[NFL] Week 3: Calpestati dai Bufali (Buffalo Bills vs Miami Dolphins 41-14)

Doveva essere la partita del riscatto per tutte e due le squadre. I Bills avevano buttato al vento una succulenta occasione di fare male ai Patriots, anche psicologicamente, ed erano stati sonoramente puniti; ora la sfida contro i rivali più sentiti nella AFC East arrivava al punto giusto per risollevarsi. I Dolphins si erano fatti male da soli, soccombendo – male – a Jacksonville in una gara che aveva causato qualche crepa nelle certezze di inizio stagione; ora il battesimo del nuovo e rinnovato Sun Life Stadium capitava a puntino per spazzare via tutti i dubbi. Doveva essere la gara del riscatto per entrambe le squadre, ma poteva esserlo solo per una: e lo è stato per i Buffalo Bills.

La partita, per essere chiari, non ha avuto storia. Mai, fin dall’inizio. Un rapido 3& out di Miami e ai Bills bastano poco più di due minuti per fare 77 yard e segnare: Tyrod Taylor completa 5 passaggi di fila chiudendo con un touchdown nelle mani di uno dei tanti ex della partita, il TE Charles Clay e per i Dolphins è subito notte. Il drive successivo dei padroni di casa dura 14 yard e poi è di nuovo Taylor a dettare i tempi: 8 giochi, 81 yard chiuse da un passaggino per LeSean McCoy. Sono passati neanche 9 minuti, Miami ha già commesso 3 penalità, incassato 14 punti e quasi 160 yard e dagli spalti iniziano ad arrivare i primi ululati, neanche tanto timidi. Sembra che l’inaugurazione del nuovo stadio non possa andare peggio; ma, in realtà, è solo un caso perfetto per l’applicazione del primo corollario della seconda legge di Chisholm: “Quando non può andare peggio di così, lo farà”.

Alla fine del primo quarto, sul 14-0, Buffalo ha giocato 19 palloni e Miami 14. Ma i Bills hanno ottenuto 200 (duecento) yard in attacco (10,5 di media) e segnato 2 touchdown; i Dolphins ne hanno sommate 39 (media 2,8) e Ryan Tannehill ha già un intercetto sul tabellino (in verità sulla coscienza di Jarvis Landry che non riceve un pallone perfetto e lo fa schizzare nelle mani di Preston Brown). Nel secondo quarto Miami incassa subito un altro field goal, poi commette un fumble salvato solo da una penalità contro i Bills, poi Tannehill lancia il suo secondo intercetto di giornata sempre a Preston Brown che stavolta si fa 43 yard di corsa e lo riporta in end zone per il 24-0. Che non è ancora il finale perchè c’è tempo per un altro fumble (ancora salvato dai Dolphins) e un altro intercetto che i Bills capitalizzano con un field goal per il 27-0 con cui si va negli spogliatoi sotto un uragano di booo.

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Preston Brown Bills
Preston Brown intercetta e riporta in touchdown

La partita è segnata, a meno di un miracolo nell’intervallo: una sfuriata di Joe Philbin o qualcosa del genere. Ma niente di tutto questo. Alla ripresa i Bills ricevono palla in mano e ricominciano a macinare gioco senza che la difesa dei Dolphins riesca a fare qualcosa per fermarli: 12 giochi e 43 yard in 6 minuti, e meno male che Dan Carpenter (altro ex…) sbaglia il field goal altrimenti gli spalti avrebbero potuto iniziare a svuotarsi già da allora. Nel drive successivo Miami si scuote un po’ e alla fine riesce ad andare a punti con Tannehill che pesca Rishard Matthews per un touchdown da 21 yard. Ma il quarto si chiude con Buffalo che, comunque, tiene palla per più di 11 minuti senza un’opposizione accettabile della difesa in bianco.

L’ultimo periodo inizia cn Buffalo che segna un altro touchdown, stavolta con Chris Hogan (ahia, altro ex… qualcuno se lo ricorderà ai Dolphins nell’anno di Hard Knocks, quando i compagni lo avevano soprannominato “7-11” – come la famosa catena di supermercati – perchè era “always open”, sempre libero). I Dolphins riescono a segnare di nuovo, sempre sull’asse Tannehill-Matthews ma due giochi dopo il rookie Karlos Williams si invola 41 yard per il 41-14 con cui la partita si chiude in uno stadio ormai vuoto per metà.

