Profondo Roster: Carolina Panthers

In appena quattro mesi, da dicembre 2019 a marzo 2020, i Carolina Panthers hanno perso tre dei pilastri che avevano fatto grande un team che fra il 2013 e il 2017 era andato quattro volte ai playoff e una anche al Super Bowl e, volenti o nolenti, si sono trovati a dover ricostruire il roster quasi dalle fondamenta. “Perso” è un termine che dice tutto e nulla, poiché in realtà l’head coach Ron Rivera, in carica dal 2011, è stato licenziato dalla proprietà all’inizio di dicembre dello scorso anno, quindi, a gennaio, è arrivata la “novità” più dolorosa, sia perché giunta inaspettata sia per il valore del giocatore, vale a dire la decisione del fortissimo middle linebacker Luke Kuechly di ritirarsi.

Infine, a marzo, è stato rilasciato Cam Newton, qb titolare nelle nove stagioni passate in maglia Panthers. Nella offseason passata per altro sono state molte le figure di primo piano che hanno cambiato aria, dal cornerback Bradberry, al regista Kyle Allen, titolare in dodici gare nel 2019, dai tackle difensivi Gerald McCoy e Vernon Butler, alla guardia Trai Turner, al tight end Greg Olsen, agli edge rusher Bruce Irvin e Mario Addison.

OFFENSE

Sulla carta l’azzardo del nuovo “sceriffo” Matt Rhule era ben calcolato: unire il rischioso ingaggio di Teddy Bridgewater ad un supporting cast di alto livello, composto dal fortissimo runner Christian McCaffrey, dal receiver tuttofare Curtis Samuel, dall’astro nascente DJ Moore e dal “deep threat” Robby Anderson, arrivato in primavera dai Jets. Ingaggio rischioso si diceva, sì perché dopo aver disputato un paio di buone stagioni con Minnesota, Bridgewater è rimasto vittima di un grave infortunio al ginocchio sinistro nel 2016 ed è tornato a giocare con un minimo di continuità solo nel 2019 quando ha disputato 5 gare da titolare con i Saints.

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Poi naturalmente il fato si è messo di mezzo sotto forma dei tre diversi infortuni che hanno costretto McCaffrey, che in tre anni di carriera non aveva mai saltato una gara, a giocare appena tre partite su tredici. Senza il loro leader assoluto in attacco (McCaffrey ha portato palla 219 e 287 volte e ricevuto 107 e 116 palloni fra il 2018 ed l 2019) il running game ha dovuto fare affidamento su Mike Davis, reduce da un 2019 da dimenticare dopo invece che nel 2018 l’ex South Carolina aveva corso 112 volte per 514 yard e 4 touchdown. E Davis, runner dal fisico possente e dallo stile di corsa decisamente “fisico”, ha ritrovato la buona forma di due anni fa, totalizzando fin qui 137 portate per 555 yards, alla buona media di oltre 4 yard per corsa, e 5 mete cui va aggiunto un ottimo bottino, 57 ricezioni, per via aerea.

In attesa di un rientro di McCaffrey che però sembra sempre più difficile in questo scorcio finale di stagione, Carolina sta utilizzando col contagocce Trenton Cannon, e, soprattutto nell’ultimo mese, il rookie Rodney Smith ma finora entrambi hanno offerto un contributo limitato. Infatti, come numero di portate, dopo Davis, McCaffrey e Bridgewater, quarterback che non disdegna qualche bella corsa ogni tanto, c’è il receiver Curtis Samuel, quest’anno decisamente utilizzato anche come runner, che ha all’attivo 29 corse e due touchdown.

Il gruppo ricevitori dei Panthers è decisamente interessante con il trio Anderson, Samuel e Moore. In realtà questo 2020 è stato un po’ in chiaro-scuro per un Moore afflitto da problemi alla caviglia e colpito anche dal Covid. Se da un lato le 18,5 yard per catch sono un dato molto positivo, dall’altro il totale delle ricezioni a fine stagione sarà decisamente inferiore a quello del 2019 e infatti il ruolo di ricevitore principale sembra essere ormai stato preso da Robby Anderson che ha trovato un miglior feeling con Bridgewater.

L’ex Jet è il leading receiver del team con 83 ricezioni davanti al prezioso Curtis Samuel, senza dubbio le mani più sicure del lotto, arrivato a quota 61 catch. Un ruolo su cui la dirigenza di Carolina dovrà sicuramente investire nella offseason è invece quello di tight end visto che Ian Thomas ha fin qui totalizzato appena 16 ricezioni e non sembra avere le qualità per essere titolare in NFL e Manhertz è più un bloccatore che un ricevitore.

“The Jury is still out” come dicono gli americani, cioè è prematuro dare un giudizio riguardo la stagione di un Bridgewater che fra il 2016 ed il 2018 aveva giocato appena una partita dopo il grave infortunio di quattro anni fa. Poi, nel 2019, quando è stato chiamato a sostituire l’infortunato Brees a New Orleans, Bridgewater se l’è cavata in modo egregio, con quasi il 68% di completi, nove td pass e due soli intercetti, e, soprattutto, un record immacolato.

