[NFL] Week 5: I Bucs inguaiano Carolina (Tampa Bay Buccaneers vs Carolina Panters 17-14)

Ancora una sconfitta, ancora una delusione per i Carolina Panthers edizione 2016, che devono inchinarsi in casa ai Tampa Bay Buccaneers ed ora sono in fondo alla graduatoria della NFC South con un terribile record di 1-4.

Vero, ai Panthers mancavano sia il runner Stewart che, soprattutto, Cam Newton, il principale protagonista in attacco della galoppata verso il Superbowl dell’anno scorso, però queste due assenze spiegano solo in parte il k.o. contro i Bucs.

Per tutto il primo tempo infatti il rushing game è stato impalpabile (appena 22 le yard guadagnate da Artis Payne e Whittaker) e la difesa è riuscita a mettere pressione su Winston solo blizzando dall’esterno mentre la defensive line, una delle più forti del campionato, ha fatto segnare, alla voce pass rush, un non pervenuto allarmante. Inoltre, nella NFL, se perdi quattro palloni contro zero, le possibilità di vittoria diventano nulle.

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Il sostituto di Cam Newton, Derek Anderson ha in parte dimostrato il perché era dal 2014 che non giocava un match da titolare, con almeno un paio di decisioni discutibilissime, l’ultima delle quali con otto minuti da giocare, ha probabilmente condannato Carolina alla sconfitta.

Per altro a ben guardare Anderson ha disputato un match non del tutto negativo, con un primo tempo decisamente poco incisivo, a parte l’ultimo drive, ma poi nella seconda frazione il prodotto di Oregon State è partito alla grande con un fantastico cinque su cinque per 75 yard.

Poi a metà del terzo quarto Anderson ha trovato ancora Olsen per un completo da 33 yard, quindi si è progressivamente spento, collezionando due palloni persi nella frazione conclusiva che hanno dato a Tampa la possibilità di ribaltare l’esito della gara.

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Il bersaglio preferito di Anderson è stato di gran lunga il tight end Olsen che ha fatto impazzire la difesa dei Bucs ricevendo 9 palloni per 181 yard. Benjamin ha offerto un discreto contributo (5-70) ma certo il suo vantaggio in centimetri sui defensive backs dei Bucs avrebbe dovuto essere sfruttato di più e meglio.

In assenza di Stewart e Newton, il peso del rushing game è andato sulle spalle di Artis-Payne, che dopo un primo tempo a dir poco anonimo (5 portate per 13 yard) è poi decisamente venuti fuori alla distanza chiudendo con 18 corse per 85 yard e, soprattutto, due mete. Parte del merito va naturalmente condiviso con la linea di attacco che dopo essere stata un “no show” nel primo tempo, ha decisamente cambiato marcia nella ripresa soprattutto grazie alle due guardie Norwell e Turner.

La difesa di Carolina, letteralmente polverizzata la settimana precedente dall’attacco dei Falcons, non ha giocato benissimo, sbagliando decisamente troppi placcaggi, ma ha comunque svolto il suo compitino, contro un attacco onestamente tutt’altro che spumeggiante. Il pacchetto linea-linebacker dopo aver subito l’attacco sulla terra dei Bucs nel primo tempo si è poi aggiustato egregiamente lasciando agli ospiti appena 31 yard dopo averne concesse 82 nei primi 30 minuti di football.

Il secondario, con il rookie Worley al posto di Benwikere, individuato come il principale responsabile della debacle contro Atlanta e messo alla porta in settimana, ha concesso a Winston 18 completi per 219 yard, un buon bottino ma nulla più per il regista ospite. Sugli scudi fra i Panthers, naturalmente il solito Kuechly, ma è da menzionare anche la buona prova dell’altro linebacker Thompson.

Ai Bucs, perdenti nelle ultime sei gare contro Carolina, va dato il merito di aver fatto legna con quello che c’era: privo di entrambi i runner principali, cioè Martin e Sims, coach Koetter ha spedito in campo un Rodgers che per un tempo ha fatto impazzire il front seven di Carolina, grazie anche a numerosi schemi ad hoc, con la presenza di TE multipli o di linee con 6 offensive limenen. E la prestazione di Rodgers è da circoletto rosso: era addirittura dal 1984 con James Wilder che un runner dei Buccaneers non correva 62 yard in un tempo.

