscono subito un ottimo drive che si chiude senza troppo sforzo dopo 10 giochi – alternati fra le corse del rookie TJ Yeldon e i passaggi di un Blake Bortles molto preciso – con un touchdown di Allen Robinson. La risposta di Miami si inceppa su un drop di Greg Jennings e si limita ad un field goal, poi subito pareggiato dai Jaguars nel drive successivo.

TJ Yeldon Jaguars

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Nel secondo quarto i Dolphins, guidati dal braccio di Ryan Tannehill, riducono ulteriormente le distanze con un altro calcio del rookie Andrew Franks, per poi concedere nel drive susseguente il secondo touchdown ai padroni di casa: è sempre Allen Robinson a segnare, pescato solissimo sul profondo da Bortles con una bomba da 46 yards. Ai Dolphins bastano però poco più di tre minuti per riportarsi sotto, con Tannehill che pesca Damien Williams nell’angolino del campo per il touchdown da 10 yards che vale il 13-17 a meno di due minuti dal’intervallo.

I Jaguars riprendono palla ma vanno 3& out; Miami ci prova con 1:16 sul cronometro ma riesce solo a portare Franks sulle 42 yards per un field goal che però il kicker sbaglia. Con soli 18 secondi rimasti si pensa che Jacksonville la chiuda lì e invece i Jaguars decidono di giocarsela, Yeldon corre fuori dal campo e al gioco successivo Miami regala una pass interference da 17 yards che offre al kicker Jason Myers la possibilità di provare un calcio da 58 yards, e di metterlo. Si va quindi al riposo sul 20-13 per i Jaguars e, con un finale scoppiettante, si pregusta un secondo tempo all’altezza.

E, in effetti, al primo drive del terzo quarto, Miami pareggia: 8 giochi con la palla quasi sempre affidata a Tannehill che alla fine trova il tight end Jake Stoneburner in end zone e impatta il punteggio 20-20. Da questo punto in poi, però, non succederà quasi più nulla.

Le due squadre si fronteggiano senza ottenere nulla se non un sacco di penalità per quasi tutta la mezza partita rimasta. Fosse previsto, sarebbe potuto anche essere un pareggio senza vincitori. E invece, nel finale, l’enorme numero di stupidaggini fatte dai Dolphins sfocia in una unnecessary roughness chiamata al DE Olivier Vernon, beccato in una tanto ingenua quanto plateale reazione: 15 yards di penalità che, a un minuto dalla fine, portano i Jaguars definitivamente a distanza di calcio e Myers può piazzare da 28 yards il field goal della vittoria 23-20.

Damien-Williams-Miami-Dolphins

Qualcosa di nuovo? Ecco a voi i Jacksonville Jaguars. Da due/tre anni i Jaguars sono osservati speciali nella NFL per come stiano costruendo una squadra interessante dopo essere partiti praticamente da zero. E per come lo stiano facendo quasi sotto traccia, quasi senza mosse clamorose nel mercato dei free agent, puntando molto sul draft e su un nucleo di giocatori giovani da far crescere passo dopo passo, insieme, come l’ossatura di una vera squadra, nelle mani di un coach come Gus Bradley, la vera persona giusta nel posto giusto.
E ora che è chiaro che Blake Bortles (che domenica ha chiuso con ottime cifre: 18/33, 272 yards, 2 touchdown e un ottimo 102,2 di rating) è un giocatore vero e non uno dei tanti quarterback promessa di cui i primi giri dei draft sono purtroppo pieni, adesso che a roster c’è finalmente un vero primo ricevitore in grado di sostituire nel cuore dei tifosi il ricordo di Jimmy Smith (quello che avrebbe dovuto essere Justin Blackmon e che invece ora risponde al nome di Allen Robinson – contro Miami 6 ricezioni, 155 yards e 2 touchdown), che la difesa inizia a girare attorno a Paul Posluszny e che, che, che… adesso quella che fino allo scorso anno era solo una squadra in ricostruzione ora è ufficialmente una squadra in crescita. E, complice l’avvio stentato di Indianapolis e le difficoltà di Houston, è al primo posto della AFC South. Non si sa quanto durerà, magari neanche poco, ma è sicuramente qualcosa di nuovo di cui essere contenti.