Ma un conto è subentrare in una delle più forti squadre della NFL, un conto è disputare l’intera stagione in un team in transizione e con una linea offensiva sospetta. Bridgewater è partito piuttosto bene, portando la sua squadra ad un record positivo dopo 5 turni, poi il suo rendimento è calato, i sack subiti sono aumentati, il buon Teddy ha mostrato qualche indecisione di troppo nella tasca e, non certo solo per colpe sue, Carolina ha infilato una serie di 7 sconfitte consecutive.        

Alla vigilia della stagione i Panthers sembravano avere delle certezze a livello di tackle mentre la parte interna della linea era sicuramente un punto interrogativo. E finora la stagione è andata esattamente secondo le previsioni. L’mvp del gruppo è il tackle di destra Taylor Moton che sta giocando il miglior football di una carriera decisamente buona. E abbastanza bene, nel complesso, sta giocando anche il tackle di sinistra Russell Okung che ha iniziato la stagione col piede giusto ma poi purtroppo un infortunio al polpaccio lo ha tenuto lontano dai campi per un mesetto. Da quando è rientrato il veterano ex Chargers è rimasto un po’ al di sotto del rendimento mostrato in avvio di campionato e domenica contro Denver ha in effetti disputato la peggior gara di questo suo 2020.

Anche il centro Matt Paradis finora ha offerto un buon contributo soprattutto nel passing game e così i problemi maggiori sono arrivati dal rendimento delle guardie perché né quella di destra John Miller né quella di sinistra Chris Reed hanno convinto ed il team sta rimpiangendo la scelta di lasciare andare Trai Turner. Reed, arrivato nel 2019 a stagione in corso da Miami, ha in realtà disputato una prima metà di stagione pesantemente negativa poi, dalla gara con Atlanta, le cose sono andate un po’ meglio soprattutto nel running game.

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DEFENSE  

Le due pedine principali nella linea difensiva della 4-3 dei Panthers sono l’astro nascente Brian Burns e il rookie Derrick Brown. L’edge rusher Burns sta confermando l’ottima impressione lasciata nella sua stagione da rookie, ed è già arrivato a quota 7 sack, 12 hit più tre fumble forzati. Schierato talvolta in linea, talvolta più in posizione da linebacker (in effetti la 4-3 dei Panthers è piuttosto elastica), Burns può contare su un primo passo molto veloce e su tanti movimenti diversi sulla pass rush che lo rendono un cliente difficile per chiunque e sembra avviato ad una carriera davvero brillante.

Derrick Brown è stato scelto come settimo assoluto nei draft di aprile per colmare un buco nel ruolo di tackle e finora non ha demeritato, anche quando è stato utilizzato come end, ma i Panthers si aspettano davvero molto da lui. Al fianco di Brown in mezzo alla linea doveva esserci l’ottimo veterano Kawann Short, reduce da un 2019 da dimenticare in cui aveva giocato appena due sole gare per un infortunio alla spalla sinistra, ma purtroppo il 2020 di Short è durato solo tre partite, stavolta per un problema alla spalla destra che ha richiesto una operazione. Al suo posto sono stati utilizzati con buoni risultati sia il duttile Obada, che ha già messo a segno 4 sack e 7 hit ma è in difficoltà nel running game, che soprattutto il nuovo arrivo Zach Kerr il quale non solo ha contribuito con 3 sack e 6 hit ma è stato efficace anche nel running game. Sia Obada che Kerr possono essere utilizzati pure come end, mentre il rookie Bravvion Roy è tipicamente un tackle, che però sta faticando, anche lui, nel difendere sul gioco di corsa.

Una posizione per la quale i Panthers stanno facendo fatica a trovare un interprete valido è quella di end opposto a Burns. L’ex Viking Weatherly doveva essere il titolare ma dopo una discreta gara di esordio ha decisamente deluso e finora ha all’attivo due soli hit e nessun sack. Oltre a lui, coach Phil Snow, già assistente di Matt Rhule a Temple e a Baylor, ha anche utilizzato come end Marquis Haynes ed il rookie Yetur Gross-Matos ma nessuno dei due ha finora impressionato, anche se quest’ultimo ha disputato alcune buone gare in avvio di stagione e sicuramente Rhule e i suoi collaboratori sperano che, acquisendo un po’ di esperienza, possa fare il salto di qualità il prossimo anno.

Shaq Thompson e Tahir Whitehead sono stati i due linebacker titolari nelle prime dieci gare, ma dopo la sfida con Tampa Bay il coaching staff ne ha avuto abbastanza delle brutte prestazioni del middle linebacker Whitehead ed ha inserito fra i titolari Jermaine Carter che ha fornito subito tre buone prestazioni. E, probabilmente, non è un caso che anche il rendimento di Thompson, prima scelta del 2015, sia migliorato con l’inserimento dell’ex Maryland.

