Super Bowl LVII: Le pagelle

Eccoci a chiusura della stagione NFL e delle pagelle che per il Super Bowl abbiamo reso il più complete possibile.

LA PARTITA VOTO 10

Emozionante. Fantastica. Stupenda. Una partita da ricordare. Senza dubbio. Grandi giocate. Capovolgimenti. Errori, anche. Ma sessanta minuti di football che riconciliano con la NFL alla grande, al termine di una stagione non sempre all’altezza delle aspettative. I primi due drive scoppiettanti. Il risultato finale stampato sul tabellone dal field goal della vittoria quando il tempo stava per finire. Dai, su cosa vogliamo di più? Poi è chiaro che devono esserci dei vincitori e dei vinti, ma questa è stata una partita eccezionale, poche storie! E guai a voi se provate a stufarmi con gli sbagli degli arbitri. Ci sono chiamate che non mi sono piaciute? Sì. Solo in una direzione? Ma non scherziamo. Make it loud and clear, ripeto: Super Bowl eccezionale.

Chiefs 38, Eagles 35

KANSAS CITY 10

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Chi si ostina a darli per morti prima del tempo conviene si metta il cuore in pace. Questa squadra può certamente perdere (l’ha dimostrato Cincinnati lo scorso anno) ma sa come si vince. Anche quando deve salutare il suo miglior ricevitore in off season e non lo può sostituire. Riesce anche a non soccombere alla regola non scritta che chi paga troppo il proprio quarterback, per quanto forte lui sia, non riesce poi a centrare il bersaglio grosso. Kansas City ce l’ha fatta.

ATTACCO 10 E LODE

Quando per due volte segni a una delle migliori difese della stagione con un ricevitore completamente libero vuol dire che i tuoi giochi sono disegnati magnificamente e i giocatori riescono ad eseguirli alla perfezione*. Del resto che Andy Reid vada inserito tra i migliori coach della storia senza se e senza ma lo sapevamo anche prima di questo trionfo. Poi se la sua “longa manu” in campo è un fenomeno assoluto che a 27 anni si è già guadagnato un posto nelle discussioni sull’elite di sempre del ruolo… Mahomes fa prendere un colpo a tutti quando esce zoppicando nel primo tempo. Nulla di troppo allarmante però, superato lo spavento fa tutto quello che deve, compreso slalomeggiare tra gli Eagles nel drive decisivo. Un plauso all’intelligenza e alla devozione alla causa di McKinnon che si ferma per garantire il successo ai suoi quando avrebbe potuto segnare un touchdown nel Super Bowl (che non capita a molti nella vita). Tanti applausi a una offensive line enciclopedica. Partono bene, ma è nel secondo tempo che con gli aggiustamenti dell’intervallo decollano verso il secondo titolo in quattro anni. Eccezionali. E anche Butker si guadagna un voto positivo nonostante una delle poche sbavature sia il suo field goal sbagliato, lo lava via con il calcio della vittoria. Special team che si fanno notare ancora di più con l’importantissimo ritorno di Toney nel quarto periodo. Nota di colore: prima del match mi ha colpito il riscaldamento di Pacheco, che ha ballato a lungo sulle note di DJ Snake. Direi che ha pagato, buonissima prova anche la sua.

DIFESA 8

Non è il reparto più temuto della Lega. L’ho criticato spesso e volentieri quest’anno. Eppure pur subendo molto dagli Eagles nei 30 minuti iniziali riescono a mettere punti sul tabellone con Bolton (per poco non ce ne scappano due di suoi touchdown). Una segnatura cruciale per mantenere in equilibrio la contesa. E nel secondo tempo pure loro salgono di livello, limitando Philadelphia a un solo touchdown e un field goal. Se prima della partita mi avessero detto che solo loro sarebbero riusciti a mettere le mani sul quarterback non so se ci avrei creduto. Invece è andata proprio così.

PHILADELPHIA 8,5

Non si può penalizzare una squadra che ci ha regalato una finale così. Una squadra che ha espresso tutto il suo potenziale in una grandissima annata. Non ha vinto, perché ha trovato un avversario più forte. Tutto qui. Se fosse andata diversamente non ci sarebbe stato nulla da dire.

ATTACCO 9

Hurts sfodera una prestazione da annali del gioco (mai nessun quarterback aveva corso così bene in una finalissima e per di più ha lanciato per oltre 300 yard) e cementa il suo status di starter e potenziale stella. Potenziale perché ha margini di miglioramento e attualmente non rientra tra i migliori in circolazione. Ma ha carattere e una forza di volontà rara, riascoltare le dichiarazioni post partita su come affrontare la sconfitta per averne conferma. Che forza mentale serve per sciorinare un drive come quello che ha seguito il suo fumble? Per quanto riguarda il gameplan, io fossi stato nell’offensive coordinator Steichen (già ex nel momento in cui scrivo, perché diventato capo ai Colts) avrei corso persino di più. Questo nonostante il gioco di passaggio sia stato eccellente con Brown, Smith e Goedert da incorniciare.

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DIFESA 5

Le note dolenti. Soccombono dopo l’intervallo. Reggono trenta minuti egregiamente, pur non riuscendo mai a strappare il pallone ai Chiefs e confermando la difficoltà che immaginavo nell’arginare Kelce. Passato l’intermezzo di Rihanna però cadono nella fantastica tela tessuta da Reid con le X e le O. Non arrivano a Mahomes. Si perdono i giocatori. Anche gli special team vanno in confusione lasciando a Toney la possibilità di galoppare sul ritorno di punt e mettere le fondamenta per il touchdown del 35-27. Solo da togliersi il cappello, invece, di fronte a Bradberry, che ha ammesso di aver commesso l’holding che tanto ha fatto discutere. È facile dirlo se si vince. Da encomio dichiararlo a caldo quando si perde. Ha sbagliato, l’ha ammesso. Bravo. Fossi un compagno lo manderei a stendere perché l’errore è stato pesantissimo. Ciò non toglie che si sia comportato da uomo vero. Che ne sarà di questo gruppo è la domanda che scatta ora, visto che tanti giocatori non torneranno e coach Jonathan Gannon è diventato capo allenatore ai Cardinals, questo però è un altro capitolo.

Per quest’anno le pagelle finiscono qui, e chiudo con una nota personale: spero che Andy Reid decida di regalarci altre stagioni sulla sideline (ha detto che valuterà il ritiro) perché mi mancherebbe moltissimo.

*O i tuoi giocatori sono così bravi da ovviare anche a una disposizione in campo sbagliata, come nel caso del td di Skyy Moore, come emerso successivamente.

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