I Bills si sono decisamente risollevati. Difficile dire quanto, nella sconfitta contro i Patriots, abbiano pesato le schermaglie linguistiche di Rex Ryan, quanto la forza di New England e quanto le giocate dei singoli. È però evidente che Buffalo è la seconda forza della AFC East e l’inizio dell’era Ryan sta portando una squadra cattiva, convinta dei suoi mezzi e, che non guasta, che gioca bene. E, non ultimo, sta imponendo all’attenzione Tyrod Taylor.
Passato dalla sideline dei Ravens al posto da titolare senza apparente difficoltà, il giovane qb sta dando al suo pirotecnico coach quello che gli serviva: atletismo, precisione e un pizzico di imprevedibilità. Contro Miami i suoi numeri sono stati stellari: 21/29, 277 yard, 3 touchdown, nessun intercetto e un rating di 136.7; e il tutto avendo giocato quasi tutta la partita senza Sammy Watkins, il suo ricevitore di punta infortunatosi ad inizio contesa.

Tyrod Taylor Bills
Tyrod Taylor chiude con 21 su 29 per 277 yard, 3 touchdown

Il percorso verso la vetta, in questa division, deve passare necessariamente sul cadavere dei Patriots, ma questa non è un’impresa facile. L’impressione è che la sconfitta di sette giorni fa non abbia minato granchè le convinzioni di Ryan e dei suoi ma anzi abbia insegnato loro qualcosa; il duello, comunque, potrebbe durare tutta la stagione.

Dopo solo tre giornate, invece, la stagione dei Dolphins è già all’ultima spiaggia, e non si tratta di quella di South Beach. Miami non è 0-3 solo grazie a un ritorno di punt di Jarvis Landry, e non dopo aver affrontato Aaron Rodgers, Tom Brady o Peyton Manning ma (con tutto il rispetto) Kirk Cousins, Blake Bortles e Tyrod Taylor, e tutti hanno portato a casa cifre da “partita della vita”. La trasferta di Londra contro i Jets (e, sempre con tutto il rispetto, Ryan Fitzpatrick) è diventata un passaggio chiave per salvare qualcosa. Vincendo, si potrebbe ancora parlarne, ma un rientro in Florida a 1-3 sarebbe catastrofico.
Non che la situazione attuale non lo sia, perchè si fa fatica a trovare qualcosa di positivo. Sicuramente, in difesa, il livello di gioco di Reshad Jones e Brent Grimes, safety e cornerback, è al di sopra di ogni sospetto. Così come, in attacco, il duo Jarvis Landry – Rishard Matthews sta fornendo le poche gioie arrivate. E anche Ryan Tannehill, sebbene contro i Bills abbia prodotto una partita pessima (59,7 di rating), affondando anche lui nel caos generale, non è certo oggi il problema principale di questa squadra (e nemmeno uno dei primi cinque).

Ryan Tannehill Dolhpins
Ryan Tannehill braccato dalla difesa dei Bills

I problemi sono in effetti tanti, e li abbiamo sintetizzati già la scorsa settimana. Sono tutti ancora drammaticamente validi,ma è ormai evidente come, sopra di tutto, ci sia un grosso problema – come si usa dire – nel “manico”. Questa squadra è stata costruita in estate in un modo ben preciso, puntando ad alcuni giocatori (Suh) piuttosto che ad altri (hmmm… Evan Mathis?), andando in certe direzioni (la conferma del DC Kevin Coyle) piuttosto che in altre (hmmm… piazza pulita?). Ora la drammatica impressione che si ha vedendo giocare questi Miami Dolphins è che non solo alcune scelte siano state sbagliate ma – peggio – che non ci sia la minima idea di come rimediare. Che non esista affatto una soluzione. Se questo non è un problema di “manico” cos’altro può esserlo?

L’impressione più triste ricavata dalla sconfitta contro Buffalo era la dissonanza fra i Bills e i Dolphins. Da un lato una squadra caricata a molla da un coach che, pur con tutti i suoi difetti, è un motivatore e un leader, e guida – anche fisicamente, dalla sideline – un gruppo di giocatori che si butterebbero nel fuoco per lui. Dall’altro, una squadra debole e molle, senza idee e senza forza, che è riuscita perfino a rendere Ndamukong Suh un giocatore normale e guidata – anche fisicamente, dalla sideline – da un coach con lo sguardo perso di un professore di religione in un’ora di supplenza alle superiori.
Non poteva finire bene e, infatti, non è successo. La speranza, ora che tutto il front office dei Dolphins sta seriamente rischiando il posto di lavoro, è in un cambiamento e in una rapida inversione di tendenza, prima che sia troppo tardi. Il problema è che, guardando alla gara contro i Bills, non si vede come ciò possa accadere.

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Mauro Rizzotto

Più vecchio di quello che sembra, continua a sentirsi più giovane di quello che è. Fra una partita della sua Juve e una dei suoi Miami Dolphins sceglie la seconda. Fra una partita dei Dolphins e la famiglia... sceglie sempre la seconda. Vabbè, quasi sempre. Sennò il tempo per scrivere su Huddle dove lo trova?

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