[NFL] Week 11: la carica dei Bengals (Cincinnati Bengals Vs New Orleans Saints 27-10)

Alla partita del SuperDome di New Orleans arrivavano due compagini reduci da opposte avventure. Gli ospiti da Cincinnati erano reduci da una bruttissima sconfitta contro i Browns, che aveva messo in luce i numerosi difetti di Andy Dalton, quarterback pagatissimo che aveva mostrato la peggiore performance della sua carriera. I Saints invece erano inebriati dalla vetta della NFC South, riconquistata una settimana fa dopo un’annata incominciata in modo balbettante.

Il primo quarto vede due lunghissimi drive inziiali. In 6 minuti Drew Brees e i suoi convertono ben tre terzi down e segnano un facile field goal per il vantaggio. Poi tocca ai nero-arancio, che gestendo ottimamente il pallone con un approccio run-first riescono a monopolizzare il pallone. Cruciali due giocate: lo shovel pass di Dalton per Jeremy Hill che chiude un complicato terzo down e la corsa di Cedric Peerman che spezza la difesa gigliata per un guadagno che fa da preambolo alla ricezione vincente di Jermaine Gresham: 7-3.

Drew Brees, Zach Strief, Brandon ThompsonNel secondo periodo la contesa ruota attorno a una decisione, quella di Sean Payton di provare il touchdwon su un quarto down molto vicino alla linea di meta. Il tentativo non va a buon fine perché la difesa tigrata sa reagire, con il rientrante Rey Maualuga, al passaggio corto di Brees. Il drive che segue vede Cincinnati approfittare di visibili mismatch sulla parte destra del campo tra A.J. Green e i difensori di casa. Un primo down dopo l’altro, la truppa di Marvin Lewis riesce a marciare fino al limite della zona di meta, ma si accontenta di tre preziosi punti, al contrario di quanto fatto dagli avversari in precedenza.

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È l’intervallo al SuperDome, e con gli ospiti avanti nel punteggio e anche nell’inerzia, ci si attende che il coaching staff di Nola si inventi qualcosa per far cambiare il corso della storia. Inve, al rientro della compagini sul campo la solfa cambia molto poco. Certo, i Saints prendono cura del pallone, non commettono errori, ma l’attacco non produce nulla, assediato da un Rey Maualuga rinato dopo l’infortunio e da una linea difensiva che non lascia nemmeno le briciole a Mark Ingram, capace solo di guadagni irrisori.
L’iniziale battaglia per l’avanzamento in campo va a Cincinnati, che capitalizza subito con il touchdown di Gresham , il suo secondo. La partita scivola via velocemente, e sul 20-3 i Saints entrano in partita, finalmente, giocando sulla prevedibilità del loro attacco aereo, che apre varchi finalmente per il running game. In parole povere, essendo costretti a lanciare, i gigliati approfittano dello spazio concesso via terra. La pratica la chiude Kenny Stills ricevendo sul corto e portando l’ovale in End Zone per il 20-10.

Ossessivamente, Dalton cerca solamente A.J. Green. Il talento da Georgia si spartisce il lavoro con Jeremy Hill, ma la natura di una partita fatta di drive lunghissimi non ha consentito alla difesa di Rob Ryan di stabilizzare le contromisure al duo WR-RB che nel drive successivo alla segnatura subìta chiudono la contesa sul 27-10. Il passaggio del QB tigrato viene ricevuto da Green per il touchdown della vittoria. Sul possesso successivo i Saints decideranno di effettuare un punt sulle loro 45 yard con otto minuti da giocare.
In quel momento la partita si conclude perchè una squadra che in casa si arrende non ha alcuna possibilità di vincere.

AJ Green BengalsIl discorso si adatta perfettamente a New Orleans, che del fattore campo fa una delle sue armi più affilate. O, dovremmo dire, faceva. Marques Colston e Brandin Cooks hanno sofferto due brutte botte che hanno condizionato la partita del primo e, probabilmente, concluso la stagione del secondo. Jimmy Graham è stato un non-fattore come poche volte in carriera, mentre delle difficoltà di Ingra vi abbiamo parlato qualche riga fa. La precisione di di Brees e la spread offense non basta più se manca l’elemento che dà imprevedibilità al tutto; ma ques’anno Darren Sproles gioca a Philadelphia.
In difesa la prima cosa da dire riguardo Ryan. Come la sua difesa a Dallas aveva brillato la prima stagione e deluso nella seconda, lo stesso sta succedendo sulla foce del Mississippi. E più delle statistiche, ciò che colpisce è l’incapacità di adattarsi a quello che sta avvenendo in campo. Qualsiasi defensive coordinator avrebbe almeno arginato Green, evitandogli le ricezioni sul medio raggio. Ciò non è successo e nel drive decisivo i Bengals hanno marciato facilmente verso la meta della vittoria.

Cincinnati recupera la testa della AFC North, anche se momentaneamente visto l’impegno degli Steelers in nottata. Lo fa con Hill sulla prora, a portare la palla per 27 volte e 152 yard. Il nativo di Baton Rouge è sembrato più esplosivo di Giovani Bernard, con cui potrebbe rappresentare uno dei migliori backfield della lega.
Delle eccellenti prove di Maualuga e Green vi abbiamo già detto, ci manca solo risolvere il dilemma Dalton: cosa è cambiato rispetto all’orrore dimostrato contro Cleveland dieci giorni or sono? Ignorando che quella ridicola interpretazione potrebbe essere anche frutto del caso, un cambiamento è nell’atteggiamento dei suoi coach, che lo hanno messo in condizione di prendere fiducia manmano che lo scontro progrediva, in una prestazione quasi perfetta.
Siamo sicuri il prodotto di TCU abbia ora le carte mentali in regola per riprendersi dallo scempio del derby dell’Ohio, così come la sua squadra, ora pronta a combattere fino alla fine per la corona divisionale.

Una gioia che ancora non è preclusa nemmeno ai Saints. Ma, nel pomeriggio del SuperDome, Sean Payton si è accorto che tutto, in NFL, è scritto sulla sabbia: basta un colpo di mano e tutte le certezze vengono cancellate. Esattamente come la presunta imbattibilità dei suoi tra le mura amiche.

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Dario Michielini

Segue il football dagli anni 90, da quando era alle elementari. Poi ne ha scritto e parlato su molti mezzi. Non lo direste mai! "La vita è la brutta copia di una bella partita di football"

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