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Poi nel secondo tempo è bastata una fiammata da Winston per impattare sul 14 pari, prima che i due harakiri dei padroni di casa consegnassero la chance di rivincita al povero Aguayo, che dopo aver fallito due field goal non certo impossibili (che portavano la sua percentuale in stagione a 3 su 6, inaccettabile nel 2016) metteva fra i pali allo scadere il calcio della vittoria.

Winston che arrivava alla gara con Carolina come il secondo regista più intercettato della stagione, non ha regalato palla agli avversari, ma ha confermato tutti i suoi limiti attuali: “giocatore dinamico ma troppo impreciso sui lanci lunghi” l’ha definito l’ex coach proprio dei Bucs Jon Gruden, un’etichetta che ci sta tutta (in carriera il buon Jameis ha completato appena 21 passaggi sui 77 tentati che abbiano viaggiato per oltre 20 yard).

Winston in realtà ha peccato di tocco anche in alcuni passaggi medio-corti, anche se bisogna dare atto all’ex Florida State di aver risposto presente sia nel drive del pareggio a metà del terzo quarto, con due ottimi completi a Brate ed Evans, quindi nel drive del field goal decisivo, in cui ha chiuso due terzi down grazie ad altrettanti passaggi che insieme alla penalità per face mask fischiata a Ealy hanno portato Aguayo a distanza di tiro.

Fra i bersagli di Winston merita menzione soprattutto Mike Evans, autore dell’unica meta su passaggio e di 89 delle 219 yard lanciate da Winston, mentre Rodgers non ha fatto mancare il suo apporto anche nel passing game con 5 ricezioni per 28 yard. Giornata invece molto tranquilla per il veterano Jackson (3-36), che ha però avito il merito di mettere a segno due ricezioni nel drive decisivo.

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Qualche parola va anche spesa per la giovane linea offensiva dei Bucs che dopo essere stata letteralmente travolta da Denver ha disputato una buona gara, riuscendo a contenere clienti scomodissimi come Ealy, Charles Johnson e Short.

La difesa di Tampa Bay era priva di pedine importantissime come i due tackle McDonald ed il formidabile McCoy, e se da un lato ha faticato terribilmente a mettere pressione su Anderson, dall’altro ha contenuto abbastanza bene il rushing game di casa, soprattutto nel primo tempo, con il defensive end Gholston sugli scudi. I linebacker hanno invece faticato soprattutto nel passing game, con il tight end Olsen che ha fatto ciò che ha voluto sia contro Daryl Smith che contro David e Alexander.

Le migliori prestazioni sono così arrivate dai defensive backs, con Grimes che ha al suo attivo un intercetto tanto spettacolare quanto decisivo, mentre anche l’altro cornerback, il rookie Hargreaves III, ha tenuto bene consentendo 6 ricezioni ma per appena 70 yard. Da sottolineare ancora l’ottima prestazione della safety McDougald, decisivo nell’azione del fumble di Anderson e in più autore di sei placcaggi e un passaggio deviato.

Venendo alla cronaca del match, già nel drive di apertura Tampa Bay aveva fatto capire quello che sarebbe stato il leit motiv della giornata: su 14 giochi, ben 10 erano di corsa, tutti di Rodgers, che guadagnava 35 yard. Sulle 18 di Carolina però Winston provava due lanci che in tutto fruttavano una yarda, così toccava al kicker rookie Aguayo aprire le segnature.

Carolina provava ad imitare Tampa Bay con il rushing game, ma il risultato era un rapido “tre e fuori”. Tampa costruiva un nuovo drive decisamente lungo, ma stavolta i Bucs si arenavano poco dopo metà campo, complice un sack della coppia Love e McClain. Mentre l’attacco di Carolina pagava un gioco sulla terra inesistente, si presentava una seconda possibilità di segnatura per gli ospiti quando su un punt return di Carolina, Teddy Williams andava a disturbare Ted Ginn in fase di ricezione dell’ovale, col risultato che quest’ultimo ciccava la presa e la palla era preda dei Buccaneers.

