NFL Preview 2023: Chicago Bears

Partendo dal gradino più basso della lega come peggiore team del 2022 i Chicago Bears affronteranno la prossima stagione con prospettiva diversa: dal 32° posto si può solo risalire (in teoria), difficile fare peggio di così. L’ennesimo anno zero è rimasto alle spalle lasciando qualche strascico anche sulle strategie del draft e sul sistema di Ryan Poles che tende a rivendere ogni buona posizione in cambio di profondità un domani; ma su questo domani che si presenta troppo spesso alla porta, come un venditore di Folletto accanito, il mondo dei Bears inizia ad avere delle riserve e queste andranno sciolte nel 2023.

OFFENSE

Le statistiche sui passaggi a Chicago fluttuano da anni tra l’indecenza e la desolazione. Mentre il pianeta NFL scopre ciclicamente nuove braccia che macinano yard con semplicità e naturalezza, i Chicago Bears rimangono inchiodati ai loro tristi numeri che li hanno condotti alla casella Zero sotto alla voce 4.000 yard lanciate in una stagione (ma in tutta la loro storia!).

C’è Fields, vero, che corre come una gazzella. Ma finchè i Bears non daranno prova di aver imparato a giocare sui lanci in maniera consistente nessuno, a livello offensivo, li prenderà mai sul serio.

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L’attacco è stato riorganizzato in più ruoli: una nuova linea offensiva dovrebbe consentire a Justin Fields di giocare con più sicurezza. Da sinistra a destra Braxton Jones, Teven Jenkins, Cody Whitehair, Nate Davis e l’ultimo arrivato Darnell Wright con tutta la pressione del boom-bust prospect. Sulla carta interessante, però si gioca sull’erba.

Poi tutto finirà sulle spalle di DJ Moore, il quale dopo qualche solida stagione a Carolina, dove ha trascorso 5 anni con una media di 1000 yard all’anno, è chiamato in causa per sostenere le dinamiche centrali del gioco Bears e per elevarsi a top WR nel campionato. Sarà in grado? Probabilmente sì, ma l’equilibrio che tiene in piedi tale aspetto è sempre risultato precario a Chicago e quindi questa rimane una scommessa alta.

Anche le corse mutano dal momento che David Montgomery è diventato un diretto rivale accasandosi ai Detroit Lions con un triennale da $18M, soldi che la dirigenza Bears non gli avrebbe mai dato per un più ragioni: Monty non è mai piaciuto al nuovo front office, il suo gioco è diventato piuttosto prevedibile e comunque a correre ci pensa Fields che lo fa meglio… Parola a Khalil Herbert (meh) e a Roschon Johnson da Texas, 115° atleta draftato al 4th round.

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DEFENSE

Anche qui i numeri fanno sanguinare gli occhi, poichè Chicago risulta 32° su 32 per punti concessi agli avversari. Tutto ciò che reggeva il sistema difenviso è stato “cacciato” da Poles e non in cambio di grandi cose: spaventato da Mack (forse lo ha visto nudo sotto alla doccia e si è preso male…), quasi infastidito dalla presenza di una colonna portante come Roquan Smith o dalla saggezza footballistica di Robert Quinn, via tutti. Una strage!

Chicago le ha prese da tutti e nonostante quel misero attacco riuscisse ad andarci vicino in maniera sporadica, sempre, sul più bello, interveniva la maledetta difesa.

Difesa un tempo gloria e orgoglio cittadino, divenuta oggi flagello degli orsi.

