I Chicago Bears mollano il colpo

C’è dell’imbarazzo. E c’è per la seconda settimana consecutiva dopo la brutta scivolata contro i Packers.

La striscia di sconfitte a Chicago, ora ammonta a sei. Quasi due mesi di siccità hanno spezzato gli equilibri dello spogliatoio, della dirigenza, e dell’intera città. Ma è solo nelle ultime due settimane di football giocato che alla Halas Hall si avverte una pesante condizione psicologica di disagio, derivante da situazioni interpretate al limite dell’increscioso.

Non serve scavare a fondo perchè i problemi sono evidenti da molto prima che la stagione 2020 cominciasse. Una linea che, dal 2019, non dava segnali di sicurezza e alla quale nessun rimedio valido è stato adattato; un QB che giocava sotto la media, insensibile persino allo stimolo della “Foles Magic”, un gioco sulle corse impalpabile che anche ieri ha dimostrato di non essere in grado di convertire una singola yard nel momento cruciale. Un allenatore che si considera un “guru dell’attacco”, ma che con i fatti dimostra di conoscere quattro schemi di gioco basilari riproponendoli allo sfinimento. E persino la triste difesa dei Lions è riuscita a contenerli.

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I Bears hanno un vantaggio di 3 punti e la palla in mano a 2 minuti e 13 secondi dalla fine della partita di domenica. Un primo down ed è fatta. Ma ecco l’ultimo di una serie di errori stupidi: al 3rd and 4 sulle 17 dei Bears, il quarterback Mitch Trubisky arretra per passare. Questa è la definizione stessa di “errore stupido” e chiunque abbia chiamato quella giocata dovrebbe abbandonare per sempre il football e dedicarsi alla cucina, che in fondo resta comunque divertente. In quel tipo di situazione si corre lavorando con il cronometro, non si cerca un lancio che possa mettere l’altra squadra nelle condizioni di cambiare il gioco. Il signor Nagy invece, ha detto che in quella situazione bisognava rimanere aggressivi. Il risultato della sua “aggressività” è un fumble sulle 7 yard di Chicago al quale fa seguito il touchdown del sorpasso dei Lions. Ci pensa il Bears’ killer Adrian Peterson ad affondare il colpo, con il secondo viaggio in meta del suo fine settimana.

Anche qui, grande responsabilità della linea offensiva. A Chicago si è pensato che cambiare un paio di assistenti allenatori intorno al reparto offensivo avrebbe potuto iniettare una buona dose di inerzia nelle gambe molli di una linea tecnicamente scarsa; l’aggiunta di Germain Ifedi (scarto di Seattle) invece, non fa altro che indebolirla ulteriormente.

E indovinate da dove arriva il buco sul fumble di Trubisky? Germain Ifedi.

This is on Ryan Pace, and this is on Matt Nagy too.

C’era una volta Kyle Long… il guerriero, che nelle ultime apparizioni sui campi di allenamento si era spesso scontrato con compagni e allenatori. Poi è stato mandato via. Col senno di poi, solo ora comprendo il perchè di quegli scontri. Cuore e muscoli di una passione ardente che batteva dentro quel #75, ormai logorato da troppe battaglie, a muso duro contro svogliatezza e controllo mensile del bank statement (estratto conto bancario) di alcuni compagni di lavoro. L’hanno fatto passare per finito e per problematico, ma a questo punto capisco che il problema non era lui. Il quale, invece, era la soluzione. Sotto forma di grinta e di ideali, non sul campo perchè ormai il “vecchio Kyle” non ne aveva più. Cuore Bears Kyle, me lo ricordo mentre caricava i suoi sbattendo le mani sulla carrozzeria della macchina che lo trasportava fuori dal campo dopo essersi rotto una gamba. Così avercene, direbbe mio nonno…

La vera competenza di un capo-allenatore nella NFL non si giudica esclusivamente in base ai risultati. Si valuta sulla sua capacità di mantenere il controllo nei momenti difficili e nel saper superare le avversità. Questo sport è dannato, basta poco per sgretolare le menti e le credibilità. Ecco perchè lo amo e lo considero il più bello, non ci sono seconde chance. Solo i più forti resistono. Matt Nagy ha dimostrato, per il secondo anno consecutivo, di non essere in grado di superare problemi di questo genere.

Quel 2018 da 12-4 sembrava l’inizio di qualcosa, qualcosa che invece non è mai stato e che, a queste condizioni, non sarà mai. Il tempo di prendere la scopa e pulire la casa è giunto inesorabile: Nagy, Pace, Phillips, Trubisky, Foles, linea offensiva, campioni della difesa strapagati, assistenti allenatori. Il vostro tempo è giunto.

Non c’è nemmeno la volontà di pensare che la sfida era vinta e che con la sconfitta degli Arizona Cardinals le speranze di raggiungere la post-season erano ancora vive. Non interessa a nessuno perchè sarebbe stato solo un pretesto per la proprietà per protrarre decisioni complesse. Va bene così dunque.

C’è un aspetto dell’incontro di domenica però, che non mi sento di tralasciare: Allen Robinson II e quella ricezione sull’ultimo drive, quello in cui Montgomery si è ritrovato sul 4° e 1 senza poi riuscire a proseguire la sua corsa. Allen Robinson, miglior giocatore di Chicago da due anni a questa parte, riceve un passaggio laterale di Trubisky ed esce dal gridiron con gli occhi rivolti verso la catena e, soprattutto, con il campo abbastanza aperto per cercare le extra yard di contatto. Quel passo in più che è mancato alla conversione del down, Allen Robinson lo prenderebbe con le mani e i piedi legati, e con un peso morto di cemento attaccato al corpo. La scelta di ARob di uscire dal campo è avvolta dal mistero; c’è un velo d’ombra in questa sua decisione e badate, la mia non è un’accusa nei suoi confronti perchè il wideout non lo merita. Solo un forte dubbio che traspare sotto alla mancata volontà di prolungare il suo contratto da parte del front office che ha scatenato profonda frustrazione nel giocatore. Tutto ben visibile anche nei like che Allen ha messo ai molteplici commenti offerti da atleti della lega che lo invitavano ad unirsi ai loro team su Twitter. Sono sospettoso sullo sviluppo di questa azione, come sono sospettoso sul fatto che la difesa Bears abbia concesso di tutto e di più al debole attacco di Matt Stafford, il quale ha passato più minuti in sideline a maledirsi che non a pensare a come poter rimediare alla partita. Approfondiremo il discorso nello show live di Chicago Bears Italia mercoledì sera in diretta sulla pagina Facebook alle ore 21:30.

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Per ora rimaniamo in attesa degli sviluppi societari, anche se penso che questi avverranno il giorno dopo che la stagione regolare terminerà.

Concludo con i complimenti a Derrel Bever, allenatore dei Detroit Lions, per la sua prima vittoria da head-coach in NFL. In questo sport, sempre un grande momento.

alex cavatton firma area 54

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