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Winston portava i suoi fin sulle 5 di Carolina, ma due penalità facevano retrocedere i pirati fin sulle 15. Da qui Aguayo aveva comunque una comoda possibilità di centrare i pali ma sbagliava clamorosamente. Carolina decideva però di dare una seconda possibilità ad Aguayo: sul secondo e tre del drive successivo, Anderson veniva intercettato dal linebacker Daryl Smith e stavolta il kicker rookie non sbagliava dalle 17.

Con appena 39 secondi da giocare prima dell’intervallo, finalmente si svegliava Anderson: un completo a Olsen per 24 yard, poi uno a Benjamin per 18, uno a Brown per 7 e poi ancora un bel tracciante nelle mani di Olsen da 20 yard. A cinque secondi dalla fine del primo tempo, Gano provava il field goal che avrebbe riportato a -3 i suoi ma per “solidarietà” col giovane collega, calciava l’ovale largo sulla destra.

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Dopo aver visto sei, faticosissimi punti in tutto il primo tempo, il pubblico del Bank of America Stadium finalmente vedeva un po’ di movimento nel secondo: Anderson riprendeva da dove aveva lasciato alla fine del primo tempo e con un perfetto 5 su 5 per 75 yard portava Carolina fin sulle 3 di Tampa Bay. Da qui erano necessari quattro giochi ma la decisione di coach Rivera di giocarsi il quarto e uno pagava e grazie ad Artis-Payne, i Panthers conquistavano il vantaggio.

Tampa Bay andava quindi subito al punt e sul drive seguente Carolina metteva altri punti sul tabellone: un roughing the kicker contro i Buccaneers dava la palla alle Pantere sulle 45 degli ospiti, con Anderson che pescava il solito Olsen con un gran lancio da 33 yard, poi Artis-Payne prendeva di infilata la difesa ospite ed era 6-14.

A questo punto gli uomini di Koetter avevano il gran merito di reagire immediatamente: Rodgers chiudeva il primo down con una corsa da 11 yard, poi Winston indovinava due ottimi lanci al tight end Brate da 38 yard e poi ad Evans per 26, con quest’ultimo che concludeva la sua galoppata in meta. Dei due lanci soprattutto il primo era particolarmente spettacolare perché Winston correva palla in mano verso la sua destra per poi scaricare a tutto braccio verso sinistra dove Brate attendeva la palla tutto solo.

Dopo la meta di Evans, Winston trovava poi Humphires per la trasformazione da 2 e l’ultimo quarto iniziava con le due squadre appaiate a quota 14. I Panthers riprendevano a macinare gioco e yard, con Anderson che imbeccava due volte Olsen e poi Benjamin, ma anche Whittaker dava il suo importante contributo con due ottime corse da 28 yard. Sulla 1 di Tampa però ecco l’episodio chiave: anzichè provare a sfondare di corsa, i Panthers optavano per un passaggio in play action, ma il bersaglio di Anderson, cioè Olsen, veniva coperto da due difensori, col risultato che il cornerback Grimes agguantava il pallone dopo un gran salto.

Sul rovesciamento di fronte Aguayo trovava il modo di sbagliare un altro field goal non certo impossibile, ma la difesa dei Bucs reagiva alla grande e su un terzo e 2 fermava Artis Payne per una perdita di terreno. L’ultimo drive dei Bucs iniziava all’interno dei due minuti finali e Winston si produceva in due ottime chiusure di terzo down con i passaggi a Evans per 11 yard e a Rodgers per 8.

L’ultima ciliegina sulla prestazione da dimenticare dei Panthers la metteva Ealy che placcando Rodgers sulle 32 dei Panthers si faceva fischiare un face mask. Allo scadere Tampa Bay provava ancora un field goal, e stavolta Aguayo si prendeva una bella rivincita centrando i pali per la disperazione dei tifosi di casa.

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