L’arrivo di Tremaine Edmunds dona ossigeno ai polmoni Bears, duro quanto basta e svelto nelle decisioni questo ormai veterano aiuterà a rialzare le sorti di Chicago assieme ai nuovi innesti partoriti al draft di pochi mesi fa. Dalle nostre parti si è parlato spesso di come la National Football League si sia trasformata negli anni diventando una disciplina che non si cura più del non subire punti come una volta, visto che la vocazione è quella del fare un punto in più dell’avversario, roba da mentalità “sarriana” per intenderci. E mentre diverse squadre nella lega caricavano di milioni il settore dell’attacco, i Bears mettevano la palla in mano alla difesa; la strategia ha retto per un breve periodo, solo che alla lunga gli attacchi la spuntavano meglio. Abbiamo perso del tempo? Forse sì, ma è stato comunque bello e ne è valsa la pena. Ora però il gioco cambia e si evolve e persino i vecchi e logori Bears hanno deciso di provarci. La dimostrazione più chiara è quella di aver passato sulla potenziale scelta di Will Anderson Jr. con la prima scelta assoluta al draft 2023 ceduta ai Panthers. In passato una decisione simile non sarebbe mai e poi mai stata presa, Chicago avrebbe scelto il suo difensore con la sicurezza che quello sarebbe stato un game changer e un pilastro per il futuro. Si è optato per un OL invece, a garanzia esclusiva dell’attacco, per poi rattoppare la difesa solo in un secondo momento.

SPECIAL TEAM

Se attacco e difesa non hanno prodotto risultati sufficienti, immaginatevi il mix tra le parti…

Ma a onor del vero lo special team di Chicago non è mai stato così brutto, solo che le dirigenze che si sono susseguite negli anni hanno sempre voluto cercare quel qualcosa che potesse ridargli Devin Hester: da Cohen a Patterson a Velus Jones Jr. per intenderci, la ricerca ossessivo-compulsiva del wide receiver and return specialist ha spesso soffocato le ambizioni di questo reparto. Mettiamocelo in testa una volta per tutte, non esisterà mai un altro Devin Hester! Si farebbe prima a riesumare quello vecchio e farlo scendere in campo a 40 anni che non a trovarne uno nuovo. Meglio voltare pagina, abbandonare l’amore per questi ibridi, e concentrarsi sull’insieme anzichè sul singolo.

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COACHING STAFF

Profili molto bassi, come i risultati del resto. Almeno fin qui.

Decisamente più difficili da leggere rispetto agli allenatori del passato perchè Fox era un vecchio volpone e sapeva il fatto suo, Nagy aveva la spocchia e la saccenza arrogante di un soldato con qualche grado sul petto, mentre Eberflus parla relativamente poco e non alza mai la cresta. Perchè ne aveva qualche motivo per alzarla dopo tutte le scoppole che ha preso? (3-14 direte voi). No, ma se pure avesse ottenuto un record folle a cifre invertite Flus avrebbe mantenuto il suo temperamento pacato.

Abbiamo sempre avuto dubbi sulla potenzialità di questo nuovo capo allenatore e non soltanto perchè il capo allenatore abbia iniziato a farlo solo l’anno scorso a Chicago. Queste sono dinamiche comuni nella NFL e non ci tiriamo di certo indietro davanti alla nuova scommessa vista l’ecatombe del passato, ci è solo risultato strano che scegliendo di puntare sull’attacco non si sia deciso di individuare un allenatore offensivo. Talvolta la disputa di chi effettua le chiamate dalla sideline è complessa, specie se fattori come orgoglio e presunzione prendono il sopravvento, un pò come avvenuto con Nagy. Ma questa volta sembra che tra le parti di HC e OC ci sia più rispetto e più collaborazione, solo fino a ieri mancavano i giocatori e i miracoli a questo mondo non li fa più nessuno.

La panchina dei Bears del 2022 aveva delle giustificazioni e delle scuse, scuse che sono state accettate dai tifosi, ma ora chi sbaglia paga.

Non crediamo, nemmeno alla lontana, che questo coaching staff disponga dei mezzi per puntare a un Super Bowl, ma (sempre pronti a ricrederci) siamo molto vicini all’idea che da questo gruppo si possa ripartire per rilanciare il progetto e renderlo appetibile per un domani. Traghettatori quindi. Sempre con il solito domani, quello in cui Eberflus salterà perchè non sarà in grado di raggiungere quel famoso salto di qualità che ti fa diventare una reale contender… e noi, saremo ancora qui. Da capo.

Record previsto: 6-11

I nostri voti

Offense - 6
Defense - 5
Coaching Staff - 5.5

5.5

I Chicago Bears affronteranno la prossima stagione con una prospettiva diversa: dal 32° posto si può solo risalire (in teoria), difficile fare peggio di così.

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