In una posizione ibrida fra outside linebacker e safety (ma ha fatto anche il cornerback) gioca la rivelazione assoluta di questo 2020 in casa Panthers, quel Jeremy Chinn scelto al secondo giro ad aprile, che ha fin qui disputato una grande stagione. Chinn viene schierato un po’ dappertutto e grazie ad una grande reattività e velocità ha finora ricoperto validamente molteplici ruoli ed è fra i candidati al titolo di defensive rookie of the year. Naturalmente rimarrà negli annali la sequenza che ha visto Chinn segnare due touchdown su ritorno di fumble nello spazio di 10 secondi. Tanto per darvi un’idea, nessuno nella storia NFL era mai riuscito a segnare due touchdown su ritorno di fumble in azioni successive, e anche l’impresa di riportare due volte l’ovale in meta dopo aver recuperato un fumble in una singola partita era riuscita nel football professionistico ad appena due giocatori: Fred Evans degli Chicago Bears nel 1948 e Al Nesser degli Akron Pros (che ne ritornò addirittura tre in una gara) nel 1920, quando la NFL, che sarebbe nata due anni dopo, si chiamava ancora American Professional Football Association.

I due cornerback titolari sono invece Donte Jackson e Rasul Douglas con il primo che ha disputato una buona prima metà di stagione, nonostante sia stato afflitto da un problema all’alluce che ne ha limitato l’efficacia. Alla fine Jackson è stato fuori un paio di partite, ha sfruttato la bye per un ulteriore settimana di riposo, poi è rientrato con una buona prestazione contro Denver. Douglas invece ha giocato un buon football nelle prime sei gare, poi anche lui ha dovuto saltare un paio di partite per aver contratto il Covid e da quel momento il suo rendimento è stato altalenante, con due buone gare contro Tampa Bay e Detroit e altre molto negative contro Kansas City, Minnesota e Denver.

Del gruppo dei cornerback quello che sta avendo la miglior stagione è probabilmente lo slot corner Corn Elder che ha fin qui concesso 26 completi su 39 per 231 yard, alla media di nemmeno 9 yard per ricezione. Dopo il taglio di Eli Apple (ufficialmente per un persistente infortunio muscolare, ma in realtà ci sono voci secondo le quali Rhule non avrebbe “apprezzato” il comportamento dell’ex Giant riguardo appunto il problema alla gamba), i cornerback di riserva sono due rookie: Troy Pride e Shantley Thomas-Oliver con il primo che ha concesso molti big play e sta faticando tremendamente ad acclimatarsi nella NFL  mentre il secondo è stato utilizzato poco in un ruolo quasi nuovo per lui, che aveva iniziato la sua carriera universitaria come receiver.

Le due safety titolari sono l’esperto Tre Boston il cui rendimento è stato fin qui positivo sulla corsa mentre sul passaggio è migliorato nelle ultime cinque gare, e Juston Burris, arrivato dopo una discreta stagione a Cleveland ma che finora ha reso al di sotto delle aspettative. Con la presenza in campo di Chinn che è praticamente una safety, molto spesso i Panthers schierano addirittura tre safety, uno schieramento che coach Snow aveva già utilizzato a Baylor lo scorso anno.       

Finora il rendimento di attacco e difesa dei Panthers è stato molto simile visto che l’attacco è diciannovesimo sia per yard guadagnate che per punti segnati e la difesa è ventunesima per yard concesse e ventesima per punti subiti, ma il vero problema di Carolina sembra essere soprattutto mentale visto che, a parte le due sconfitte contro Tampa Bay, gli altri sette k.o. sono arrivati con uno scarto massimo di 8 punti.

E la recente vicenda che ha riguardato una dozzina di giocatori messi in quarantena all’inizio di dicembre in quanto positivi al Covid ha certamente aumentato i punti interrogativi sulla tenuta mentale del team dato che il focolaio si è sviluppato durante la bye week allorquando alcuni giocatori si sono incontrati contravvenendo alle regole anti-covid della NFL.

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Matt Rhule e la dirigenza dovranno valutare tutte queste cose nella offseason ed il proprietario David Tapper ha già dimostrato di non avere problemi a prendere provvedimenti drastici, anche se qualche volta questo modus operandi si è rivelato un boomerang per il team neroazzurro.    

LA SORPRESA

Che Chinn fosse un ottimo atleta sinceramente c’erano pochi dubbi, ma che potesse avere l’impatto che sta avendo in questa stagione da rookie era onestamente impossibile da prevedere

LA DELUSIONE

Dopo quattro stagioni consecutive da oltre 100 placcaggi fra Detroit e Oakland, i Panthers erano convinti di aver inserito in mezzo alla difesa un giocatore solido contro la corsa, ma quando il rendimento di Whitehead è andato scemando anche in questa fase del gioco, il coaching staff si è arreso all’evidenza e l’ha fatto finalmente accomodare in panchina.

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