La strada verso il Draft: Gregory Rousseau

Età: 21 – Ruolo: Edge – College: Miami
Classe: Redshirt Sophomore – Altezza: 6’7″ (2.00 m) – Peso: 267 lbs (121 kg)

Quando parliamo di specimen fisici presenti al prossimo Draft non possiamo non citare Gregory Rousseau, Defensive End, dalla University of Miami.
La sua carriera prende il volo dalla Champagnat Catholic High School di Hialeah, una delle città più grandi tra quelle dell’area metropolitana di Miami nella contea, appunto, di Miami-Dade. Complice uno sviluppo fisico non ancora ultimato, i primi anni della sua esperienza scolastica viene impiegato come safety e wide receiver. In particolare diventa un target perfetto per l’attacco dei Lions grazie all’altezza, già molto pronunciata: 28 ricezioni per 467 yard e 9 touchdown.

Viene spostato nella posizione di defensive end solo all’ultimo anno, un palese investimento per il futuro nonostante ancora non disponga dei chili necessari per poter essere un prospetto tra i migliori della nazione.
Si guadagna il grado di prospetto 3-star come atleta e, nonostante diverse offerte da tutto il paese (Oregon tra le altre) decide di unirsi ai Miami Hurricanes che, complice la vicinanza, si buttano su di lui da subito intravedendo l’enorme potenziale nel nuovo ruolo. La scelta non poteva essere più felice: la difesa di Miami, guidata dal defensive coordinator Manny Diaz (che diventerà successivamente il suo head coach), è famosa per mettere nelle condizioni di produrre tantissimo i propri defensive end.
Purtroppo si infortuna alla caviglia nella sua seconda partita contro Savannah State (dopo aver esordito la settimana prima contro LSU) ed il verdetto è uno dei peggiori: stagione finita e anno da freshman passato a recuperare.
Nella primavera che precede il suo anno da sophomore, grazie all’inserimento in un programma di strenght and conditioning di qualità, Rousseau riesce a mettere massa su quella struttura già così particolare ed i risultati sul gridiron sono evidenti da subito: contro Florida all’esordio fa registrare il suo primo sack e da lì in poi sarà la stagione dell’esplosione.

Sono 54 i tackle, dei quali 19.5 tackle for loss, e 15.5 i sack (dietro solo a Chase Young che finirà per essere scelto come secondo assoluto al Draft) che gli valgono la selezione per l’All-ACC First Team.
L’obiettivo per la stagione successiva sarebbe stato quello di consolidare la produzione del 2019 ma, a causa delle incertezze derivanti dalla pandemia e uno status per il Draft tutto sommato già buono, decide di fare opt-out e dichiararsi eleggibile.
La prima cosa che si nota guardando Rousseau è la sua struttura fisica: lunghissima, con oltre due metri di altezza e con braccia lunghe circa novanta centimetri risulta tra i migliori in entrambe questa categorie.
Di strada, perlomeno dal punto di vista fisico, ne ha fatta.

Come sempre un conto è avere un certo tipo di misure e un altro è saperle usare bene, fortunatamente (per lui) Rousseau sa farlo. Pur essendo un prospetto molto grezzo, l’utilizzo delle braccia per tenere lontano gli offensive tackle avversari è una delle sue caratteristiche principali, è abile a prendere il controllo dell’ 1 vs 1 e spostare l’avversario a piacimento. La sua lunghezza lo rende perfetto nella difesa contro le corse grazie alla spiccata abilità di imporsi nel margine della linea e molto spesso “rimontare” il running back da dietro.
Solitamente, quando gli allenatori mettono le mani su un prospetto poco rifinito come Rousseau, lo testano in svariate posizioni alla ricerca di quella più adatta. Questo può rappresentare la più classica delle armi a doppio taglio poiché il rischio di ritrovarsi tra le mani qualcosa di non definito è molto alto. Nel caso di Rousseau però, la capacità dimostrata di saper interpretare il ruolo in situazioni diverse tra loro potrà essere un vantaggio con l’NFL sempre più attenta alla versatilità dei propri giocatori.

A Miami, che come schema di partenza schiera una difesa 4-3 o 4-2-5, Rousseau è stato impiegato come defensive end puro. Talvolta, contro attacchi particolarmente prolifici per via aerea, il look della difesa cambiava drasticamente e, nel passaggio ad una 3-3-5, Rousseau veniva posizionato come interno a “rushare” contro la guardia o il centro. Altre volte (più raramente) ha avuto anche compiti come Outside Linebacker che gli hanno permesso di rispolverare il suo passato da defensive back per impegnarsi in coverage, non sfigurando anche contro running back e tight end.
Nella partita contro Florida State di due stagioni fa, Rousseau è stato dominante come pass-rusher interno. La IOL dei Seminoles non ha potuto fare niente contro la sua agilità:

Qui invece è possibile vederlo all’opera come edge setter nella classica posizione di DE in una 4-3:

Un altro aspetto che piacerà molto agli scout è il suo high motor ovvero la capacità di essere sempre in movimento senza soluzione di continuità che unita ai suoi tratti fisici da freak atletico, ci spiegano la clamorosa produttività di Rousseau nell’unica stagione di college football giocata.

Tuttavia, c’è una componente che solo il tempo può darti, tempo che Rousseau per diverse cause non ha avuto/voluto: l’esperienza.
Molto spesso, messo di fronte ad un offensive tackle forte ed esperto, è scomparso dalla partita soprattutto quando non ha potuto vincere da subito lo scontro fisico. E’ palese che per riuscire in NFL dovrà sviluppare quanto prima un arsenale di movimenti in pass-rush che gli permettano di vincere i duelli non solo grazie alle doti fisiche e atletiche ma anche a quelle tecniche.
 Gioca duro ma non è sempre aggressivo come lo standard del ruolo vorrebbe, molto spesso usa la lunghezza delle braccia per temporeggiare, leggere l’azione e agire di conseguenza. Questo può bastare al college, ma in NFL a quel tipo di giocatori (specialmente se scelti molto in alto) è richiesto, non solo di reagire alle situazioni di gioco, ma anche e soprattutto di esserne la causa iniziale. La buona notizia per Rousseau è che ha già dimostrato di poterlo fare si tratta solo di imparare a farlo con più consistenza e qui, pur non discutendo la scelta personale di fare opt-out, non si può non pensare che una stagione in più tra i ranghi collegiali avrebbe consentito a questo prospetto di migliorare sotto questo punto di vista.

La struttura fisica e la versatilità lo rendono merce rara anche all’interno di un Draft che per la posizione offre diverse validissime soluzioni. E’ difficile togliersi dagli occhi le giocate e i numeri  che Rousseau ha prodotto nella sua prima stagione di football giocato, numeri  che se ripetuti per un ulteriore anno lo avrebbero fatto volare in ogni Draft board delle 32 squadre. Le sue fortune in NFL dipenderanno molto da che tipo di sviluppo e che continuità avrà una volta approdato tra i professionisti: quello che Rousseau ha di buono non si insegna, per tutto il resto non ci sono limiti a ciò che potrà imparare tra i pro.

Le squadre bisognose di un pass-rusher sono diverse (Jets, Lions, Dolphins, Browns) ed è quindi lecito aspettarsi che Rousseau sarà chiamato tra la fine del primo e l’inizio del secondo round, quanto in alto dipenderà da chi e quanto crederà nella possibilità che diventi un defensive end dominante.

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Guido Semplici

College Football - Co-Host di Scusate il CFB, mi trovate anche su Podcast Verso il Draft e su Twitter.

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