Il più grande spettacolo dopo il weekend (Baltimore Ravens vs Las Vegas Raiders 27-33)
“Mi sono sentito come se fossi morto, mi fossi risvegliato, e poi fossi morto di nuovo”. Questa frase di Jon Gruden nel post partita riassume in maniera piuttosto precisa il Monday Night Football game tra Baltimore Ravens e Las Vegas Raiders.
Quella dell’Allegiant Stadium è stata una partita difficile da catalogare, tra due squadre vogliose di iniziare bene la stagione nonostante le difficoltà e capaci di reagire agli errori commessi nel corso della gara. Alla fine a spuntarla sono stati i Silver & Black, che festeggiano nel modo migliore l’esordio casalingo con pubblico (in una partita che conta) da quando si sono trasferiti nella città del peccato.
Facciamo un po’ d’ordine e riavvolgiamo le lancette dell’orologio.
I Raiders si sono avvicinati alla regular season con una squadra tutta da testare, soprattutto in difesa dove tanto è cambiato – a partire dal defensive coordinator. Dopo la pessima prestazione del 2020 che era costata il posto a Paul Guenther, il reparto difensivo è stato affidato all’ex Seahawks e Chargers Gus Bradley e il materiale umano a sua disposizione è stato rinnovato con numerosi innesti soprattutto nella linea difensiva e nella secondaria.
I Raiders hanno portato a Las Vegas un pass rusher di tutto rispetto come Yannick Ngakoue, da affiancare al talentuoso Maxx Crosby, ed hanno aperto le porte a diversi DT un tempo quotati ed ora in cerca di riscatto come Quinton Jefferson, Gerald McCoy, Darius Philon e Solomon Thomas. In attesa di capire se Johnathan Abram vale il primo round che è stato speso per lui, nella secondaria sono stati inseriti il rookie S Tre’von Moehrig e il CB veterano Casey Hayward Jr. che ha tolto il posto da titolare a Damon Arnette.
L’unico reparto che sembrava stabile era quello dei linebacker, ed invece una serie di infortuni alla fine della preseason hanno portato i nero-argento a chiamare in soccorso due solidi veterani come Denzel Perryman e K.J. Wright.
La linea offensiva, con Andre James come centro, John Simpson come LG e il rookie Alex Leatherwood come RT era l’incognita più grossa (neanche a farlo apposta per favorire il gioco di parole mancava per infortunio Richie Incognito) vista la diffusa inesperienza.
In casa Ravens la sfortuna si è abbattuta senza pietà. La Reserve/Injured list di Baltimore è stata velocemente riempita di nomi importanti. A distanza di pochi giorni l’uno dall’altro i Ravens hanno perso per tutta la stagione i RB J.K. Dobbins, Justice Hill e Gus Edwards ed hanno dovuto mettere all’ultimo nel 53-men roster Trenton Cannon e Latavius Murray per supportare Ty’Son Williams, l’unico superstite del reparto, ed hanno messo momentaneamente in Practice Squad Le’Veon Bell e Devonta Freeman.
I corvi hanno perso poi per tutta la stagione anche l’importantissimo CB Marcus Peters, cosa che per il gioco difensivo della squadra è pesata come un macigno visto che non è facile sostituire all’ultimo giocatori con le sue caratteristiche.
Ma basta con i preliminari, passiamo alle cose più eccitanti.
I Ravens, con un Lamar Jackson sempre fenomenale nello sfuggire ai sack e a inventare con i suoi piedi su giochi rotti, hanno segnato per primi ed hanno allungato fino al 14-0 prima che l’attacco dei Raiders riuscisse a scuotersi la polvere di dosso. La strategia di Gruden, durante la preseason, è stata di preservare i titolari da possibili infortuni e questo ha significato che molti giocatori – Derek Carr per primo – non hanno giocato neanche uno snap ed erano decisamente fuori sincrono nella prima parte della gara.
Grazie ad una difesa a tratti sorprendente e capace di mettere moltissima pressione su Lamar Jackson pur senza usare i blitz, come d’altronde piace a Bradley, i Silver & Black si sono tenuti in partita ed alla fine del primo tempo un TD di Josh Jacobs ed un Field Goal di Daniel Carlson hanno permesso di andare a riposo sotto solo di quattro punti.
Un gioco aereo troppo incentrato sul TE Darren “dategli subito un aumento” Waller e qualche lancio forzato o sparacchiato di troppo da parte di Derek Carr su cui la difesa Ravens avrebbe potuto mettere le mani sono stati il tema conduttore della prima metà della partita.
