Alelluja vichingo (Minnesota Vikings vs Houston Texans 31-23)

Avete presente quel gioco in cui ci si posiziona uno contro l’altro su due piccole isolette in una piscina. In mano due cotton fioc giganti. L’obiettivo è colpire l’avversario e spingerlo in acqua. Vince chi resta in equilibrio. I più vecchi ricorderanno sfide del genere a Giochi senza frontiere, o Mai dire Banzai, o ancora American Gladiator… Ecco questa era Houston Texans – Minnesota Vikings. Gara tra due squadre impantanate nelle paludi senza vittorie, pronte a bastonarsi con dei cotton fioc giganti per far cadere i rivali nel fango e non sprofondare ulteriormente.
La spuntano i vichinghi e ne fa le spese coach (e GM) Bill O’Brien, licenziato da entrambi i ruoli dagli Houston Texans. Tardi? Sì, tardi, perché Houston ha di fronte almeno un paio di stagioni potenzialmente terribili, senza prime scelte al draft e con il salary cap ingolfato.

Riassumiamo come è andata la sfida, che nei quattro precedenti aveva sempre visto trionfare i gialloviola.

I Vikings così come nel 2013, ultima volta in cui partirono 0-3, hanno di fronte un’avversaria anch’essa con le spalle al muro e senza vittorie. Allora furono i Pittsburgh Steelers a Londra, stavolta sono gli Houston Texans. I purple and gold, peraltro sono reduci da una settimana con meno allenamenti effettuati rispetto al consueto, visto che a causa delle positività al Covid-19 emerse nei giocatori e nello staff dei Tennessee Titans dopo la partita della terza settimana (che hanno portato al rinvio di Steelers-Titans), Thielen e compagni hanno dovuto aspettare i risultati negativi dei tamponi per tornare ad allenarsi al centro sportivo.

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È ottimo il primo drive difensivo di Minnesota, con Gladney sugli scudi. Così come regge la difesa di Houston. La linea offensiva ospite tiene pochissimo sui passaggi. Ma fa pure peggio quella dei padroni di casa, di linee offensive, dopo aver riavuto il possesso Deshaun Watson subisce un sack dal rookie DJ Wonnum, che tiene i Texans all’asciutto. La posizione di partenza successiva dell’attacco gialloviola è succulenta e a forza di corse Cook trova il varco buono, con dei blocchi finalmente accettabili davanti a lui. 7-0 Vikings.
La pochezza dell’attacco di Houston  nel primo quarto riesce a far apparire decorosa anche la tutt’altro che granitica difesa di Mike Zimmer. E pure gli special team dei Texans arrancano. Chisena ricopre un fumble provocato da Boone. La giocata consente ai Vikings di aprire il secondo periodo con tre punticini. 10-0.

Un pregevole intervento in tuffo di Kendrick su un passaggio a Brandin Cooks spegne il drive con cui i Texans stanno architettando la reazione. Così si devono accontentare di un field goal. 10-3.
Una ricezione di Justin Jefferson e uno scramble di Cousins a chiudere un quarto down e uno giocato alla mano alimentano al contrario la serie di giochi del 17-3, sostenuta e conclusa da Cook, che nell’ultima corsa in end zone brutalizza l’ultimo difensore di Houston, spinto via come un bambino.

Il drive successivo segna un passaggio importante della partita. Su un rarissimo lancio medio lungo riuscito a Watson nel primo tempo il tight end Aikins riceve e viene colpito duro da Harrison Smith. Gli arbitri comminano la penalità di 15 yard, fallo personale per aver iniziato il contatto con il casco. Ma soprattutto l’espulsione a Harrison Smith. I replay mettono in evidenza la pericolosità del contatto. Houston non capitalizza fino in fondo e si va alla pausa sul 17-6.

La ripresa delle operazioni è lenta per i vichinghi, che non arrivano a metà campo e restituiscono l’ovale a Watson. L’assenza di Harrison Smith comincia a pesare e arriva il touchdown di Will Fuller, pescato con un passaggio dal numero 4 dei texani proprio mentre è mollato da Dantzler che va su Cobb esterno e non è preso da Harris. 17-13.
La difesa di Houston è altrettanto ballerina. Un big play di Thielen sembra incanalare nel verso giusto un drive dei Vikings che invece si infrange sugli scogli dell’imprecisione di Cousins. E impreciso è pure Bailey che sbaglia i pali. Il copione è ricalcato con la carta carbone dai blu e rossi. Fuller brucia Gladney e con una ricezione profonda porta i suoi in red zone. Qui però non trovano sbocchi. Il loro calcio, però, entra ed è 17-16.

PJ Hall, preso e rispedito al mittente (i Raiders) in preseason proprio da Minnesota, con un sack complica il seguente drive gialloviola. E già un holding di Dozier sempre su di lui aveva danneggiato Minnesota in precedenza. Stavolta però sul terzo e dieci una superba ricezione di Justin Jefferson, che va a prendersi il pallone nonostante la doppia copertura, salva Cousins, spesso troppo lento a decidere il da farsi. Così con un paio di zuccate di Cook si arriva al touchdown pass per Thielen e al 24-16.

