Aquageddon (Baltimore Ravens vs Miami Dolphins 56-19)

Lo scontro fra due top team della AFC, reduci da vittorie importanti, ha espresso un verdetto inattaccabile

Il giorno di Natale è stato foriero di grandi emozioni per i tifosi dei Dolphins e dei Ravens. Le due squadre hanno riportato vittorie decisamente significative rispettivamente contro Cowboys e 49ers, praticamente le loro “corazzate gemelle” della NFC. La sovrapposizione era perfetta: Dolphins e Cowboys, due squadre eccellenti con un “però” sempre in agguato. Ravens e Niners, senza se e senza ma, i due top team che potrebbero rivedersi a Las Vegas.

Nella partita di Baltimore c’era anche qualche altro sassolino nella scarpa che i ragazzi di Harbaugh volevano togliersi prima e meglio che potevano. Le ultime due partite avevano visto infatti due notevoli affermazioni dei Dolphins: nell’ultimo incontro in Florida il mondo conobbe la Cover Zero di Flores (con 4 sack su un disorientato Lamar Jackson) e nell’ultimo incontro in Maryland McDaniel tolse il velo al suo concetto di attacco e al modo in cui avrebbe iniziato a utilizzare la connection fra Tagovailoa e Hill.

John Harbaugh viene da un’altra scuola e sa quando arriva il momento di non guardare in faccia nessuno (ricordare che ha battuto il fratello in un Super Bowl). Lamar Jackson continua ad avere schiere di critici che esprimono dubbi ad ogni lancio che non esca con una spirale più che perfetta, insomma i Ravens arrivano alla partita che potrebbe dar loro il primo seed della AFC carichi, eufemisticamente parlando.

Pubblicità

Miami una volta di più deve mettere in campo la migliore squadra “infermeria permettendo”. Non un buon viatico contro una squadra decisamente fisica e che per di più li accoglie in maglia nera e pantaloni viola…

La partita non va neppure commentata nelle sue fasi salienti. Dura forse venticinque minuti di tempo effettivo. Miami inizia bene, cerca di stare punto a punto. Hill droppa un TD già fatto, Baltimore ha pazienza. Fino a quando sul finire del secondo quarto i Ravens cominciano a non sbagliare più nulla e Miami perde il senso della partita. Da un gestibilissimo 13-14, i Dolphins subiscono un parziale di 21-0 fra la fine del secondo e l’inizio del terzo quarto. La partita va via, e il parziale di 49-6 per i Ravens in Q2, Q3, Q4 non ha bisogno di particolari commenti. I Ravens sono sicuramente più forti dei Dolphins e sono infinitamente più forti di quello che i Dolphins hanno potuto mettere in campo domenica. In aggiunta, va registrata la sanguinosa perdita di Bradley Chubb (ACL, out for season) che ora getta ombre decisamente poco promettenti dalle parti di South Beach.

Per quanto riguarda Baltimore, Lamar Jackson ha dimostrato una totale padronanza della partita (158.3 di rating) e in questo periodo sta giocando il miglior football della stagione e verosimilmente quello della sua intera carriera e fidatevi non è poco. Mai in difficoltà contro una difesa comunque buona, dimostra una maturità diversa nel momento in cui deve scegliere fra lanciare, correre, o addirittura incassare una perdita di terreno per evitare guai peggiori. Riesce a cucinare al meglio con tutto che anche i Ravens hanno avuto i loro problemi di infortuni (JK Dobbins e Mark Andrews per citare i più retrodatati). Zay Flowers e Odell Beckham Jr si completano benissimo e Isiah Likely riesce a limitare al minimo le conseguenze dell’assenza di Andrews. La difesa di Baltimore è una sorta di trade mark della città. Raramente è al di fuori della top ten, ogni anno e anno dopo anno. Roquan Smith non è Ray Lewis, sia chiaro. Ma in questo momento si fatica a trovare due o tre pari ruolo meglio di lui.
C’è la sensazione che questa squadra sia più vicina a Las Vegas di ogni altra rivale della AFC, chiara e netta.

Dal suo canto Miami continua a dimostrare problemi di consistenza con cui quest’anno dovrà convivere per almeno altre due partite. Troppa incostanza, troppi alti e bassi. Si dia atto che la situazione infortuni è divenuta veramente tragica domenica dopo domenica e che molto probabilmente i tre minuti di follia nello sciagurato Monday Night contro Tennessee costeranno molto più del previsto in termini di seed e di autoconsapevolezza. Tagovailoa molto in difficoltà, Hill droppa un TD fatto, ma è Hill. Claypool droppa un altro TD fatto ma non è Hill e questo significa che quel drop potrebbe costargli la riconferma in una squadra che se ha un settore a posto è quello dei ricevitori. Uniche sufficienze i soliti, immensi Wilkins e Sieler e un grandissimo De’von Achane. Ovviamente, con gli auguri di una pronta e totale ripresa anche per Bradley Chubb, ultima tegola di una stagione davvero cattiva da questo punto di vista.

Merchandising Merchandising

Mauro Clementi

Curioso esempio di tifoso a polarità invertita: praticamente un lord inglese durante le partite della Roma, diventa un soggetto da Daspo non appena si trova ad assistere ad una partita di football. Ha da poco smesso lo stato di vedovanza da Marino. Viste le due squadre tifate, ha molta pazienza.

Articoli collegati

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Pulsante per tornare all'inizio
Chiudi

Adblock rilevato

Huddle Magazine si sostiene con gli annunci pubblicitari visualizzati sul sito. Disabilita Ad Block (o suo equivalente) per aiutarci :-)

Ovviamente non sei obbligato a farlo, chiudi pure questo messaggio e continua la lettura.