Il secondo tempo è caratterizzato da un elastico, con i Ravens che provano l’allungo ed i Raiders che li riprendono. Al FG di Tucker segue il secondo TD su corsa di Josh Jacobs, una serpentina per 15 yard iniziata grazie agli ottimi blocchi del centro Andre James. Al TD dell’ex nero-argento Latavius Murray segue il pareggio di Darren Waller.
Il cuore dei tifosi delle due squadre batte forte, poi improvvisamente si ferma per qualche secondo, poi riparte all’impazzata. La difesa dei Raiders ce la mette tutta, ma afferrare Jackson è una impresa quasi disperata per dei comuni esseri umani ed il QB di Baltimore sembra sempre pronto ad affondare il colpo del KO. A 37 secondi dalla fine del quarto periodo i Ravens sembrano chiuderla con il FG del 27-24.
Trentasette secondi, Raiders senza timeout. In queste occasioni si cercano le sideline, per fermare il cronometro uscendo dal campo dopo la ricezione, ma Carr e i Raiders sono di un altro avviso. Carr riscopre Bryan Edwards, ignorato per tutta la gara. Ricezione da 20 yard in mezzo al campo del fisico WR uscito da South Carolina e Carr si precipita a fare uno spike per fermare il cronometro. Altro lancio all’interno del campo per Edwards, questa volta da 18 yard, e altro spike. I Raiders sono sulle 37 dei Ravens e c’è tempo solo per tentare un FG da 55 yard che con grande sicurezza lo svedese Daniel Carlson mette in mezzo ai pali. Si va ai supplementari.
Sonno? E chi lo sente più. Tachicardia? Non avete idea di cosa vi aspetta…
I Raiders vincono il lancio della monetina e scelgono di ricevere. Un TD significherebbe vittoria, un FG darebbe la possibilità ai Ravens di replicare.
Carr trova prima Edwards e poi Renfrow, che i Ravens si “rifiutano” di placcare lasciandogli guadagnare 27 yard prima di fermarlo sulle proprie 39. Kenyan Drake ne guadagna 6 sul terreno e poi Carr trova nuovamente Edwards che riceve e si invola verso la end zone, che raggiunge in tuffo. Gli arbitro alzano le braccia al cielo ad indicare il touchdown e le panchine si riversano in campo per i saluti di rito. I giocatori si abbracciano, incuranti della voce dell’arbitro che dice che l’azione è sotto esame per confermare o meno il touchdown.
Mentre Gruden e i suoi si godono la “vittoria”, chi guarda i replay non ha dubbi… Edwards è corto di qualche centimetro perché il ginocchio ha toccato terra prima che il braccio disteso che porta la palla raggiungesse il piano immaginario perpendicolare alla goal line.
I giocatori tornano ai loro posti, è tutto da rifare ma è pur sempre un primo e goal da neanche una iarda. Cosa ci vuole a sfondare da lì? Carr prova una QB sneak ma viene fermato senza guadagno, poi il rookie Alex Leatherwood combina un disastro e commette una false start che porta i suoi indietro sulle 5.
I tifosi dei Ravens riprendono a respirare e sperare, mentre la tensione sale sui volti dei tifosi nero-argento; la squadra troppo spesso negli ultimi 20 anni ha inventato nuovi modi di perdere quando la vittoria sembra alla portata. Su un terzo e goal dalle 5 il cuore si ferma nel petto di tutti i cittadini della Raider Nation. Carr cerca l’ex Ravens Willie Snead IV, la palla passa fra le sue mani e sbatte su un difensore, si impenna, resta per aria un tempo indefinito che sembra una eternità e poi si deposita dolcemente fra le braccia di Anthony Averett: intercetto, palla Ravens, è finita.
E’ finita? “Not so fast my friend”, diceva quel tale.
La difesa dei Raiders, che pure ha perso nel mentre per infortunio il DT Gerald McCoy e il pass rusher Ngakoue, non ha intenzione di darsi per vinta. Carl Nassib, il primo giocatore apertamente gay a fare un sack su Lamar Jackson in un overtime di un Monday Night Football game infinito mentre migliaia di tifosi nero-argento in tutto il mondo perdono anni di vita per la tensione, strappa la palla dalle mani del QB e Darius Philon se ne impossessa per ridare una nuova chance all’attacco dalle 27 di Baltimore.
Dopo che Drake guadagna una iarda Gruden decide che non è più il caso di rischiare e al secondo down manda dentro il kicking team per il Field Goal. Tutti in campo, tranne… ehm… il kicker. Carlson non si trova, ed entra in campo giusto in tempo per vedere gli arbitri chiamare un delay of game…
Mentre Chucky Gruden ripassa la sua faccia da killer pronto a sbranare il suo kicker torna in campo Carr e l’attacco.
