Bears, rimonta sfiorata. Packers avanti (Chicago Bears vs Green Bay Packers 13-21)

Nel pomeriggio del 15 dicembre a Lambeau Field la temperatura è intorno ai -15°C, praticamente come giocare nel freezer di casa. La sfida tra le grandi rivali del Mid-West americano è la numero 200 della storia.

Aaron Rodgers ha perso solamente 5 volte contro Chicago in carriera, l’ultima esattamente a un anno di distanza coi campi invertiti.

Le squadre ci mettono qualche minuto ad ambientarsi, vuoi la tensione, vuoi il freddo polare, ma sono i Packers a mettere il muso avanti con una bella giocata su un 4° e lungo di Rodgers che col favore di LaFleur azzarda e vince: lancio diagonale per Devante Adams (7 ricezioni, 103 Yds, 1 TD) e prima marcatura a tabellino. C’è un particolare che incide parecchio però, perchè sul ritorno della stessa azione Patterson aveva causato un fumble regolare recuperato dallo special team di Chicago che si vede annullare la bella giocata dai ref per un fallo inesistente. L’analista Dean Blandino confermerà in diretta che la giocata era regolare. Col senno di poi, in una situazione di perfetto equilibrio, questo tipo di flag può cambiare il corso della partita.

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Chicago gioca una prima parte di gara facendo vedere delle giocate ben ragionate ma che il team dell’Illinois non capitalizza: 3 punti sul finale del secondo parziale mandano le squadre all’intervallo sul 7-3 per i padroni di casa. Bella sfida in sideline tra Nagy e LaFleur per la conversione di alcuni 4th down che rendono la sfida più piccante.

Al rientro in campo c’è solo una squadra. Rodgers domina la difesa Bears che improvvisamente subisce un blackout clamoroso e Aaron Jones ne approfitta segnando 2 touchdown su corsa spingendo i Packers avanti 21-3.

Prince Amukamara al rientro non c’è con la testa, Clinton-Dix non incide facendo rimpiangere Adrian Amos, Skrine e Toliver II non riescono minimamente a coprire il campo sui ricevitori di Green Bay, mentre Khalil Mack è un fantasma. Quest’ultimo è preoccupante perchè da un giocatore del genere non ci si aspetta una prestazione così sottotono in un dentro-fuori come quello di ieri; resta da chiarire se il vero problema sia negli schemi di Pagano o personale. Più probabile la prima. In tutto ciò non colpevolizziamo il coordinatore della difesa visto che Chuck è tornato in NFL  dopo una pausa delicata e potrebbe comunque necessitare di tempo per trovare la quadra perfetta che Fangio aveva prima costruito e poi smantellato col suo addio.

E Trubisky? Trubisky ha giocato una grande sfida. Nonostante la linea offensiva non sia minimamente all’altezza per proteggerlo (pessima prestazione di Leno e Coward), il ragazzo ha ritrovato lo sprint nelle gambe, si è mostrato lucido nello scrambling, ed il suo braccio ha prodotto 334 yard e 1 TD. Ci sono anche 2 intercetti, il primo non conta perchè con 4 secondi sul cronometro alla fine del secondo quarto valeva la pena lanciare un Hail Mary per la gloria, il secondo invece arriva in un momento più importante nel tentativo di rimonta disperato e qui, la lucidità è venuta meno.

Sul finale Chicago domina Green Bay che non va oltre una serie di 3 and out, ma il tentativo disperato in soluzione rugbistica per trovare la metà della sopravvivenza si infrange a cronometro scaduto tra le mani egoiste di Jesper Holsted e la furia di Tarik Cohen che era libero di segnare su passaggio a poche yard dalla end-zone.

I Packers vincono ma il dubbio sull’affidabilità di questo team persiste perchè la rimonta in questo frangente è stata davvero molto vicina ed il team del Wisconsin ha mostrato segni di cedimento nel momento in cui la pressione aumenta. Detto ciò se Rodgers potesse fare il suo lavoro con serenità, potrebbe trasformare anche il più scarso dei ricevitori in una copia di Jerry Rice. Solo i playoffs potranno confermare la vera consistenza di questo team.

La stagione dei se e dei ma, del troppo poco o del troppo tardi, è essenzialmente giunta alla fine nonostante i grossi sforzi di un Allen Robinson II stratosferico che supera le 1.000 yard in stagione, e di un ottimo Anthony Miller che però è sbocciato troppo tardi rispetto al periodo delle fioriture.

I Bears avranno molto su cui riflettere perchè a conti fatti, escludendo la batosta contro i Saints che sono stati nettamente superiori, tutte le altre sfide perse in campionato sono più frutto del demerito di Chicago che non del merito degli avversari e rimango convinto del fatto che se partite come quelle di Londra, di Philadelphia, di Los Angeles o di Chicago contro Chargers e Packers alla prima fossero state giocate intensamente nella loro totalità, oggi saremmo qui a parlare di altro.

Il fattore positivo è uno solo: Mitchell Trubisky ha ritrovato la confidenza smarrita nei primi 2 mesi e mezzo della stagione e da qui bisogna ripartire in ottica 2020.

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Ryan Pace è atteso da un lavoro enorme e tutto in salita vista l’assenza di cap space e di pick al draft, perchè se il prossimo anno la stagione non produrrà un risultato vincente, il famoso stivale potrebbe colpire il General Manager ed il suo staff (Trubisky compreso).

Alex-Cavatton

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