Siamo già nel quarto periodo e Ngakoue raggiunge Watson che aspetta si liberi qualcuno. Il sack obbliga al punt e rimette in campo Counsins. Un altro terzo down chiuso grazie a una traccia corsa alla perfezione da Jefferson (seconda domenica filata oltre le 100 yard per il rookie) permette l’un-due-tre: Thielen lungo, Cook ampia galoppata e touchdown di Mattison. 31-16 con poco meno di 11 minuti da giocare. Gara chiusa? Non proprio.
Un brillante drive, giocato senza nulla ormai da perdere da Watson, è quasi fermato dai Vikings, nonostante tutto. Quasi, perché sul quarto e dieci, Kenny Stills riceve tutto solo nella end zone difesa dai gialloviola. Iloka è preso in mezzo. Holton Hill rimane a guardare nessuno. 31-23 e tanti fantasmi che s’insinuano sulla sideline di Zimmer. La speranza invece va a poggiarsi sulla spalla di O’Brien.

Quella che potrebbe essere la serie che blinda la vittoria gialloviola comincia bene. Poi però misteriosamente Cook non viene coinvolto e il lancio lungo sul terzo e sei va a vuoto. Houston ha usato tutti i suoi timeout ma ora ha la palla con abbastanza tempo sul cronometro. Un’interferenza di Harris facilità il compito a Watson che con un paio di passaggi a Cobb e Stills si avvicina al bersaglio.
L’imbeccata per David Johnson porta i Texans a poche yard dalla meta, proprio quando scatta il two minutes warning. Iloka prima ed Harris poi si riscattano fermando le corse di David Johnson sulla goal line. Aiutati da un pasticcio tra il running back e il quarteback sul terzo down. L’ultima azione è thrilling. Fuller batte nettamente Holton Hill ma non è abbastanza bravo, o fortunato, da trattenere la palla una volta ricaduto a terra e il replay cancella il touchdown. Il 31-23 resta tale. Alleluja Vikings. Destino da riscrivere per i Texans.

Sì, perché Minnesota tira un sospirone di sollievo ed evita una partenza shock come nel 2011. Qualche sprazzo di luce c’è. Cook sta vivendo una stagione strepitosa, primo tra i running back per yard corse (424) e touchdown (6). I rookie fanno vedere miglioramenti. Justin Jefferson mostra una continuità che fa sognare. Dantzler e Gladney restano in campo e picchiano duro sulle corse, anche se i big play restano un nodo. Si fa vedere Wonnum. Ma i problemi per Mike Zimmer non sono spariti. Cousins non è aiutato dalla tasca, ma non si aiuta nemmeno, trattenendo spesso troppo a lungo l’ovale. Contro Seattle tornerà in prime time, suo tallone d’achille, e dovrà mostrare quel carattere che anche quest’anno non si è ancora materializzato. Le safety dei Vikings tolto Harrison Smith non sono all’altezza e si è visto dopo l’espulsione del 22. Contro Seattle, che Minnesota non batte da sei gare, l’ennesimo durissimo test con Russell Wilson. Da segnalare anche una serie di oggetti misteriosi che preoccupano: dietro Thielen e Jefferson non sono emersi ricevitori in grado di sgravare un po’ di peso dai primi due. Il tight end Irv Smith è tornato nettamente dietro Rudolph nelle gerarchie. I rookie Ezra Cleveland e James Lynch che dovevano rimpolpare i ranghi delle bistrattate linee offensiva e difensiva non sono considerati all’altezza di scendere in campo.

Capitolo Houston. L’auto a fari spenti ha deciso di accostare e far scendere il guidatore. Sacrosanto. Ma tardivo. Deleterio è stato soprattutto consegnare a quel guidatore anche le chiavi del garage, visto che come general manager O’Brien ha fatto più danni che da coach. Basti ricordare lo scambio DeAndre Hopkins-David Johnson. Deshaun Watson, fresco di rinnovo multimilionario è destinato a predicare nel deserto per un po’. I Dolphins avranno la prima e la seconda scelta dei Texans 2021 e il salary cap del 2021 al momento è in rosso di sei milioni. Il general manager e l’head coach che arriveranno avranno il loro bel daffare. Nel frattempo a combattere con il cotton fioc nel cuore della palude senza vittorie resta Romeo Crennel, che sarà l’head coach ad interim. Dall’anno di pausa 2017 al ritorno al timone. Il record da capo allenatore dell’ex coordinatore difensivo non è entusiasmante: nelle due precedenti avventure ai Browns e ai Chiefs ha chiuso con 28 vittorie e 55 sconfitte. O’Brien lascia i Texans con un conto di 52 vittorie e 48 sconfitte.

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