Qualcosa di vecchio? Niente paura, i Miami Dolphins sono sempre gli stessi. Le lodi e le iperboli della stampa sono state belle, i pronostici degli esperti che dicevano che questo era il loro momento di scalzare i Patriots dalla vetta della AFC East hanno riempito per un po’ le discussioni ma poi la squalifica di Brady è stata cancellata, si è cominciato a giocare sul serio e si è visto che, tranquilli, a Miami non è cambiato nulla; men che meno la capacità di questa squadra di spararsi nei piedi da sola, come ampiamente testimoniato dalle 13 penalità per 112 (centododici) yards complessive totalizzate contro i Jaguars.

La cosa diversa dal solito è, in fondo, la più ironica. Da sempre – o, meglio, dal 14 marzo 2000 (il giorno successivo a quello in cui Dan Marino ha annunciato il suo ritiro dal football ndr) – si è sempre sostenuta una teoria inoppugnabile, cioè che la mediocrità dei Dolphins fosse dovuta al fatto di non avere un quarterback degno di tale nome (e quanti ce ne sono stati…); in questo momento, però, il quarterback è l’ultimo dei problemi di Miami perchè Tannehill è una delle poche note liete del momento. E, anche nella sconfitta, domenica ha chiuso completando 33 passaggi su 40 per 359 yards, senza intercetti per l’ennesima volta, con due touchdown all’attivo e un rating di 108. La domanda, semmai, è come hanno fatto i Dolphins a diventare così monodimensionali in attacco, visto che a fronte di 40 passaggi tentati da Tannehill solo 12 volte si è provata la strada del running game. E nel quarto periodo, con la gara in equilibrio 20-20, solo 2 corse contro 18 passaggi (e uno spike).

Jared Odrick Jaguars

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Ma questo è solo uno dei problemi dei Dolphins di oggi, come ben sintetizzato anche dalla stampa di Miami:

  1. La linea di attacco è penosa: protegge poco (2 sack concessi anche ieri) e crea pochi varchi alle corse, e questo senza contare i problemi fisici del LT Branden Albert che potrebbero far precipitare la situazione vista la scarsa profondità del roster.
  2. La linea di difesa non è quella che era stata presentata: Cameron Wake sembra sparito, Vernon commette penalità banalissime e Suh? Sufficiente contro i Redskins, contro Jacksonville ha registrato solo due tackles e, per buona parte della partita, i Jaguars non si sono nemmeno preoccupati di raddoppiarlo.
  3. Tanti infortuni: e quando anche la sfortuna ci si mette c’è poco da fare.
  4. L’inesperienza delle safety: Reshad Jones ha iniziato giocando su livelli notevolissimi ma al suo fianco l’infortunio di Louis Delmas ha lasciato un buco di esperienza e leadership che lo staff ha preferito lasciar riempire ai giovani. Ma in un ruolo delicato come quello di safety, è un azzardo pesante.
  5. I linebacker fanno fatica: anche qui si è preferito confidare nei giovani piuttosto che ricercare rinforzi di esperienza ma, con la linea difensiva in crisi, la debolezza del reparto è emersa in tutta la sua gravità.

Il risultato è ben riassunto dalle cifre: le 396 yards concesse ai Jacksonville Jaguars, con la difesa portata a spasso da una linea d’attacco a cui mancava anche il tackle titolare Luke Joeckel, fanno il paio con la prestazione altrettanto triste di sette giorni prima contro i Redskins, per un totale di 745 yards concesso in due partite contro due squadre non di prima fascia. Viene da chiedersi cosa succederà al momento di affrontare (due volte) i Patriots.

Questo pensiero al momento è comunque accantonato (anche se la prossima settimana ci sono i Bills, non molto meno preoccupanti) e tutti i riflettori sono accesi sul coaching staff: improvvisamente tutte le perplessità e i dubbi dell’off season su Joe Philbin e sul suo defensive coordinator Kevin Coyle sono riemersi con nuovo vigore: saranno in grado di raddrizzare una barca che sembra già sbandare pesantemente, dopo solo due giornate e con le inevitabili polemiche solo all’inizio? Sarà meglio che sia così, altrimenti anche questa stagione per i Dolphins potrebbe essere di nuovo già indirizzata dalla parte sbagliata della classifica. Anche qui, tutto già visto.

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Mauro Rizzotto

Più vecchio di quello che sembra, continua a sentirsi più giovane di quello che è. Fra una partita della sua Juve e una dei suoi Miami Dolphins sceglie la seconda. Fra una partita dei Dolphins e la famiglia... sceglie sempre la seconda. Vabbè, quasi sempre. Sennò il tempo per scrivere su Huddle dove lo trova?

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