Come possiamo mettere il punto esclamativo ad una partita già ricca di emozioni? I Ravens schierano tutta la difesa vicino alla linea di scrimmage, senza nessuno sul profondo. Marlon Humphrey in copertura su Zay Jones sbatte su un compagno e perde quei centimetri che bastano a dare a Carr la possibilità di servire il WR numero 7 e lanciarlo verso la end zone per il TD da 31 yard del 33-27 finale.
Per parafrasare il modo in cui il leggendario radiocronista dei Raiders Bill King aveva commentato la vittoria nella partita famosa come Holy Roller: “The [Las Vegas] Raiders have scored on the most zany, unbelievable, absolutely impossible dream of a play! [… ] There’s nothing real in the world anymore! The Raiders have won the football game!”
I Silver & Black partono 1-0, rispondendo ai rivali della AFC West che avevano vinto tutti domenica. Derek Carr chiude con un 34/56 per ben 435 yard, 2 TD e 1 INT mentre il suo collega-rivale Lamar Jackson, inseguito per tutta la partita da Maxx Crosby e dagli altri DLinemen nero-argento, torna a casa con 235 yard lanciate e 1 TD e 86 yard corse, ma anche con 3 fumble di cui due persi.
Darren Waller ha ricevuto 10 passaggi per 105 yard e 1 TD, ma fa impressione il numero di volte in cui Carr lo ha cercato: 19, più del doppio rispetto al secondo WR nella lista di target del QB. Un paio di drop di troppo per una certezza come il numero 83, che tra l’altro compiva 29 anni proprio il giorno della partita, ma difficile che qualcuno osi lamentarsi.
“E’ il miglior giocatore che io abbia mai allenato”, ha sentenziato Gruden a fine gara.
La OL, già fonte di preoccupazione per la scarsa profondità del reparto unita alla poca esperienza di gran parte dei titolari, ha subito lunedì un duro colpo. Il versatile OL Denzelle Good, titolare come RG in apertura di stagione, ha subito la rottura del legamento crociato anteriore e salterà il resto della stagione. Occhi sul mercato dei Free Agent per l’head coach Gruden, l’OL coach Tom Cable e il GM Mike Mayock?
Due sack di Crosby e uno di Nassib e due fumble recuperati dalla difesa di Gus Bradley fanno da ciliegina sulla prestazione di alto livello del reparto. Non è certamente tutto perfetto, soprattutto in termini di difesa contro le corse, ed in alcuni casi i Ravens sono riusciti a penetrare come un coltello caldo nel burro, ma certamente è un passo avanti notevole che fa ben sperare per il proseguo della stagione. Non è il momento di illudersi, ma è certamente un passo nella giusta direzione.
I Ravens devono ingoiare una sconfitta difficile da digerire, ma sono consapevoli che hanno le loro responsabilità. Attaccarsi alla sfortuna per i tanti infortuni finora subiti non è la strada giusta, si parte in salita e ci si deve scuotere e reagire. C’è da dire che la difesa dovrà sapersi riadattare. E’ da un po’ di tempo che il front four non è in grado di portare grande pressione sul QB avversario e questo ha portato a doversi servire di blitz per raggiungere l’obiettivo. Se mandi giocatori in blitz crei ovviamente una scopertura e esponi maggiormente la tua secondaria; in questo senso la perdita di Marcus Peters è un problema non da poco.
Se la difesa deve capire come sopperire agli infortuni un discorso analogo si può fare per la offensive line, che non è stata in grado di proteggere adeguatamente Jackson ed ha anche perso il LG Tyre Phillips, probabilmente per tutta la stagione. Il left tackle Ronnie Stanley e il right tackle Alejandro Villanueva dovranno fare un salto di qualità se i Ravens vogliono far vedere al mondo che Jackson può essere anche un pocket passer di livello; se la tasca non c’è è difficile che il numero 8 possa evitare di mettere in movimento le gambe.
“Nel tuo ruolo di quarterback cerchi di fare la progressione delle tue letture, ma ti ritrovi gente in faccia”, ha ammesso candidamente Jackson. “A volte non hai il tempo di fare le tue letture e devi cercare di inventarti qualcosa”.
Baltimore non ha certamente tempo di piangere sul latte versato, visto che domenica 19 ospiteranno i temibilissimi Kansas City Chiefs. I Raiders possono godersi la vittoria, ma non devono certo lasciarsi prendere dall’euforia visto che il prossimo impegno sarà a Pittsburgh contro Big Ben Roethlisberger e i suoi Steelers.